Dpcm anti Covid, l'immunologa Viola: «Non risolve il caos trasporti»

Dpcm anti Covid, l'immunologa Viola: «Non risolve il caos trasporti»
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Martedì 13 Ottobre 2020, 12:12 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 11:09

Non tutti i punti analizzati e affrontati nell'ultimo Dpcm serviranno ad arginare la seconda ondata di Covid. È il punto i vista dell'immunologa Antonella Viola, ordinaria di Patologia generale del dipartimento di Scienze Biomediche dell'università di Padova: «Alcune disposizioni sono certamente utili - ha spiegato attraverso un post su Facebook Viola - altre avranno un'efficacia relativa e altri ancora mi lasciano perplessa».

L'immunloga è consapevole di una situazione complessivamente complicata: «Purtroppo la formula magica non c'è e capisco quanto sia difficile coniugare esigenze sanitarie, politiche, sociali e di diritto». Quindi, il nodo più importante: «Ci sono dei punti però, che non sono stati toccati e che, invece, per la loro criticità vale la pena ricordare. Uno è certamente quello dei trasporti.

Come ripeto sin da marzo, rappresentano un aspetto cruciale, perché la mascherina non ci può proteggere nelle condizioni di forte assembramento che abbiamo visto in tram e metropolitane».

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L'errore, tuttavia, ha origini più lontane nel tempo: «Durante l'estate si sarebbero dovuti trovare dei rimedi, organizzando il potenziamento delle linee pubbliche. Era evidente che con la ripresa di scuola e attività lavorative, ci saremmo trovati in simili condizioni. Ora è tardi, mancano mezzi e personale».

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Pubblicato da AntonellaViola su Martedì 13 ottobre 2020

Detto del problema, è la volta delle soluzioni: «Certamente si sarebbe dovuto imporre un aumento dello smart working. Perché consigliarlo e non regolamentarlo? Sarebbe stato un segnale forte, avrebbe avuto maggiore incisività».

Il discorso si estende al mondo dell'istruzione: «Credo sia giusto iniziare a pensare di implementare la didattica a distanza. Nel caso delle università, dove ho esperienza diretta come docente, il sistema ha funzionato molto bene durante il lockdown e non ci sarebbero problemi di tipo formativo o organizzativo se si decidesse di ricominciare così. Forse anche per gli ultimi due anni della scuola superiore si potrebbe aprire una discussione, cercando di capire se per questi ragazzi si può sostituire la lezione frontale con quella a distanza, valutandone costi e benefici». Ma bisogna essere rapidi, conclude Viola: «Affrontiamo subito questi argomenti, perché introdurre piccole restrizioni quando sarà troppo tardi, non serve a molto».

 

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