Vaccini, mix tra prima e seconda dose: gli esperti dicono no, il Regno Unito apre all'ipotesi «ma in casi rari»

Vaccini, mix tra prima e seconda dose: gli esperti dicono no, il Regno Unito apre all'ipotesi «ma in casi rari»
Vaccini, mix tra prima e seconda dose: gli esperti dicono no, il Regno Unito apre all'ipotesi «ma in casi rari»
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 27 Gennaio 2021, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:38

Si possono mischiare due vaccini tra la prima e la seconda dose? Il tema è molto ricorrente in questi giorni, viste le difficoltà che si stanno creando nella distribuzione del prezioso siero. In realtà, ci sono due scuole di pensiero: gli Usa dicono no, il Regno unito sì, ma in generale tutti gli esperti sembrano orientati a ribadire che è meglio evitare, perché non esistono ancora degli studi sulle possibili conseguenze. 

Il Centers for Disease control and prevention statunitense si è già espresso sulla questione, spiegando che i vaccini di Pfizer e di Moderna non sono intercambiabili. Mentre, al contrario, come ha riportato Futura-Sciences.com, funzionari inglesi ritengono che quelli di Pfizer e AstraZeneca potrebbero essere utilizzati in modo complementare, se necessario. Mary Ramsay, responsbile dell’immunizzazione nel Regno Unito, ha dichiarato nei giorni scorsi: «Dovrebbe essere fatto ogni sforzo per somministrare ai pazienti lo stesso vaccino ma quando ciò non è possibile, è meglio dare loro una seconda dose di un altro vaccino anziché niente».

E il ragionamento inglese deriva dal fatto che, sebbene utilizzino tecnologie diverse, i vaccini di Pfizer e di AstraZeneca inducono entrambe una risposta immunitaria alla proteina di picco del Sars-CoV-2, e questo porta a considerare che le due combinazioni siano a basso rischio. Ma il tema resta, perché in assenza di studi specifici sull'argomento, gli effetti sono ancora sconosciuti e quindi - sottolineano i ricercatori - il mix è da evitare.

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Naturalmente la discussione si è spostata su questa eventualità proprio per le difficoltà che l'Italia, ma anche buona parte dell'Europa, sta avendo nel reperire il quantitativo necessario a una massiccia campagna vaccinale da parte delle aziende farmaceutiche. Qualora, a esempio, non si riuscisse ad avere in circolazione un numero sufficiente di seconde dosi Pzifer, come ci si dovrà comportare? Il dubbio è se lasciare la copertura a metà o andare avanti provando la strada del “cocktail”. Le linee guida del governo britannico, rese note il 31 dicembre scorso, ammettevano l'intercambiabilità dei vaccini, considerandola un'opzione «ragionevole». Ancora la dottoressa Ramsay, ha chiarito che «non consigliamo di miscelare i vaccini per il Covid-19, se la prima dose è il vaccino Pfizer non si dovrebbe ricevere il vaccino AstraZeneca per la seconda dose e viceversa». Ma ha anche aggiunto che si tratta di una strada percorribile in rari casi di emergenza: «Ci possono essere occasioni estremamente rare in cui lo stesso vaccino non è disponibile o in cui non si sa quale vaccino abbia ricevuto il paziente. Dovrebbe essere fatto ogni sforzo per somministrare lo stesso vaccino, ma dove ciò non è possibile è meglio dare una seconda dose di un altro vaccino piuttosto che niente».

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Dagli Usa il no resta secco, mentre la Scozia sta seguendo l'esempio dell'Inghilterra. E il Galles, invece, ha già detto che non lo farà. A tutto questo si aggiunge la notizia che AstraZeneca starebbe lavorando con la Russia, e quindi con Sputnik V, per creare una sorta di super vaccino. Nelle scorse settimane l'azienda biofarmaceutica britannico-svedese ha dichiarato che proverà il suo vaccino anti-Covid in combinazione con quello russo dopo che il mese scorso alcuni scienziati russi avevano suggerito che l'unione dei due preparati potrebbe aumentarne l'efficacia. E in una nota è stato sottolineato come, per «superare la pandemia Covid-19, sarà necessario più di un vaccino e dato che diversi vaccini sono in fase di sperimentazione e/o approvazione, è importante capire come possono essere utilizzati, la loro intercambiabilità o il loro potenziamento. Essere in grado di combinare diversi vaccini può essere utile per migliorare la protezione e/o l'accesso ai vaccini e per questa ragione è importante esplorare diverse combinazioni al fine di contribuire a rendere i programmi di immunizzazione più flessibili, consentendo ai medici una scelta più ampia al momento della somministrazione». Una considerazione, quella di AstraZeneca, che apre la porta a nuove collaborazioni, così come confermato da Kirill Dmitriev, capo del fondo sovrano russo RDIF (Fondo russo per gli investimenti diretti) che ha finanziato lo Sputnik V: «Ci sono dentro - ha spiegato - la forza della tecnologia Sputnik V e la nostra volontà e desiderio di collaborare con altri vaccini per combattere insieme Covid».

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