Covid, che fare se mio figlio ha la febbre. I consigli del pediatra

Covid, che fare se mio figlio ha la febbre. I consigli del pediatra
Covid, che fare se mio figlio ha la febbre. I consigli del pediatra
di Carla Massi
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Martedì 13 Ottobre 2020, 07:43 - Ultimo aggiornamento: 15:28

Il termometro sale oltre i 38. Il bambino perde la sua vivacità, la fronte scotta, non vuole mangiare. L’altro autunno, una condizione così, non avrebbe spaventato. Qualche giorno a casa, l’antipiretico, l’antibiotico in presenza di altre infezioni. Adesso scatta subito l’urgenza di capire se si tratta dell’epidemia stagionale o del Covid-19. «Solo il test ci permette di fare la diagnosi. In famiglia proteggersi con guanti, mascherina e igiene delle mani», consiglia, tra le varie indicazioni, Fabio Midulla professore di Pediatria a La Sapienza e responsabile del Pronto Soccorso pediatrico dell’Umberto I di Roma.

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Come reagire se la temperatura supera i 37 gradi?

«Se il bambino ha la febbre, che cosa dobbiamo fare? Ci dobbiamo comportare come sempre.

Se la febbre supera i 38 e mezzo va dato un antipiretico, non forzare il bambino a mangiare e fare attenzione che beva frequentemente e in abbondanza. Non sapendo ancora se ha contratto il virus meglio avvicinarsi a lui muniti di guanti e mascherina. E’ bene lavare frequentemente le mani anche in casa».

Quando deve scattare l’allarme virus?

«Sono molti i sintomi che ci debbono mettere in allarme. Il bambino potrebbe presentare gli stessi sintomi di una normale influenza: vomito, sonnolenza, difficoltà a respirare, mal di testa. Non sono stati rilevati segni che rimandano all’infezione da Covid-19. Quindi, entro le ventiquattro ore dall’esordio della temperatura alta, avvertire, oltre la scuola, anche il pediatra di famiglia».

Come distinguere l’influenza dal Covid-19?

«Come è possibile distinguere una normale influenza dall’infezione da Covid? Questa è una delle domande più frequenti che un medico e in particolatre un pediatra può sentirsi ripetere in queste settimane. Purtroppo non si può fare clinicamente una diagnosi differenziale. Solo il tampone ci permette di essere certi se il bambino è venuto o no in qualche modo a contatto con il virus della pandemia».

È bene evitare i contatti con i fratelli?

«Quando un bambino ha la febbre occorre adottare una serie di comportamenti che, possibilmente senza complicargli la vita, evitino di danneggiarlo. Bisogna fare in modo che non giri troppo per casa. Dovrebbe restare il più possibile in una stanza ben areata. Evitare contatti con fratelli o sorelle e gli adulti che, come già sottolineato, devono essere protetti in modo adeguato».

È vero che i più piccini sono immuni?

«No. Ma per fortuna i bambini che hanno contratto il coronavirus in forma virulenta sono stati pochissimi. Il loro numero è veramente esiguo. Contagi poco diffusi e, nella stragrande maggioranza dei casi, con sintomi poco gravi. Questo, però, non vuol dire che non siano contagiosi. Quindi va fatta molta attenzione, nel caso di positività, nei confronti degli altri familiari. In particolare dei più anziani».

I nonni devono smettere di vedere i nipoti?

«Va fatta moltissima attenzione, l’anziano può essere fragile e il bambino suo malgrado può essere portatore di infezioni. La protezione quindi deve essere massima proprio per evitare l’eventuale diffusione. Ricordiamo che per i bambini dai sei mesi ai sei anni e per gli adulti oltre i 60 anni la vaccinazione contro l’influenza è fortemente raccomandata. E’ possibile farla subito, chiedete al vostro medico».

Per gli asmatici tutto ok. E per chi ha malattie gravi?

«I bambini più a rischio di contrarre il Sars-CoV-2 sono pochi fortunatamente. Esposti più degli altri sono quelli che soffrono di malattie cardiache e quelli che sono in cura per tumore. Pensavamo fossero più a rischio gli asmatici, in realtà i farmaci che prendono per la malattia cronica devono averli protetti durante questi mesi. L’esperienza ci ha dimostrato che sono meno esposti di altri». 

Chi e come deve chiedere i tamponi?

«Ricordiamo che è il medico di famiglia, in genere, a fare la prescrizione per il tampone. Nel caso in cui si decida che il test deve essere fatto è sempre meglio privilegiare i drive-in pediatrici per sottoporsi all’esame. Nell’attesa della risposta, in casa va cambiata spesso l’aria e quando possibile lasciare aperte le finestre. Tutti i membri della famiglia devono lavarsi le mani frequentemente oppure igienizzarle».

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