Vaccino, a che punto siamo davvero? Tre aziende romane in corsa, al via i test sull'uomo

Vaccino, a che punto siamo davvero? Tre aziende romane in corsa, al via i test sull'uomo
Vaccino, a che punto siamo davvero? Tre aziende romane in corsa, al via i test sull'uomo
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 4 Maggio 2020, 16:34 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 16:02

Coronavirus, da Roma tre proposte per il vaccino più atteso dal pianeta. Tre aziende del polo farmaceutico di Pomezia e Castel Romano, alle porte della Capitale, sono in corsa, la sperimentazione è già cominciata. Gli annunci si inseguono ogni giorno e confondono le idee, ma allo stato attuale la situazione è questa: Irbm, con sede a Pomezia, sta collaborando con lo Jenner Institute dell’Università di Oxford, dove la sperimentazione sull’uomo, su un gruppo di volontari, è già partita. Il ministro britannico per lo Sviluppo economico, Anne-Marie Trevelyan, ha spiegato, illustrando alcuni progetti per trovare il vaccino: «Oxford è impegnata con l’italiana Advent-Irbm nella sperimentazione di un vaccino su 500 volontari nel Regno Unito».
 


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Piero Di Lorenzo, ad di Irbm: «Se il vaccino si dimostrerà efficace, previo il via libera dalle autorità di controllo internazionali, entro fine settembre si dovrebbe entrare in produzione; un solo produttore non può essere in grado di affrontare la scala globale. Per questo è stato siglato l’accordo con la multinazionale AstraZeneca». Più nel dettaglio: dopo i risultati positivi già ottenuti in laboratorio e sulle scimmie, in 5 centri in Inghilterra da 23 aprile è corso la sperimentazione su 550 volontari sani e su altri 500 cui verrà somministrata una soluzione placebo. A gennaio, dovessero arrivare buone notizie, secondo Di Lorenzo saranno pronte le prime dosi.


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Cambio di scenario, Ospedale Spallanzani. Qui la sperimentazione sull’uomo comincerà a giugno (inizialmente si era parlato di luglio, ma si stanno bruciando le tappe). La Regione Lazio ha contribuito con un finanziamento di 5 milioni di euro, c’è anche una raccolta fondi sul sito dello Spallanzani dove spiegano: «Se i primi test daranno un esito positivo, porteranno nel 2021 alla somministrazione del vaccino su un alto numero di persone a rischio». In questo caso, l’azienda di biotecnologie che ha elaborato il vaccino ha sede a Castel Romano (territorio di Roma, ai confini con Pomezia), si chiama ReiThera, ha 80 dipendenti, e in questi laboratori, si legge sul sito della società, si è lavorato anche sul vaccino per l’Ebola. Stefano Colloca è il responsabile per lo sviluppo tecnologico, Antonella Folgori il Ceo. Colloca, qualche settimana fa quando era ancora in corso la sperimentazione sui topi, ha spiegato: «Dai test preclinici, abbiamo una risposta anticorpale totale. Il bersaglio è la proteina Spike, che il coronavirus SarsCov2 utilizza per aggredire le cellule umane. La sequenza genetica di quest’ultima viene trasportata da un virus animale, un adenovirus degli scimpanzè reso inoffensivo e trasformato in una navetta. Si tratta di un vaccino preventivo che, iniettato per via intramuscolare, stimolerebbe la produzione di anticorpi e l’attività delle cellule immunitari».

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Altra azienda di biotecnologia della provincia di Roma, già in fase avanzata nella ricerca del vaccino, è la Takis, con sede a Pomezia. Ha annunciato il Ceo Luigi Aurisicchio: «Dopo una singola vaccinazione, i topi hanno sviluppato anticorpi che possono bloccare l’infezione del virus Sars-CoV-2 sulle cellule umane». Takis punta sulla  iniezione di un frammento di Dna, seguito da un breve stimolo elettrico. Aurisicchio: «La tecnologia viene chiamata elettroporazione ed è stata messa a punto in Italia. Alla Takis stiamo già lavorando a un processo modificabile nel giro di poche settimane, qualora il virus accumuli mutazioni e diventi invisibile al sistema immunitario. Ce la stiamo mettendo tutta: è un vaccino che nasce dalla ricerca italiana, con una tecnologia tutta italiana ed innovativa, speriamo venga sperimentato in Italia e messo a disposizione di tutti. Per fare questo, abbiamo bisogno del supporto delle istituzioni e di partner che ci aiutino ad accelerare il processo». Per la sperimentazione sull’uomo si parla di settembre.

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Sia chiaro: vale per il polo farmaceutico di Pomezia-Castel Romano, ma anche per altri progetti nel mondo, gli annunci a volte servono per fare confluire finanziamenti (come è giusto che sia) e ad oggi non vi sono certezze né sui tempi, né sull’efficacia di un qualsiasi vaccino in fase di studio. Ma la mobilitazione della scienza e dell’industria non è mai stata così massiccia su un unico obiettivo. Molte delle competenze più importanti sono proprio in provincia di Roma, di Frosinone e di Latina. Secondo il Centro studi di Unindustria il Lazio nel 2019 ha esportato 12,9 miliardi di euro di prodotti farmaceutici, pari al 38 per cento del totale nazionale.

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