Nasce con un tumore inoperabile, pediatra salva Daniela in pochi mesi con una terapia di 40 anni fa

Per un mese e mezzo la bambina ha preso 2 millilitri di sciroppo: alle nove del mattino e alle nove di sera. Cinque mesi dopo, non c'era più traccia del tumore

Nasce con un tumore inoperabile, pediatra salva Daniela in pochi mesi con una terapia di 40 anni fa
Nasce con un tumore inoperabile, pediatra salva Daniela in pochi mesi con una terapia di 40 anni fa
di Alessandro Rosi
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Venerdì 23 Dicembre 2022, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 11:26

Tre mesi. È questo il tempo che è servito a un pediatra spagnolo per curare un tumore inoperabile e salvare la vita a Daniela, bambina di 3 anni. Un caso clinico che ha attirato le attenzioni del cinema. Tanto da diventare un cortometraggio diretto dal regista Nacho Ros. Sorpreso di vedere "come qualcosa che è accaduto per caso, 40 anni dopo, salva la vita di una ragazza". Il dottore ha infatti rispolverato una terapia di quasi mezzo secolo fa per curare la piccola.

Nasce con un tumore inoperabile, pediatra la salva: la diagnosi

Quando Silvia, mamma della bambina, esce dalla sala parto arriva la diagnosi. Cancro di 10 centimetri: fibrosarcoma congenito. Incurabile. Perché? Si trova nell'aorta addominale. E neanche chemioterapia o radioterapia potevano essere d'aiuto: secondo il suo medico non sarebbe riuscita a superarle. "Abbiamo trascorso un mese e mezzo in ospedale prima di poter tornare a casa", ha detto la madre a El Pais. E qui interviene il pediatra Antonio Pérez.

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La possibilità di sopravvivenza

L'1% delle possibilità di vivere. Era questa la chance che aveva Daniela di essere viva oggi. "Non abbiamo mai perso la speranza", dicono i genitori a El Pais. “Con quella probabilità puoi giusto vincere alla lotteria".

Ma i genitori non hanno desistito. “Non abbiamo permesso a nessuno di piangere davanti a lei. Se piangi e dimostri che hai torto, finisci per trasmetterglielo”.

Lo studio di 40 anni prima

Daniela inizia a essere sottoposta a diversi test per trovare la cura giusta. "Sapevamo che era nata con questo problema, ma non potevamo sapere veramente cosa fosse fino a quando non le è stato diagnosticato dopo la nascita", dice il pediatra al quotidiano spagnolo. Pérez racconta la gravità della situazione: "Il tumore non ha smesso di crescere e la ragazza sarebbe potuta morire da un momento all'altro". Poi l'idea: cerca uno studio effettuato 40 anni prima in cui si parlava del gene driver, una mutazione che colpisce il genoma e accelera la crescita delle cellule tumorali.

La cura

Daniela inizia la cura il 9 ottobre 2019. Per un mese e mezzo prende 2 millilitri di sciroppo alle nove del mattino e alle nove di sera. Cinque mesi dopo, non c'era traccia del tumore. Il farmaco usato attacca direttamente la mutazione e non ha praticamente effetti collaterali. “Fa sciogliere il tumore, che in circa tre mesi scompare”, spiega il ricercatore. Ma non è stato facile da trovare. Il medicinale è infatti in fase di sperimentazione clinica e non era disponibile. Il pediatra ha dovuto chiedere un'autorizzazione eccezionale all'Agenzia spagnola per i medicinali e i prodotti sanitari. Pérez ha dovuto ricorrere a questo metodo altre quattro volte per i bambini con la stessa condizione, perché non è ancora approvato. «Abbiamo curato cinque casi senza necessità di intervento chirurgico, il sesto lo chiederò ancora».

 

Gli altri problemi

Ma la bambina ha altre patologie. Un aneurisma dell'aorta addominale e una trombosi della vena iliaca sinistra. Dopo aver operato il primo, le è rimasta una cicatrice verticale sull'addome.“Dice alla gente che ce l'ha perché è una supereroe e gli altri no".

Le statistiche

Il cancro infantile rappresenta l'1% di tutti i tumori diagnosticati in Spagna. Ma ci sono dei progressi da compiere, perché il fibrosarcoma di solito compare durante il primo anno di vita. Come si manifesta? Come un nodulo nelle gambe, dita o collo. E viene rimosso chirurgicamente. Il problema, però, c'è quando compare in zone più complicate (come nel caso di Daniela) e non è possibile operare. Da qui l'uso del farmaco, disponibile anche grazie alla Fondazione CRIS, che le ha salvato la vita. Che ora può ancora raccontare.

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