Covid, cos'è la nebbia cognitiva: cervello coinvolto quanto i polmoni, colpito un malato su 3

Covid, cos'è la nebbia cognitiva che colpisce un malato su tre: cervello coinvolto quanto i polmoni
Covid, cos'è la nebbia cognitiva che colpisce un malato su tre: cervello coinvolto quanto i polmoni
di Claudia Guasco
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Sabato 21 Novembre 2020, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 21:13

Il Covid-19 non colpisce soltanto i polmoni. Dopo aver contratto il contagio ed essere guarita, una persona su venti evidenzia conseguenze più o meno transitorie a danno del cervello. Si chiama nebbia cognitiva e provoca vuoti di memoria, spaesamento, incapacità di svolgere azioni elementari. I ricercatori sono al lavoro per identificarne le cause di quelli che definiscono «strascichi da virus», che si manifestano proprio sulle capacità mentali di chi ha lottato e ha vinto la malattia.

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Gli studi, sopratutto negli Stati Uniti e Canada, sono solo all’inizio, ma i risultati già significativi: un sondaggio effettuato su quasi 4.000 ex pazienti Covid-19 ha evidenziato che più della metà ha dichiarato di avere difficoltà di concentrazione e problemi cognitivi.

Mente offuscata

In Italia sta approfondendo il problema la biologa Barbara Gallavotti: «Il Covid può influire sulle nostre capacità mentali a medio e lungo termine – ha spiegato - Molti, una volta guariti, lamentano una specie di nebbia e stanchezza mentale, sono i cosiddetti “strascichi”. Questi sintomi sembra riguardino una persona su venti. E si tratta di individui giovani, tra i 18 e i 49 anni».

Ininfluente è quanto forte abbia colpito il virus, se siano stati lievemente sintomatici oppure ricoverati in ospedale. Negli Usa il Daily Mail ha raccolto alcune testimonianze di pazienti affetti da nebbia cognitiva. Come quella di Thea Jourdan, mamma di tre figli: «Inizialmente mi sentivo esausta, come se non avessi altra scelta che andare a letto. Non avevo tosse significativa e non avevo la febbre. Avevo anche la nebbia del cervello. Non riuscivo nemmeno a compilare i moduli delle scuole per bambini».

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La sindrome offusca la mente, raccontano i pazienti, non ci si ricorda più il tragitto da compiere per tornare a casa, si fa fatica a lavorare e a guidare la macchina, anche andare al supermarket diventa un’impresa. Aluko Hope, specialista in terapia intensiva presso il Montefiore hospital di New York City, riferisce che circa un terzo dei suoi pazienti lamenta di non ricordare i numeri di telefono che conoscevano prima o di faticare a ricordare le parole appropriate. «Non sono solo le persone anziane ad avere questi sintomi cognitivi - dice al New York Times - Non sappiamo chi è a rischio o perché». In un sondaggio canadese di prossima pubblicazione, su 3.930 membri del Survivor corps - l’associazione che riunisce ex pazienti Covid - più della metà ha manifestato difficoltà di concentrazione o messa a fuoco. È stato il quarto sintomo più comune tra i 101 sintomi fisici, neurologici e psicologici a lungo e a breve termine riportati dai sopravvissuti.

Il Centers for Disease Control and Prevention Usa (CDC) conferma che circa un terzo dei soggetti guariti dal Covid-19 ha manifestato stanchezza mentale, difficoltà di concentrazione o messa a fuoco, senso di smarrimento. Anche la Francia ha affrontato la sindrome: un rapporto di agosto rileva che su 120 pazienti ricoverati in ospedale il 34% aveva perdita di memoria e il 27% problemi di concentrazione che si sono protratti anche per mesi.

AFFINITA’ CON SARS E MERS

Le caratteristiche più diffuse di questo disturbo cerebrale sono difficoltà di concentrazione, amnesie ricorrenti, perdite di memoria prolungate o a breve termine, disturbi dell’apprendimento, stanchezza cronica. Gli stessi sintomi del cervello annebbiato sono stati riscontrati nelle precedenti epidemie di Sars e Mers. Le cause potrebbero risiedere nella risposta del sistema immunitario: le citochine, molecole infiammatorie rilasciate dal sistema immunitario al fine di contrastare l’invasore patogeno, possono trasformarsi in tossine dannose anche per il cervello. Mentre un’altra ipotesi allo studio riguarda l’infiammazione dei vasi sanguigni. A segnalare come a essere colpiti dal Covid non siano soltanto i polmoni è arrivato, nelle ultime settimane, uno studio condotto dall’ospedale San Paolo e dall’università Statale di Milano, in collaborazione con i principali centri neurologici dei Paesi europei. Il lavoro pubblicato sull’European Journal of Neurology afferma che 3 pazienti Covid su 4 possano presentare disturbi neurologici, che vanno dalla cefalea alle mialgie, all’encefalopatia.

ALTERAZIONI NEUROLOGICHE

La ricerca si è basata su un’indagine condotta attraverso questionari online composti da 17 domande, distribuiti ai medici europei impegnati nel fronteggiare la pandemia di coronavirus Sars-CoV-2. Sono stati raccolti oltre 2.300 questionari che segnalavano appunto la presenza di sintomi neurologici in circa tre quarti dei pazienti. Secondo gli autori, lo studio suggerisce che «si sta aprendo un nuovo capitolo nei libri di neurologia» e che «i neurologi potranno avere un ruolo importante nella gestione della pandemia e nei suoi esiti». Spiega Alberto Priori, direttore della Clinica neurologica III del San Paolo, professore del dipartimento di Scienze della salute in Statale e fra gli autori dello studio: «I meccanismi responsabili dell’interessamento neurologico sono molteplici. Possono essere diretti per effetto della diffusione del virus nel tessuto nervoso, come dimostrato proprio qui al polo universitario San Paolo dove per la prima volta è stato identificato col microscopio elettronico il virus e i danni tissutali correlati all’infezione».

Ma «ci sono anche meccanismi indiretti, come per esempio l’importante attivazione della coagulazione del sangue, che possono portare a ictus. L’importanza dello studio - sottolinea Priori - è che a livello europeo si è dimostrato che i sintomi neurologici sono frequentemente riscontrabili». Ora saranno da valutare le complicanze neurologiche tardive dell’infezione, «poiché in molti dei pazienti più gravi poi guariti si riscontrano alterazioni neurologiche che richiedono uno stretto monitoraggio e la collaborazione tra molti specialisti con un percorso riabilitativo complesso che può essere anche molto lungo».

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