Covid, tre farmaci in arrivo: sperimentazioni in corso, primi risultati incoraggianti

Laboratorio di ricerca in Germania
Laboratorio di ricerca in Germania
di Riccardo De Palo
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Martedì 27 Aprile 2021, 13:55 - Ultimo aggiornamento: 16:36

Prosegue la sperimentazione di due farmaci contro il Covid, che potrebbero aggiungersi alle armi a nostra disposizione, oltre ai vaccini, gli anticorpi monoclonali e molecole come il remdesvir. Quest’ultimo è l’unico approvato negli Usa ed è attualmente in sperimentazione controllata anche in Italia, ma i dati sulla sua efficacia sono ancora controversi. 

Esistono però anche altri due farmaci attualmente in fase di sperimentazione.

C’è un candidato della Pfizer, denominato PF-07321332, attualmente in fase uno di sviluppo; e poi il molnupiravir, sviluppato da MSD (conosciuta negli Usa come Merck & Co) e da Ridgeback Biotherapeutics, che ha già raggiunto il terzo livello di sperimentazione. Entrambi sono farmaci per via orale, e quindi facili da somministrare anche a casa. Ma come sempre in questi casi, bisogna prima valutare tutti i pro e i contro, efficacia ed eventuale tossicità.

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Il farmaco della Pfizer è un antivirale che appartiene a una classe di farmaci nota come “inibitori della proteasi”: agiscono su un enzima, impedendo al virus di replicarsi. Nelle intenzioni dei produttori PF-07321332 potrebbe essere prescritto dal medico ai pazienti con i primi sintomi di infezione da Covid-19.  La sperimentazione, suddivisa nelle tre fasi necessarie e attualmente nel primo stadio di test, dovrebbe durare 145 giorni e terminare a metà luglio. Se si rivelerà efficace, potrebbe essere disponibile dall’autunno.

La difficoltà, nello sviluppare farmaci per malattie respiratorie, è trovare il dosaggio necessario: serve una quantità di farmaco che riesca ad arrivare ai polmoni, ma non tanto da risultare tossico. Pfizer sta cercando proprio di verificare questo, in due differenti sperimentazioni in Connecticut e in Belgio. Sessanta volontari tra 18 e 60 anni sono stati coinvolti: ad alcuni è stato somministrato il farmaco, e ad altri il placebo. 

Se il farmaco si rivelerà efficace e sicuro, si passerà dopo il 25 maggio alla fase due, con un numero maggiore di partecipanti. Arrivare alla fase uno vuol dire che la molecola si è rivelata promettente. Il problema, ha spiegato al Telegraph Penny Ward, professore di farmacologia al King's College di Londra, è “capire se sarà ben tollerata”.

Molto più avanzato lo studio sul Molnupiravir, di Msd e Ridgeback Biotherapeutics, per il trattamento della Covid-19 da lieve a moderata. Tra aprile e maggio inizia l’arruolamento dei volontari per la sperimentazione di fase tre, la più avanzata. I dati finali dovrebbero essere disponibili, secondo quanto comunicato dall’azienda, a settembre-ottobre 2021.

In base a un'analisi preliminare dei dati di fase 2, per la valutazione di  molnupiravir somministrato 2 volte al giorno per 5 giorni nei pazienti con Covid ospedalizzati e non,  e a precedenti studi di fase 2 con l'utilizzo di vari dosaggi di molnupiravir nei pazienti non ospedalizzati, “è stata presa la decisione di procedere con la fase 3 per quanto riguarda lo studio MOVe-Out nei pazienti non ospedalizzati”. “Tale fase di studio prenderà in esame l'utilizzo di molnupiravir con un dosaggio di 800 mg. E una somministrazione 2 volte al giorno”. La scelta di non procedere alla sperimentazione nei pazienti già ricoverati è dovuta alla scarsa efficacia riscontrata in questo ambito.

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«Stiamo continuando a fare progressi nello sviluppo clinico di molnupiravir, il nostro candidato antivirale orale in fase di sviluppo clinico. I dati rilevati nella fase 2 relativi alla determinazione del dosaggio sono coerenti con il meccanismo d'azione e forniscono evidenze significative del potenziale antivirale del farmaco nella dose da 800 mg», ha dichiarato Roy Baynes, senior vice president di Msd Research Laboratories. «In base ai risultati di tali studi, stiamo procedendo alla fase 3 del nostro programma di sviluppo clinico per quanto riguarda i pazienti non ospedalizzati che si appoggerà sul nostro network di centri per l'arruolamento dei pazienti idonei in tutto il mondo».


Anche Roche e Atea Pharmaceuticals, Inc. stanno sviluppando un loro farmaco da assumere per via orale, denominato AT-527, anch'esso inibitore della proteasi. Anch'esso attualmente in fase 2, si è rivelato un candidato promettente per il trattamento dei pazienti non ospedalizzati. Il farmaco sarebbe ben tollerato: non sono stati riscontrati effetti collaterali gravi. Ora resta da confermare la sua efficacia.

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