Covid, allarme Cina, Francesco Vaia (Spallanzani): «Giusto mantenere alta la guardia ma non siamo nel 2020»

Il direttore dell’Istituto nazionale malattie infettive: «Attenzione alle mutazioni del virus, adesso sappiamo come trattarlo»

Francesco Vaia: «Giusto mantenere alta la guardia ma non siamo nel 2020»
Francesco Vaia: «Giusto mantenere alta la guardia ma non siamo nel 2020»
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 28 Dicembre 2022, 22:19 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 09:42

Il direttore dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, fu in prima linea a inizio pandemia. Lo è anche oggi e avverte: «Giusto vigilare sulle varianti, ma la situazione è differente dal 2020».
Perché è importante svolgere controlli con i tamponi a chi arriva dalla Cina?
«L’aspetto fondamentale è legato alle possibili evoluzioni delle varianti. In Cina attualmente si assiste ad una nuova ondata epidemica con elevata circolazione di Sars-CoV-2, favorita dalla presenza di una ampia popolazione non vaccinata o vaccinata con vaccini poco efficaci. E in larga parte non immunizzata per via naturale, come effetto dei lockdown. È verosimile che si possa creare una situazione favorevole alla selezione di una nuova variante. Un po’ quello che è successo in India con Delta e in Sud Africa con Omicron. Monitorare i passeggeri in arrivo, con tamponi e sequenziamento virale. Ci consente di tenere sotto sorveglianza questo nuovo inatteso fronte della pandemia».
Cosa dobbiamo aspettarci?
«La variante più diffusa in Cina sembra essere una sotto-variante di Omicron 5, la BF.7. Se confermato, saremmo in un contesto di circolazione virale più tranquillo delle sottovarianti BQ di Omicron attualmente dominanti in Europa e Nord America. Ma è importante monitorare qualsiasi nuovo cambiamento del virus, la comparsa di nuove sottovarianti o anche di singole mutazioni critiche per la trasmissibilità e la capacità del virus di sottrarsi all’immunità vaccinale».
Teme la XBB, chiamata anche Gryphon?
«Facciamo chiarezza: è nota da settembre e si contano 7.788 casi nel mondo, di cui 2.014 in Europa, 2.251 negli Usa, 528 nel Sud America e 2.710 in Asia. XBB circola anche in Italia, ne sono state descritte 253, di cui 16 nel Lazio e di queste 5 identificate dallo Spallanzani. Anche nel Lazio circola da settembre».

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A Milano i primi risultati parlano di un positivo su 2 sugli aerei dalla Cina. A Roma si aspettano analoghi risultati?
«Possibile. I dati di prevalenza così elevati sono in accordo con le cifre ufficiose sulla enorme impennata di casi in Cina, oltre 300 milioni di nuovi casi in poche settimane e circa un quinto della popolazione infettata. Ma non è la prevalenza elevata che deve preoccuparci. Se le varianti identificate rimangono nell’ambito delle più recenti evoluzioni di Omicron, non vi sarà nessuna modifica della curva epidemica da noi».
Ma attualmente in Cina circolano varianti pericolose?
«Come detto, i pochi e purtroppo incompleti dati trasmessi dalle fonti ufficiali cinesi, suggeriscono che il virus circolante rimane nell’ambito della variante Omicron. La BF.7 non è molto diversa dalla BA.5 che ha caratterizzato l’ondata da noi in estate ed è meno capace di sfuggire al controllo immunitario della variante BQ.1.1 oggi dominante in Italia. Il punto più importante è invece quello che potrebbe avvenire in termini di selezione virale, in una popolazione largamente suscettibile: il virus sta correndo molto, molto velocemente. Un contesto purtroppo favorevole per la selezione di mutazioni genomiche e di nuove varianti».
Giusto vigilare ma senza panico?
«Esattamente. Non abbiamo dati che indicano un salto genetico maggiore verso varianti diverse da quelle conosciute. E non dimentichiamo una cosa importante: la tanto colpevolizzata evoluzione delle varianti di Sars-CoV-2 è in realtà un meccanismo biologico positivo che tende a rendere il virus sempre più adattato all’ospite umano; è assai poco verosimile che venga generato un virus totalmente nuovo, contemporaneamente immuno-evasivo e più letale. Più probabile che il virus possa mutare nel solco di quello che abbiamo visto in questi quasi tre anni, verso varianti che rendano l’adattamento più facile e la letalità minore». 
I vaccini mantengono barriera protettiva?
«Se le varianti circolanti in Cina si dovessero confermare come facenti parte della grande “famiglia” Omicron, che da un anno ha preso il sopravvento in tutto il pianeta, i vaccini sarebbe comunque ancora altamente efficaci. La sottovariante BF.7, che ha molte analogie con la BA.5, è controllata dall’immunità vaccinale prodotta dai nuovi vaccini bivalenti (che contengono un mix di virus originario e di BA.5) e anche dall’immunità ibrida di chi si è infettato da questa estate ad oggi». 
Non le sembra di essere tornati indietro nel tempo?
«L’associazione con i cittadini cinesi e con i voli in arrivo da quel lontano paese, richiamano indubbiamente alla memoria gli albori della pandemia.

Ma è un’illusione ottica. La realtà di oggi è molto diversa. Abbiamo un virus ben controllato nelle sue manifestazioni gravi dai vaccini e dall’immunità naturale della popolazione, e dobbiamo aspettarci un impatto nemmeno paragonabile al 2020. Non è un virus nuovo come allora. Sappiamo trattarlo con farmaci e monoclonali; abbiamo costruito e modellato vaccini efficaci contro le complicanze gravi. Siamo lontani dalla malattia sconosciuta e imprevedibile di allora».

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