Morbillo, quaranta casi in un mese in Salento: colpiti anche 4 bambini

Morbillo, quaranta casi in un mese in Salento: colpiti anche 4 bambini
Morbillo, quaranta casi in un mese in Salento: colpiti anche 4 bambini
di Maddalena Mongiò
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Domenica 26 Gennaio 2020, 13:46 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 11:40

«Un focolaio di morbillo». Così viene definito tecnicamente. Ed è allerta negli ospedali salentini. Con un aumento di casi - almeno una trentina quelli accertati finora - come non si vedeva da anni. Bimbi anche di pochi mesi, ma la vera novità è che ad essere colpiti maggiormente sono gli adulti tra i 23 e i 43 anni. Un fenomeno registrato a partire da Capodanno e sinora sono finiti in ospedale una trentina di giovani, tutti del Nord Salento, compresi quattro bimbi due dei quali di pochi mesi e un operatore sanitario: il picco al Vito Fazzi di Lecce dove il pronto soccorso ha trattato una ventina di casi con sette ricoveri.

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E l'Asl di Lecce è in allerta. Oggi parte la campagna di vaccinazione per tutti i dipendenti con l'obiettivo di evitare che i sanitari contraggano l'infezione e, al tempo stesso, siano veicolo del contagio. Ma intanto martedì scorso il direttore generale, Rodolfo Rollo, e il direttore sanitario, Roberto Carlà, hanno diramato una circolare (indirizzata agli ospedali), concordata con il direttore del Servizio di igiene e sanità pubblica Area Nord, Alberto Fedele, e condivisa con il direttore del Sisp Area Sud, Giuseppa Turco. Nel documento sono raccomandati i protocolli da seguire per evitare il propagarsi del contagio in ospedale soprattutto al Fazzi e all'Ospedale di Galatina, al momento più interessati dal problema visto che è l'Area Nord del Salento a essere colpita dall'infezione. I piccoli pazienti affetti da morbillo vengono ricoverati in Pediatria, in una stanza di isolamento, gli adulti nel reparto Infettivi.

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Il Servizio di igiene e sanità pubblica della Asl sta lavorando a pieno ritmo per tenere sotto controllo la situazione. Per evitare che il focolaio di morbillo possa trasformarsi in epidemia è stato raccomandato un percorso differenziato per le persone che il triage indica come casi di sospetto morbillo, con una veloce valutazione clinica in modo che la sosta in pronto soccorso sia il più contenuta possibile. Il Fazzi e l'Ospedale di Galatina si sono già adeguati rispettando le indicazioni date dalla Asl. Ad affrontare il problema sono il pronto soccorso, in prima battuta e poi le Pediatrie e gli Infettivi. Al Fazzi il paziente con sospetto morbillo viene accompagnato subito in una stanza che consente l'isolamento dove poi viene visitato dall'infettivologo, nel caso si tratti di un adulto, o dal pediatra. Nella circolare sono richiamati anche i sintomi della malattia. Un richiamo d'obbligo visto la oggettiva difficoltà a individuare il morbillo in un adulto.

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Ovviamente quando si accerta l'infezione viene fatto un controllo su tutte le persone che sono entrate in contatto proprio per rompere la catena del contagio. La misura d'urto decisa dalla Asl è quella della vaccinazione degli operatori sanitari che saranno invitati dai medici competenti (il medico del lavoro presente nelle varie strutture sanitarie) ad aderire alla campagna vaccinale. I vaccini sono stati già inviati sia agli ospedali che ai distretti Asl. Si tratta di un'adesione volontaria e per chi non dovesse farlo ci sarà una successiva valutazione per verificare il servizio che l'operatore sanitario può prestare. Oltre agli ospedali sono stati allertati anche i distretti socio-sanitari e, quindi, i medici di famiglia che a loro volta sono stati allertati sul focolaio. Nella circolare è spiegato che: «L'area geografica interessata corrisponde a quella dell'Area Nord di questa Asl.

Le indagini epidemiologiche, pur non avendo ancora consentito di risalire al caso indice, orientano verso una diffusione della malattia per frequentazione di luoghi di aggregazione tra locali pubblici, mezzi di trasporto, sale d'attesa. Assume, invece, particolare rilevanza il verificarsi di un caso in un operatore sanitario. Si sono, inoltre, riscontrati casi di mancata/ritardata diagnosi. La situazione sin qui sinteticamente descritta impone l'adozione di adeguate misure tese ad interrompere la catena di trasmissione. È pertanto necessario porre la massima attenzione al fine di effettuare un pronta diagnosi di malattia. Inoltre, in considerazione dell'andamento epidemiologico, è cruciale la collaborazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta affinché raccomandino la vaccinazione ai soggetti suscettibili di qualunque età ed in particolare delle donne in età fertile, rammentando che vaccinazione di soggetti già immuni non solo non rappresenta una controindicazione ma non è gravata da particolari effetti collaterali».
 


 

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