Pascarella: «Troppi pazienti da visitare. E il Covid è stato devastante»
Raffaele Pascarella, primario del reparto di Ortopedia
dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche: quali
sono le maggiori criticità che incontra nella gestione delle
liste di attesa, andate fuori controllo dopo lo tsunami
Covid?
«Il problema di chi lavora a Torrette è il numero di
pazienti che si rivolge alla nostra struttura. In ambulatorio
riusciamo a vedere soltanto gli ex degenti del reparto ed i
pazienti che si presentano in pronto soccorso con patologie
traumatiche che richiedono un controllo successivo. Sono talmente
tanti che non riusciamo ad offrire delle visite ortopediche ad
altre persone che ne hanno necessità».
Quante prestazioni siete riusciti ad erogare
quest’anno?
«Quest’anno siamo riusciti a fare più di 400
prime visite solo perché la Regione ci ha fornito i fondi ad
hoc per il recupero delle liste di attesa. Altrimenti non saremmo
assolutamente in grado di gestire altri pazienti oltre a quelli
interni».
Il nodo gordiano?
«Il Covid ci ha ucciso: per rispettare la regola del
distanziamento adesso facciamo poco più della metà
dei pazienti che vedevamo prima. In sala di aspetto non si
può stare in troppi e questo limita moltissimo la nostra
attività. E c’è anche un’altra
questione».
Ovvero?
«Abbiamo tre ambulatori settimanali ma, nonostante questo, le
persone che dobbiamo visitare sono molte di più. La scorsa
settimana mi ha chiamato il tecnico di Radiologia perché
aveva 50 prestazioni da fare solo la mattina. Cosa che è
chiaramente complicata».
E a fronte di un numero crescente di richieste di
prestazioni, la dotazione del personale resta la
stessa.
«Assolutamente sì. E questo comporta che, più
cresce il numero di prestazioni richieste, più noi andiamo
in difficoltà. E questo solo per parlare delle liste di
attesa ambulatoriali. Poi ci sono anche le liste di attesa
chirurgiche».
In questo caso, qual è il problema?
«Nel nostro ospedale, per sei mesi all’anno siamo
bloccati con la traumatologia: quindi tutti i pazienti che
richiedono un intervento di protesica dell’anca, del
ginocchio o altre patologie ortopediche hanno un’attesa che,
in certi periodi dell’anno, supera i sei
mesi».
Cosa si sta facendo per cercare di rimettere le agende
delle liste di attesa sui giusti binari?
«La Regione ci ha fornito fondi in più per la gestione
di pazienti che hanno l’artrosi dell’anca e quindi
stiamo facendo delle sedute aggiuntive una volta a settimana.
Così riusciamo ad operare due pazienti in più
rispetto a prima. Questo ci ha permesso di sfoltire un po’ la
lista di attesa. Ma solo per la protesica
dell’anca».
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