Il prof. Fedele: «A luglio la fine della pandemia»

Il prof. Francesco Fedele
Il prof. Francesco Fedele
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Giovedì 15 Aprile 2021, 21:03 - Ultimo aggiornamento: 21:19

E’ passato ormai più di un anno dall’inizio della pandemia del Covid-19. Durante questo periodo abbiamo imparato a convivere con questo virus che ha stravolto la nostra vita quotidiana. Tra continue zone rosse, chiusure e limitazioni varie a cui siamo abituati, la fine di questa pandemia sembra non arrivare mai.
Ma se guardiamo alla storia, vediamo che fin dall’antichità si sono verificate numerose pandemie, più o meno letali, ognuna con le sue caratteristiche di diffusione. Alla fine si sono sempre concluse, spesso spontaneamente, grazie alla capacità di sopravvivenza del genere umano.
Pertanto, imparando da quanto accaduto in passato possiamo credere e sperare che anche questa pandemia finirà. L’interrogativo che si pone è quando e come. 
Il professor Francesco Fedele, prima Cattedra di Cardiologia presso l’Università La Sapienza di Roma, analizza la situazione con rigore scientifico, e osserva:
«Per rispondere andiamo ad analizzare alcuni dati e cerchiamo di fare delle previsioni attendibili che realisticamente confortino una speranza di conclusione relativamente prossima.asi accertati e casi reali: un terzo degli italiani sono entrati in contatto col virus? Il totale dei contagiati in Italia è di quasi 3.800.000 persone, tra guariti, decessi e persone ancora contagiate. Questo numero se pur non bassissimo evidenzia però come, rispetto ad una popolazione di circa 60.000.000 di abitanti, ancora molte persone sembrerebbero non essere entrate in contatto con il virus. In realtà, come abbiamo sottolineato in alcuni precedenti articoli il numero dei contagiati è decisamente sottostimato. Infatti sono state eseguite diverse indagini epidemiologiche tramite esecuzione di test sierologici che hanno evidenziato come in realtà il numero di persone già entrate in contatto con il virus sia molto più alto, circa 6 volte di più. Possiamo quindi ipotizzare che il vero numero di persone già entrate in contatto con il virus sia vicino ai 25 milioni, un numero decisamente più alto di quello comunicato. Senza contare che l’indicatore R-t è stato tarato solo per tenere conto dei sintomatici. Quindi bisognerebbe tener conto anche della differenza tra pauci sintomatici e asintomatici (cosa realmente ambiziosa e impossibile senza una seria attività di tracking dei casi)».
C’è poi il peso determinante dei vaccini.
E il professore Fedele, aggiunge: «Senz’altro l’arma che più ci fa avere speranza nella vittoria sulla pandemia è sicuramente quella dei vaccini. In Europa, al primo posto nella campagna vaccinale è la Gran Bretagna. Qui hanno adottato la scelta “coraggiosa e sembrerebbe vincente” di vaccinare a tappeto con una prima dose Astrazeneca, cercando una via di fuga dal crescente numero di morti e di terapie intensive non appena sono comparse le prime varianti killer. L‘Italia ha eseguito quasi 13 milioni di somministrazioni di vaccini: circa 4 milioni di persone hanno ricevuto già prima e seconda dose. Altri 5 milioni di persone hanno eseguito la prima dose e sono in attesa della seconda. Sui media nazionali si parla molto di piano vaccinale con i numerosi problemi di approvvigionamento determinati dai tagli delle forniture da parte delle aziende farmaceutiche. Il nuovo commissario straordinario per l’emergenza Covid, il generale Figliuolo, ha dichiarato che l’obiettivo è raggiungere 500.000 somministrazioni al giorno. Non sappiamo se questo obiettivo, proprio a causa dei problemi di approvvigionamento e di organizzazione, potrà essere raggiunto. Tuttavia, anche considerando una media di circa 200.000 somministrazioni al giorno e quindi circa 1,5 milioni a settimana, da qui alla fine di luglio avremo altre 24 milioni di somministrazioni. Questo è meno della metà dell’obiettivo, ma porterà ad avere per fine luglio quasi 20 milioni di vaccinati».
Uno dei capitoli più dibattuti, poi, è quello della immunità:  quando sarà raggiunte?
«Facendo un rapido calcolo, credo per fine luglio, quindi tra persone vaccinate e persone che già sono entrate in contatto con il virus, dovremmo avere circa 45 milioni di individui che presentano in un modo o nell’altro immunità verso il virus.

Questo numero così alto, oltre il 70% della popolazione, permetterebbe di avere una scarsa circolazione del virus con una protezione anche verso quelle persone ancora non immuni al virus. In altre parole avremmo raggiunto la cosiddetta immunità di gregge. Questo non significa l’assenza in assoluto di contagi, ma il ridimensionamento significativo della diffusione del virus fino a renderlo endemico-stagionale, così come accade per le forme influenzali. Questa previsione è tanto più attuale e carica di speranza in considerazione del travagliato iter vaccinale complicato  proprio ieri dallo stop del vaccino Johnson & Johnson. Ricordiamo che abbiamo considerato, con un lieve pessimismo, 200.000 somministrazioni al giorno invece delle 500.000 promesse dal commissario Figliuolo. In conclusione, sulla base di questi numeri e di questi calcoli, possiamo affermare che anche questa evenienza pandemica finirà presto. Nonostante i problemi di approvvigionamento e di organizzazione della campagna vaccinale, prevarrà la vis sanatrix naturae, come dicevano gli antichi classici, ovvero la forza risanatrice della natura. Oppure, come più modernamente va di moda, la resilienza del genere Umano».

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