Morta Sara Mandas, la mamma coraggio che raccontò il cancro su Facebook

Sara Mandas
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Lunedì 25 Novembre 2019, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 17:57

CONEGLIANO (TREVISO) - Aveva commosso tutti raccontando la scoperta del male e la reazione dolcissima dei suoi due bambini. Sara Mandas però non ce l’ha fatta: due giorni fa ha dovuto arrendersi, a 30 anni, all’inesorabilità del male. Addio alla giovane mamma di Conegliano che l’1 gennaio scorso aveva scoperto una forma particolarmente violenta di tumore al fegato. I suoi bimbi le sono stati a fianco fino all’ultimo, e così il compagno Giuseppe. Un grande amore il loro, nato tre anni fa: subito il desiderio di essere una famiglia, che aveva portato Sara a trasferirsi con la primogenita a Conegliano. Originaria della Sardegna, la giovane mamma era arrivata nel trevigiano per motivi di lavoro. 

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E dopo la fine del matrimonio, l’incontro con il nuovo compagno e la nascita del secondogenito. Poi a gennaio la doccia fredda. I malesseri, una febbre fastidiosa, un dimagrimento sospetto, gli esami sballati: la scoperta del tumore e l’inizio di una via crucis che aveva sopportato con forza e coraggio.

LA TESTIMONIANZA
«Non sei mai pronto a ricevere una notizia del genere» commentava. La spola quotidiana da Conegliano all’ospedale di Vittorio Veneto. La fatica, la stanchezza. Ma sempre vicina ai suoi figli. Così alla fine dell’estate Sara aveva voluto raccontare cosa significhi vivere un tumore di quella portata con i figli piccoli accanto. E di come i figli possano sorprenderti con la loro tenerezza e il loro amore. «I bambini riescono a loro modo ad affrontare tutto, dai cambiamenti alle persone nuove, probabilmente siamo noi grandi che ci poniamo tanti problemi, loro in tutto questo tempo non hanno mai smesso di fare i bambini! E hanno capito più di quanto io potessi dire -scriveva- Noi mamme a volte cadiamo, ma appena troviamo qualcosa per tirarci su lo facciamo perché abbiamo dei figli da rincorrere».

Li ha accuditi sino all’ultimo, ha cercato di vivere la loro felicità, di proiettarsi nel loro stupore. «Sono stati bravi, hanno rispettato i miei tempi e le persone che giravano intorno a me, i miei familiari i dottori e gli infermieri -ricordava- Sono stati bravi a volermi tenere compagnia nei primi mesi, mentre dormivo si mettevano vicino e si addormentavano, sono stati bravi a mangiare con me quando bloccata dai dolori non mi volevo alzare da terra loro hanno preso il loro piatto e si sono seduti a fianco, sono stati bravi a capire che forse in quei mesi era meglio che loro mi facessero partecipe della loro vita e non a dovermi interessare, mi ricordavano di prendere le medicine mi portavano l’acqua mi riscaldavano facevano la gara per farmi mangiare di più, e io piano pianino mi sono rimessa in piedi. Già dopo 4 mesi stavo decisamente meglio ed ho potuto ricominciare a fare la mamma e a seguire la terapia fino a fine agosto».

IL PEGGIORAMENTO
In settembre però la situazione peggiora. Sara non si perde d’animo: ancora la voglia di resistere, di lottare, per i suoi bambini e per il compagno. «Mia madre dice che a pagare e a morire c’è sempre tempo. Tengo duro: mi sa che dovrete sopportarmi ancora per molto tempo» scriveva sui social, divenuti il diario dei suoi giorni e delle sue battaglie. Poi gli ultimi rapidi giorni. E ieri, i ricordi delle amiche e dei famigliari. «Cuginetta -scrivono i parenti- sei diventata grande tutta in una volta, sei partita fuori dalla Sardegna per lavoro, ti sei creata una famiglia, avevi due splendidi bimbi come te, un anno fa é iniziato il tuo tormento si è presentata quella maledetta bestia che non ti ha lasciato scampo, ti ha portato via dai tuoi piccoli bimbi che avevano tanto bisogno della loro mamma x crescerli, dal tuo compagno dai tuoi carissimi genitori zio Raffaele e zia Marinella, dalle tue carissime sorelle Ali e Manu, e da tutti noi che ti volevamo bene. Sari proteggi i tuoi bimbi da lassù».
Elena Filini 

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