Liste d’attesa infinite nelle Marche, il rimedio è uno solo: «Serve più personale»

di Martina Marinangeli e Lolita Falconi
Martedì 6 Dicembre 2022, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 15:08 | 2 Minuti di Lettura

Pascarella: «Troppi pazienti da visitare. E il Covid è stato devastante»

Raffaele Pascarella, primario del reparto di Ortopedia dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche: quali sono le maggiori criticità che incontra nella gestione delle liste di attesa, andate fuori controllo dopo lo tsunami Covid?
«Il problema di chi lavora a Torrette è il numero di pazienti che si rivolge alla nostra struttura. In ambulatorio riusciamo a vedere soltanto gli ex degenti del reparto ed i pazienti che si presentano in pronto soccorso con patologie traumatiche che richiedono un controllo successivo. Sono talmente tanti che non riusciamo ad offrire delle visite ortopediche ad altre persone che ne hanno necessità».
Quante prestazioni siete riusciti ad erogare quest’anno?
«Quest’anno siamo riusciti a fare più di 400 prime visite solo perché la Regione ci ha fornito i fondi ad hoc per il recupero delle liste di attesa. Altrimenti non saremmo assolutamente in grado di gestire altri pazienti oltre a quelli interni».
Il nodo gordiano?
«Il Covid ci ha ucciso: per rispettare la regola del distanziamento adesso facciamo poco più della metà dei pazienti che vedevamo prima. In sala di aspetto non si può stare in troppi e questo limita moltissimo la nostra attività. E c’è anche un’altra questione».
Ovvero?
«Abbiamo tre ambulatori settimanali ma, nonostante questo, le persone che dobbiamo visitare sono molte di più. La scorsa settimana mi ha chiamato il tecnico di Radiologia perché aveva 50 prestazioni da fare solo la mattina. Cosa che è chiaramente complicata».
E a fronte di un numero crescente di richieste di prestazioni, la dotazione del personale resta la stessa.
«Assolutamente sì. E questo comporta che, più cresce il numero di prestazioni richieste, più noi andiamo in difficoltà. E questo solo per parlare delle liste di attesa ambulatoriali. Poi ci sono anche le liste di attesa chirurgiche».
In questo caso, qual è il problema?
«Nel nostro ospedale, per sei mesi all’anno siamo bloccati con la traumatologia: quindi tutti i pazienti che richiedono un intervento di protesica dell’anca, del ginocchio o altre patologie ortopediche hanno un’attesa che, in certi periodi dell’anno, supera i sei mesi».
Cosa si sta facendo per cercare di rimettere le agende delle liste di attesa sui giusti binari?
«La Regione ci ha fornito fondi in più per la gestione di pazienti che hanno l’artrosi dell’anca e quindi stiamo facendo delle sedute aggiuntive una volta a settimana. Così riusciamo ad operare due pazienti in più rispetto a prima. Questo ci ha permesso di sfoltire un po’ la lista di attesa. Ma solo per la protesica dell’anca».

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