Covid scuola, lezioni a casa? No dei presidi del Lazio: «Troppi alunni senza Internet»

Covid scuola, lezioni a casa? No dei presidi del Lazio: «Troppi alunni senza Internet»
di Francesco Pacifico
4 Minuti di Lettura
Domenica 18 Ottobre 2020, 09:10

Troppi studenti con connessioni e device lenti. Nessun assistenza per gli allievi disabili. L'ultima speranza dei presidi romani è il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, che neppure in queste ore vuole sentir parlare di didattica a distanza. Ipotesi - almeno per le superiori e per le università - che oggi dovrebbe diventerà realtà nel Dpcm con le nuove restrizioni annunciato dal premier Giuseppe Conte. Ma l'idea di tornare alle lezioni da casa, e on demand, fa inorridire Mario Rusconi, alla testa dell'associazione presidi del Lazio: «Ancora una volta si criminalizza la scuola. Ma quel che nessuno sta valutando è che molti studenti e molti insegnanti non hanno dei collegamenti internet veloci. Oppure, cosa ancora più grave, con la didattica a distanza è impossibile venire incontro alle esigenze degli studenti disabili: a casa loro non puoi certamente mandare gli insegnanti di sostegno».

Virus, i presidi alzano la voce: «No chiusura, ma si cambia: metà lezioni da casa, metà da scuola»


VIDEOLEZIONI A RISCHIO
Stando alle prime stime fatte dalla Regione - favorevole all'ipotesi - nel Lazio la didattica a distanza potrebbe riguardare circa 400mila studenti tra iscritti alle superiori e all'università. Ma accanto a questo numero ne vanno aggiunti altri due per capire la complessità del problema. Sul fronte dei disabili, sono circa 20mila, dei quali con patologie gravi, gli allievi nelle nostre scuole. Sul versante più tecnologico, Open Polis e l'associazione Con i Bambini nell'aprile scorso avevano calcolato che tra Roma e Provincia c'erano soltanto 3,3 studenti pc o tablet ogni 100 studenti e che nel 13,3 per cento degli istituti mancavano device o connessioni veloci adeguate. Da allora le cose non migliorate in maniera esponenziale, nonostante l'Ufficio regionale scolastico abbia impegnato circa 9 milioni di euro per dotare 45mila studenti più bisognosi di chiavette usb, modem saponette e tablet. Il digital divide, a livello scolastico, resta comunque alto: stando alle stime che circolano tra i presidi, soltanto tra Roma e la sua Città metropolitana il 20 per cento tra allievi, docenti e scuole non ha un accesso veloce a internet: in poche parole, rischia di bloccarsi il flusso della videochiamata durante una spiegazione di Dante o degli algoritmi o nel corso di un'interrogazione. Tanto che lo scorso 12 ottobre, in una lettera indirizzata al governatore Nicola Zingaretti, Il Corecom Lazio e il Garante dell'Infanzia e dell'Adolescenza, Jacopo Merzetti, hanno chiesto «lo stanziamento di nuovi fondi per aiutare le famiglie indigenti nell'acquisto di dispositivi mobili e consentire la didattica a distanza dei propri figli».
Rocco Pinneri, direttore dell'ufficio scolastico regionale, consiglia di attendere il Dpcm prima di fare ulteriori valutazioni: «L'impatto del collegamento a internet sulla didattica a distanza cambia se l'insegnante fa lezione dalla sua casa o da scuola: nel primo caso usa la sua connessione, nell'altro deve dividere la banda a disposizione nell'istituto tra lui e i suoi colleghi. In ogni caso, come abbiamo fatto nei mesi passati, metteremo a disposizione ancora fondi per comprare strumenti o per dare saponette a docenti e studenti in difficoltà». Anche Pinneri non è «favorevole al ritorno della didattica a distanza. Ma ci adegueremo alle disposizioni del governo. La Dda non si improvvisa, richiede anni di formazione e tranne pochi casi virtuosi i docenti non sono ancora tarati su questa nuova modalità d'insegnamento. Che finisce per essere meno efficace». Il direttore didattico è invece preoccupato per l'assistenza e per l'insegnamento ai disabili. «Le regole attuali non prevedono l'invio a casa negli insegnanti di sostegno. Qualcosa va fatto, perché durante il lockdown ci siamo resi conto che con alcune patologie come deficit di attenzione, iperattività, Asperger o autismo gli allievi regrediscono, se lasciati soli a casa».
Intanto, i presidi hanno aperto un canale con l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, per risolvere alcuni problemi legati alla gestione del Covid. «Registriamo - denuncia Valeria Sentili, direttrice dell'istituto comprensivo Francesca Morvillo - procedure differenti da parte delle Asl nei casi di positività di nostri alunni.

Manca, poi, il medico per ogni istituto che ci avevano promesso e chiedono a noi di individuare i contatti stretti. Ma non siamo mica dottori!».

© RIPRODUZIONE RISERVATA