Covid, lo Spallanzani vuole Crisanti: ma il docente critica i test rapidi e la trattativa si ferma

Covid, lo Spallanzani vuole Crisanti: ma il docente critica i test rapidi e la trattativa si ferma
Covid, lo Spallanzani vuole Crisanti: ma il docente critica i test rapidi e la trattativa si ferma
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 30 Ottobre 2020, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 15:38

Crisanti a Roma allo Spallanzani? Sembrava fatta, ma la trattativa sta saltando. Non è calcio mercato, ma ci assomiglia. Dopo la rottura con il governatore del Veneto, Luca Zaia, il professor Andrea Crisanti, originario di Roma, ma docente dell'Università di Padova, era stato contattato dal Lazio. L'idea dell'assessore Alessio D'Amato, sostenuta anche dal presidente Nicola Zingaretti, era di utilizzare le competenze dell'esperto che aveva gestito il primo focolaio del coronavirus di Vo' Euganeo e che crede molto nell'utilizzo in modo massiccio dei tamponi molecolari, per potenziare i laboratori del Lazio. Ieri l'Espresso on line dava per fatto l'accordo, con la benedizione del ministro della Salute, Roberto Speranza. Ma da quando è iniziato il dialogo tra Crisanti e il Lazio qualcosa è cambiato.

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RIGORE
Lo scienziato romano - 66 anni, laureato alla Sapienza, ordinario di Microbiologia a Padova, già docente di parassitologia all'Imperial College di Londra e direttore del Centro di genomica a Perugia - negli ultimi mesi si è distinto nella linea del rigore: ha messo in guardia dai pericoli di una seconda ondata della pandemia, spiegato che avremmo pagato un conto salato alle imprudenze dell'estate, avvertito che con l'evidente incremento dei numeri dei contagi l'Italia sarebbe andata al lockdwon a Natale («Ma sono stato troppo ottimista»). Sono idee che coincidono con quelle del Lazio, Regione che con D'Amato si è sempre distinta nella linea della guardia alta e della massima prudenza. Crisanti ha anche proposto al Governo un maxi piano per potenziare il sistema dei tamponi, con l'obiettivo di garantirne 400mila al giorno («Con il lockdown ci sono stati danni economici enormi, non sarebbe meglio investire importanti risorse nei laboratori per prevenire le chiusure?»). Dal governo una risposta non è arrivata, ma in parallelo c'è stato il dialogo con la Regione Lazio che sembrava portare allo Spallanzani il professor Crisanti, magari al posto della professoressa Maria Capobianchi (attuale direttore del laboratorio di virologia che presto andrà in pensione) o più semplicemente come consulente. Nelle ultime settimane qualcosa è cambiato. Crisanti in più riprese si è schierato contro i tamponi antigenici rapidi, quelli che in 20 minuti danno il responso.

Ha ripetuto che non sono attendibili, perché non individuano tutti i positivi. Una tesi che altri scienziati non condividono (uno per tutti il professor Giorgio Palù, luminare che ha guidato in passato il dipartimento dell'Università di Padova oggi diretto da Crisanti).

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DIFESA
Ma sui tamponi rapidi si basa una parte importante del sistema di prevenzione non solo del Veneto, ma anche del Lazio. E D'Amato è tra i sostenitori di questa strategia, difficile pensare di affidarsi a un esperto come Crisanti che invece boccia proprio questo metodo. Di più: ieri proprio dallo Spallanzani è stato scritto un comunicato che difende gli antigenici: «La riduzione di sensibilità, peraltro solo per le cariche virali basse, è ampiamente bilanciata da rapidità di risultato, semplicità di esecuzione e compatibilità con screening di grandi dimensioni. È questa la base che ha portato alla scelta di adottare i test antigenici come sistema di screening rapido nella regione Lazio ed in altre regioni, scelta largamente in linea con le valutazioni di organismi internazionali di salute pubblica». E la firma è proprio quella della professoressa Capobianchi.

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