Coronavirus, contagio «più rapido» con temperature tra 8 e 12 gradi. Studio italiano, l'estate resta un'incognita

Coronavirus, contagio «più rapido» con temperature tra 8 e 12 gradi. Studio italiano, l'estate resta un'incognita
Coronavirus, contagio «più rapido» con temperature tra 8 e 12 gradi. Studio italiano, l'estate resta un'incognita
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 30 Marzo 2020, 18:29 - Ultimo aggiornamento: 31 Marzo, 10:09

«Se la temperatura atmosferica è di 9,5 gradi, il tempo di raddoppio dei casi positivi è di 2,8 giorni, se è di 25,5 gradi è di cinque giorni». In sintesi: la trasmissione di Sars-CoV-2 corre più veloce con temperature più basse, soprattutto quando sono comprese tra gli 8 e i 12 gradi. Rallenta quando invece salgono sopra i 15 gradi e ancora più sopra i 25 gradi. La conclusione è contenuta in uno studio realizzato dall'italiano Alessio Notari, del Dipartimento di Fisica dell'Università di Barcellona.

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Il professor Notari, originario di Rieti, nel suo studio, ha preso in considerazione l'andamento dell'epidemia in 42 paesi del mondo differenti. «Vorrei premettere - spiega - che non significa che con temperature alte la trasmissione del virus non ci sia e dunque non dobbiamo sperare solo nell'arrivo del caldo. Però i dati suggeriscono che con una temperatura attorno ai 9,5 gradi l'epidemia corre più rapidamente». Notari, nel suo articolo, che sarà on line su arXiv.org,  ha esaminato i dati relativi ai primi dodici giorni del contagio nei differenti paesi. E cosa emerge?

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«I due risultati principali: la velocità di propagazione è più bassa a temperature alte; sembra esserci un andamento decrescente anche a temperature molto basse, forse legato a una minore interazione sociale. Di fatto c'è una temperatura ideale in cui la velocità di proagazione è la più rapida, attorno ai 10 gradi, per la precisione 9.5. Va detto però che ci sono altre variabili che non dipendono solo dalla temperatura: un esempio, in Brasile, paese caldo, la velocità di propagazione è molto alta. Questo ci dice che ci sono altri fattori: la presenza di turisti, le interazioni sociali, l'abitudine a portare le  mascherine. Per quest'ultimo motivo ad esempio in paesi come Giappone e Singapore, dove c'è la cultura dell'uso della mascherina e dove ci si saluta da lontano, la velocità di diffusione è relativamente bassa».

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Possiamo dunque pensare che ci  sarà un rallentamento del contagio in estate? «Sulla base dei dati raccolti e analizzati è possibile. Parlo di rallentamento, ma comunque non sarà sufficiente affidarsi solo alla temperatura più alta, su questo voglio essere chiaro».

 

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