Covid Italia, curva contagi frena. Gli esperti: chiusure stanno funzionando

Covid Italia, curva contagi rallenta. Gli esperti: le chiusure stanno funzionando
Covid Italia, curva contagi rallenta. Gli esperti: le chiusure stanno funzionando
di Francesco Malfetano
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Venerdì 13 Novembre 2020, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 13:40

ROMA «A guardarla con occhi onesti la curva dei contagi sembra finalmente iniziare a raffreddarsi». Così ieri sera il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, ha validato in conferenza stampa quello che sempre più esperti stanno sostenendo nelle ultime ore. «I provvedimenti del governo e i comportamenti virtuosi della maggioranza degli italiani» stanno funzionando.

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Un primo sorriso dopo settimane di lotta dura, durissima in alcuni territori, che si vede confermato anche dando uno sguardo ai dati.

Pur registrando ieri un numero di decessi (636) e di contagiati (37.978) ancora elevato, c’è da sottolineare non solo come da almeno 5 giorni stiano diminuendo i nuovi ricoverati (+811 mercoledì, +429 ieri) quanto lo stia facendo soprattutto il numero di positivi rispetto ai tamponi molecolari effettuati.

Se dal primo ottobre la percentuale è sempre salita (dal 2,2% su 118 mila tamponi, al 16,3% su 183 mila del primo novembre fino al picco del 7 novembre con il 17,2%), da almeno due giorni l’andamento ha iniziato a rallentare, toccando il 16,2% ieri e il 14,6% mercoledì. Si è raggiunto il cosiddetto plateau, il punto in cui ancora non si scende ma neanche si sale più. Presto per urlare allo scampato pericolo, ma abbastanza per testimoniare che le chiusure e le restrizioni applicate fino ad oggi stanno iniziando a sortire i giusti effetti.

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Cts e Lombardia 

«Siamo cautamente ottimisti, e puntiamo così a stabilizzare la curva. Ma è bene incrociare le dita». Quando anche un’estremista della prudenza come Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, inizia a parlare in questo modo, si può dire davvero che le cose stiano iniziando a prendere una piega diversa. «Questo non vuol dire che è fatta - precisa - sennò arriva qualcuno a dirci che dovremmo riaprire le discoteche o campi da sci, ma che le chiusure sono l’unica cosa che funziona».

Il distanziamento infatti, con mascherine ed igienizzante, «è l’unica terapia che abbiamo» aggiunge, poi «possiamo fare tutti i sofismi che si vuole». Le chiacchiere stanno a zero in pratica, le chiusure funzionano. Un po’ come ha rimarcato ieri anche il direttore generale dell’Ats di Milano Walter Bergamaschi che ha annunciato come «l’Rt cittadino oggi attorno a 1,25, con il lockdown si sta riducendo di giorno in giorno e si è quasi dimezzato rispetto al momento di picco». Vale a dire rispetto al 2,35 raggiunto lo scorso 22 ottobre.

«Le chiusure, dal ristorante fino al bar - spiega Fabrizio Pregliasco, virologo e componente del Cts lombardo - sono l’unica ricetta che conosciamo per limitare al massimo il numero di persone che contrae il virus e, quindi, abbassare la pressione sull’intero sistema sanitario per recuperare la possibilità di tornare ad usare finalmente il tracciamento». Senza un contact tracing adeguato infatti, tutto è «decisamente più difficile». Si tratta quindi di ragionare per obiettivi e, man mano, riuscire a rientrare in carreggiata assumendo solo rischi calcolati. Proprio come quelli assunti nelle scuole italiane che, secondo quanto spiegato al governo dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro,oggi possono restare aperte con le modalità definite. Ovvero con i soli studenti delle scuole superiori in didattica a distanza al 100%. Secondo l’esperto infatti, la fascia più a rischio è proprio quella che ora è a casa: i giovani dai 14 ai 18 anni.

Gimbe

D’altro canto a frenare i primi entusiasmi legati alla lieve flessione della curva e a riportare il focus sui numeri assoluti, è arrivata la fondazione Gimbe. Come ha spiegato il presidente Nino Cartabellotta ad Agorà, su Rai 3, ieri infatti «abbiamo superato i 600.000 casi attualmente positivi». Ovvero pazienti in isolamento domiciliare, ricoverati con sintomi o in terapia intensiva. «Questo è un dato importante perché, come sappiamo, un’epidemia si definisce ’fuori controllo’ nel momento in cui i positivi superano l’1% della popolazione e ieri, oltre ad aver superato il milione dicasi da inizio pandemia, abbiamo sfondato la soglia dell’1% di popolazione attualmente con infezione da Sars-Cov-2». In pratica, al di là delle prime avvisaglie di miglioramento, per risalire la china ci sarà bisogno di più tempo.

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