Davide Lovat in rianimazione per 20 giorni, il no-pass torna a casa: «È stato terribile, ma non mi vaccino»

L'uomo, 50 anni, spiega: "I giovani e sani hanno rarissime possibilità di sviluppare la malattia"

Davide Lovat
Davide Lovat
di Alda Vanzan
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 18:00

Davide Lovat, 50 anni, nato a Feltre e residente a Creazzo nel Vicentino, indipendentista, convinto no-pass, è stato dimesso ieri, 29 dicembre, dall'ospedale San Bortolo dopo quaranta giorni di ricovero di cui venti intubato in Terapia intensiva. La malattia: Covid-19.

Davide Lovat, niente vaccino

 

«Pensavo fosse una indigestione perché avevo problemi allo stomaco, poi il male è passato ai polmoni e la situazione è precipitata». Lovat non era vaccinato e non intende vaccinarsi. Anzi, ha annunciato che continuerà a combattere la certificazione verde: «Sono pronto a riprendere le battaglie contro il Green pass, in difesa della democrazia e della libertà», ha scritto sul suo profilo Facebook prima di essere dimesso.

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LA BATTAGLIA
Contattato telefonicamente nel pomeriggio, David Lovat ha risposto dalla sua abitazione: «Sono appena tornato a casa.

Tengo a precisare che io non sono un no-vax, ma sono contro il modello sanitario italiano, sostengo il modello svedese».


Però si è ammalato ed è stato intubato. «Quando sono andato in ospedale ho avuto un confronto con il primario, che ha rispettato le mie idee, ma mi ha detto che l'unica terapia possibile era l'intubazione. Ho accettato, io mi fido dei medici. Anzi, ne approfitto per fare i complimenti ai sanitari e ai sottopagati infermieri carichi di umanità che stanno tenendo in piedi il sistema fallimentare e antidemocratico del Governo Draghi».

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Se fosse stato vaccinato magari non si sarebbe ammalato. «Il vaccino è una libera scelta, molti dei miei compagni di stanza erano vaccinati, alcuni anche con la seconda e la terza dose, eppure si sono presi il Covid lo stesso. Se avevano altre patologie? Alcuni erano anziani, altri no».

Cosa pensa dell'ipotesi di far pagare le cure mediche alle persone malate di Covid che finiscono in rianimazione e che non sono vaccinate? «Prima di farmi pagare devono restituirmi tutte le tasse che ho versato come imprenditore. E dico che è più grave curare gratis i delinquenti».

 

La sua famiglia cosa dice della sua scelta? «Ognuno pensa con la propria testa. Siamo persone di fede. Io ritengo questa esperienza una grazia, sono certo che da quello che mi è successo riceverò una forza maggiore».

Com'è essere intubato? «Non lo auguro al mio peggiore nemico, è una cosa terribile».

Col senno di poi si vaccinerebbe? «Neanche per sogno. Un conto sono i soggetti fragili, ma i giovani e sani no, hanno rarissime possibilità di sviluppare la malattia».

Lei però si è ammalato, ha compiuto i 50 anni in ospedale: come se lo spiega? «È statistica, diciamo che è stata sfortuna».

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