Ci sarebbe una “gola profonda” dietro le notizie di intelligence che hanno portato di recente il presidente Usa, Joe Biden, a chiedere ai servizi segreti di fare finalmente chiarezza sulle origini del virus, e quindi confermare, o smentire, l’ipotesi di fuga accidentale dal Centro di virologia di Wuhan. Stando ai media del dissenso cinese, e il sito specializzato SpyTalk, si tratterebbe dell’ex vice ministro per la sicurezza Dong Jingwei, che sarebbe riparato in Occidente il 10 febbraio scorso, assieme alla figlia Dong Yang. Se confermata, si tratterebbe della defezione di più alto livello mai avvenuta in Cina.
Wuhan, il giallo della fuga
Ci sono tutti gli ingredienti di una spy-story scritta dalla penna di John Le Carré o Ian Fleming.
High-level Chinese Defection Rumored - SpyTalk https://t.co/qOXHFRcZjL
— Rory Medcalf (@Rory_Medcalf) June 17, 2021
Nel marzo scorso, si è svolto un incontro ad Anchorage, in Alaska, tra il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, e il suo omologo cinese, Yang Jiechi. I colloqui sono stati all’impronta dello scontro aperto, con scambi di accuse reciproci. I temi, apparentemente, erano i soliti: i diritti umani violati, le questioni di Taiwan e Hong Kong.
Ma dietro le quinte (e dopo due giorni di incontri a porte chiuse) si sarebbe anche parlato della defezione di Dong Jingwei - almeno secondo quanto sostiene Han Lianchao, un ex funzionario del ministero degli Esteri cinese fuggito dalla Cina dopo i fatti di Tienanmen, nel 1989. Jiechi avrebbe chiesto la riconsegna di Dong, e Blinken avrebbe rifiutato di farlo.
Han ha spiegato che il viceministro era molto amico di Ma Jian, ex capo dell’intelligence cinese, fatto fuori durante la campagna anticorruzione del presidente Xi Jinping, e attualmente in carcere, dove deve scontare una condanna all’ergastolo. L’ultima volta che Dong era stato visto in pubblico risale al settembre dell’anno scorso e le voci di una sua defezione sembrano rafforzate dal fatto che ogni sua foto è stata prontamente cancellata dal motore di ricerca Baidu.
L’ex collaboratore di Cia e Pentagono Nicholas Eftimiades, autore del libro “Chinese Espionage: Operations and Tactics”, ha definito la notizia «esattamente quello che è, un rumor, succede in ogni momento». Ma secondo il sito d’informazione dei conservatori americani, RedState, sarebbe stato proprio Dong a informare i servizi Usa della natura del lavoro nel centro di ricerca di Wuhan”. Il sito attacca anche il virologo Anthony Fauci, che aveva difeso le ricerche degli scienziati cinesi in quel laboratorio (ma non ricorda che lo stesso Fauci, di recente, aveva espresso riserve sulle origini del coronavirus).
Nel corso dei mesi successivi, l’amministrazione Biden ha continuato a raccogliere informazioni sul laboratorio di Wuhan, finché, nel maggio scorso, il presidente ha chiesto all’intelligence di “fare chiarezza” sulle origini del coronavirus, per chiarire se si sia effettivamente trattato di un “salto di specie” da animale a uomo o di una fuga accidentale dal laboratorio di Wuhan. Finora, questa seconda ipotesi, nessuno ha potuto escluderla.
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