Tumori, ecco come si scatena la crescita: una proteina innesca la proliferazione

Tumori, ecco come si scatena la crescita: una proteina innesca la proliferazione
di Carla Massi
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Giovedì 15 Aprile 2021, 06:55

Immaginiamo un immenso puzzle. Immaginiamo di essere arrivati quasi alle fine, mancano pochi pezzi. Ma ci rendiamo conto che manca un tassello. un vuoto. E, quel vuoto, interrompe la comprensione dell'intero disegno. Dopo decenni di ricerche il pezzo mancante è stato trovato.
È andato più o meno così il lavoro che è svolto nei laboratori dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dell'Università di Roma Tor Vergata e il Danish Cancer Society Research Center. Con la collaborazione di altri centri europei e statunitensi (New York e San Francisco). I ricercatori hanno identificato il tassello mancante che spiega la crescita dei tumori. Per la prima volta, infatti, è stato individuato il rapporto che esiste tra due particolari proteine, Ambra1 e Ciclina D. Rapporto che, se disequilibrato, dà il via al processo tumorale. Alla sua, più o meno veloce, proliferazione. Si potrebbe chiudere, così, il cerchio sui meccanismi del ciclo cellulare, il processo attraverso cui crescono e maturano anche quelle tumorali.

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EQUILIBRIO
Quando nel nostro organismo è assente o è presente in scarsa quantità Ambra1, la Ciclina D non viene distrutta come dovrebbe e si accumula. Proprio a causa di questa anomala eccedenza le cellule cominciano a dividersi a velocità incontrollata e il nostro codice genetico viene danneggiato. Condizione favorente perché la massa tumorale cresca senza ostacoli.
Il risultato del lavoro, sostenuto con i fondi Airc e pubblicato sulla rivista Nature sembra essere il primo passo verso nuove cure per molti tipi di tumori. Sia per i bambini che per gli adulti. Parliamo di terapie in grado di inibire il sistema di difesa delle cellule neoplastiche fino alla loro autodistruzione.
Si tratta ancora di una ricerca di base condotta su centinaia di campioni (modelli animali, cellule di laboratorio, cellule di tumori animali/umani), ma il passo verso il letto del malato non sembra essere troppo lontano.

Dal momento che in molti tipi di neoplasie è stato riscontrato questo rapporto sbilanciato tra le due proteine. Nel corso del processo di divisione, i geni responsabili del controllo del ciclo cellulare possono, infatti, andare incontro a mutazioni da cui hanno origine molti tipi di tumore. Lo studio si riferisce, per esempio, all'adenocarcinoma polmonare, il sarcoma e il glioblastoma. Tipi di neoplasie particolarmente aggressivi. L'obiettivo della possibile cura è quello di riparare questo disequilibrio così devastante per l'organismo.


LA TECNICA
I ricercatori hanno utilizzato una combinazione di tecniche avanzate (immagini, microscopio, fluorescenza, ingegneria genetica, biochimica, istologia). Sono partiti, nel 2007, proprio dall'intuizione di un possibile ruolo di Ambra 1 in alcuni difetti del ciclo cellulare. La molecola è stata scoperta dal team protagonista di questo studio appena pubblicato. Quello guidato da Francesco Cecconi dell'Area di ricerca di Oncoematologia diretta da Franco Locatelli, insieme al gruppo dell'Università di Roma Tor Vergata, dal team di Cecconi - in alcuni difetti del ciclo cellulare.
Questo significa che ai pazienti colpiti da tumore, in un futuro molto prossimo, dovranno essere controllati anche i livelli di Ambra1 e Ciclina D. Un test nuovo capace di far individuare in tempo quale meccanismo ha innescato la malattia.
Dal momento che a oggi non esiste una vera e propria terapia per affrontare e rimettere in ordine questo rapporto danneggiato tra le due proteine i ricercatori hanno aggirato l'ostacolo affidandosi ad una soluzione alternativa che sfrutta uno dei punti fragili delle cellule tumorali: il loro sistema di riparazione. La grande velocità con cui le cellule cancerose si dividono e crescono genera una serie di errori nel loro Dna. Questi errori vengono via via corretti da un sistema di enzimi (presente in tutte le cellule del corpo umano) che consente loro di sopravvivere e proliferare. Se il processo di riparazione viene però inibito, le cellule malate accumulano così tanti difetti da andare incontro all'autodistruzione.
Da qui l'utilizzo di un mix di farmaci, i cosiddetti inibitori del sistema di riparo. I ricercatori lo hanno sperimentato, con successo si legge nella ricerca, sia sui modelli cellulari che su quelli animali. Come dire che utilizzare questo meccanismo per fermare la proliferazione funziona. La ricerca ha dimostrato che il tumore è improvvisamente regredito ed è aumentata la sopravvivenza. Tra le conclusioni del lavoro il suggerimento di pensare a questa strada di cura (già utilizzata in alcuni tipi di tumore) anche ai pazienti con la combinazione Ambra1-Ciclina D alterata.


IMPLICAZIONI
I dati pubblicati del lavoro si estendono anche ai processi di proliferazione cellulare che riguarda il sistema nervoso in via di sviluppo: si ipotizza possa essere una nuova frontiera nell'oncologia molecolare dei tumori cerebrali nel bambino. In Italia secondo l'Associazione italiana registri tumori sono colpiti dai tumori del sistema nervoso centrale circa venti bambini su un milione. Il numero di nuove diagnosi di tumori cerebrali in Italia è di 350-400 all'anno. Per loro è la ricerca.

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