Il vaccino Pfizer, con un intervallo di 8 settimane tra la prima e la seconda dose, garantisce livelli di anticorpi più alti. A dimostrarlo è uno studio inglese, dell'Università di Oxford I ricercatori hanno studiato la risposta immunitaria al vaccino Pfizer di 503 operatori sanitari, il 44% dei quali in precedenza aveva avuto il coronavirus, ed hanno scoperto che sia gli intervalli brevi sia quelli lunghi hanno generato forti risposte anticorpali e delle cellule T. I risultati dello studio sul vaccino Pfizer suggeriscono che gli intervalli di somministrazione, sia brevi sia lunghi, generano complessivamente forti risposte immunitarie ma evidenziano anche che un intervallo di tre settimane ha generato meno anticorpi rispetto a uno di 10 settimane.
Pfizer, dosaggi e anticorpi
I livelli di anticorpi sono diminuiti dopo la prima dose, ma i livelli di cellule T - un diverso tipo di cellula immunitaria - sono rimasti invece elevati: un intervallo di tempo più lungo, tra prima e seconda dose, porta a un minor numero di cellule T in generale ma a una proporzione più elevata di un tipo specifico, chiamato cellule T helper, che serve a garantire la memoria immunitaria. «Questo studio – ha dichiarato il ministro dei vaccini, Nadhim Zahawi - fornisce ulteriori prove che questo tipo di intervallo si traduce in una forte risposta immunitaria. Esorto quindi ogni adulto a prendere entrambe le dosi del vaccino per proteggere se stesso e chi ci circonda, stiamo cercando di offrire a milioni di persone più vulnerabili un vaccino di richiamo da settembre proprio per mantenere questo tipo di protezione».
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A dicembre, quando in Gran Bretagna i vaccini sono stati somministrati agli anziani, il Comitato congiunto di vaccinazione e immunizzazione (JCVI) ha raccomandato un intervallo di 12 settimane tra le dosi.
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