Covid, Ricciardi: «Vaccino sarà prodotto in Italia in autunno». Fauci: «La pandemia tornerà»

Coronavirus, Ricciardi: «Verso produzione vaccino in Italia. in autunno prime dosi
Coronavirus, Ricciardi: «Verso produzione vaccino in Italia. in autunno prime dosi
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Mercoledì 10 Giugno 2020, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 16:26

L'Italia si sta organizzando per produrre sul territorio nazionale una parte ingente del candidato vaccino europeo anti-Covid. L'annuncio arriva da Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità e Consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza. Ed anche se i tempi restano ancora incerti, l'obiettivo è di avere le prime dosi disponibili per il prossimo inverno. Rispetto a un vaccino contro il nuovo coronavirus, «l'Europa è molto più avanti degli Stati Uniti e ci stiamo organizzando affinché una parte sostanziale venga prodotto in Italia. Quindi - ha spiegato Ricciardi - ci stiamo organizzando per essere tra i paesi leader».

Ed ancora: «Devo dire con piacere - ha aggiunto - che in questo caso l'Europa è avanti rispetto agli Stati Uniti», perché il vaccino che si sta sviluppando, quello che vede unita l'Università di Oxford in collaborazione con l'azienda Irbm di Pomezia e la multinazionale AstraZeneca, «è in una fase di sviluppo più avanzata rispetto all'altro». Quanto ai tempi, «se le cose vanno bene, in autunno-inverno potremmo avere le prime dosi e naturalmente anche quelle per gli italiani». Italia in prima linea dunque, anche se la produzione di uno o più candidati vaccini implica comunque degli aspetti problematici e non scontati, sottolinea all'ANSA il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi. Le aziende farmaceutiche italiane che hanno le tecnologie per i vaccini, ha spiegato, «sono pronte a produrre il vaccino anti-Covid 'europeò; sul territorio nazionale abbiamo infatti vari hub e poli industriali specializzati, come quello toscano».


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Tuttavia, ha precisato, «va detto che molto dipenderà da quale tipo di vaccino arriverà alla fine a superare la fase 3 di sperimentazione e si dimostrerà quindi quello giusto. Infatti, i candidati vaccini non sono tutti uguali e ciascuno di quelli in sperimentazione implica differenti procedure di produzione. Non è pertanto scontato che tutte le nostre aziende possano produrre qualunque tipo di vaccino». Al momento, rileva Scaccabarozzi, «secondo i dati dell'Oms, ci sono 136 candidati vaccini allo studio dei quali 8 sono in fase di sperimentazione 2 o 3. La nostra speranza, naturalmente, è che al traguardo possano arrivare più vaccini». Ma proprio per questo, chiarisce, «è fondamentale puntare ad una alleanza europea per la produzione. Ovviamente, l'auspicio è che il o i vaccini finali siano producibili in Italia ma, se così non fosse, la priorità è che siano comunque disponibili per tutti». Anche se la produzione avverrà fuori dall'Italia, cioè, «indipendentemente dall'origine dell'azienda 'madre', si punta ad avere comunque una produzione mondiale che garantisca il vaccino a tutti i Paesi». 
 

 


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Insomma, stigmatizza il presidente delle imprese del farmaco, «i o il futuro vaccino non sarà targato Usa, Ue o Italia, ma sarà per tutti i Paesi. La Ricerca, infatti, è globalizzata ed i risultati, indipendentemente dal capitale dell'azienda produttrice originaria, saranno comunque messi a disposizione di tutti». Dunque, «qualsiasi vaccino arriverà, sarà disponibile per tutti i Paesi». In questo senso, Scaccabarozzi giudica «fondamentale» l'azione portata avanti dal ministro Speranza che, insieme a Francia, Olanda e Germania, «ha lanciato una alleanza ed un accordo per il vaccino, la 'Inclusive vaccine Alliance'». L'obiettivo, conclude, è appunto «garantire la copertura e la disponibilità del futuro vaccino anti-Covid a tutti i Paesi europei. Nessuno escluso».​
 

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