L'allarme dei medici: «Troppe terapie intensive convertite Covid, rischiamo più morti di infarto che per il virus»

L'allarme dei medici: «Troppe terapie intensive convertite Covid, rischiamo più morti di infarto che per il virus»
L'allarme dei medici: «Troppe terapie intensive convertite Covid, rischiamo più morti di infarto che per il virus»
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Lunedì 23 Novembre 2020, 16:17

Emergenza Covid, c'è il rischio che nelle prossime settimane ci siano più morti di infarto che di coronavirus. È l'allarme della Foce, la Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi, secondo cui in diverse regioni sono stati ridotti i posti letto in terapia intensiva cardiologica per lasciar spazio ai malati gravi di Covid-19: «Denunciamo la gravissima situazione che si sta determinando negli ospedali a danno dei pazienti cardiologici. Dalla Lombardia alla Sicilia vengono ridotti i posti letto cardiologici per fare posto ai pazienti Covid, addirittura vengono chiuse intere unità di terapia intensiva cardiologica e convertite in terapie intensive Covid».

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«Il rischio concreto è di avere nelle prossime settimane più morti per infarto che per Covid», si legge nella nota.

L'infarto, spiegano gli specialisti, è «tempo-dipendente e va garantita l'operatività delle strutture». Ciò vuol dire, chiariscono il vicepresidente Foce Ciro Indolfi e il segretario Francesco Romeo, che la «tempestività dell'intervento fa la differenza fra la vita e la morte. Non possiamo permettere il depotenziamento dei centri».

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Ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento di un infarto miocardico grave, infatti, la mortalità aumenta del 3% e un intervento successivo ai 90 minuti dall'esordio dei sintomi può addirittura quadruplicare la mortalità. «Non possiamo permettere - rileva Indolfi, anche presidente della Società italiana di cardiologia Sic - il depotenziamento delle cardiologie ed è necessario riorganizzare negli ospedali percorsi ad hoc per i pazienti cardiopatici acuti che dal territorio si ricoverano in urgenza».

«Mi risulta che, anche nel Lazio, si stiano penalizzando le strutture cardiologiche e si stiano chiudendo anche alcuni dei centri che eseguono elevati numeri di angioplastiche primarie - spiega Romeo, anche presidente della Fondazione Italiana Cuore e Circolazione Onlus -. Più in generale, il numero di ricoveri per patologie cardiovascolari è crollato. Invece, va preservata la rete dell'emergenza cardiologica. Chiediamo a tutti di segnalarci situazioni di disagio per i pazienti».

Il presidente Foce Francesco Cognetti lancia dunque un allerta: «Assistiamo con grande preoccupazione alla sottrazione di chance di cura, che rischia di vanificare vent'anni di progressi nella riduzione della mortalità per questi pazienti. Chiediamo al Governo di stilare atti formali di indirizzo e coordinamento, per porre un argine a questa situazione. Uno dei punti irrinunciabili per la tutela delle persone con malattie oncologiche e cardiologiche, alla cui realizzazione è chiamato a lavorare il Tavolo Tecnico fra il Governo e Foce da poco istituito, riguarda proprio la garanzia della piena operatività di tutte le strutture di oncologia medica, cardiologia e ematologia, anche a livello ambulatoriale». 

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