Psoriasi, il successo della cura con gli anticorpi monoclonali

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di Graziella Melina
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Giovedì 8 Dicembre 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:58

C'è chi ai colloqui di lavoro prova a nascondere quelle chiazze rosse ben visibili sulle mani.

I più giovani, invece, non riescono a vincere l’imbarazzo di farsi vedere a torso nudo. Spesso, infatti, si ignora che quel senso di prurito che non dà pace è il segnale di un mal funzionamento del sistema immunitario. Gli effetti della psoriasi, una malattia infiammatoria cronica molto comune che si manifesta sulla pelle con placche, eritemi e desquamazione, mette a dura prova la qualità di vita del 3% circa della popolazione mondiale; si stima che in Italia siano 2 milioni le persone che ne sono colpite. La forma più comune (l’80-90% di tutti i casi) è quella a placche, che compaiono sui gomiti, sulle ginocchia, nella zona lombare della schiena, sul cuoio capelluto; nelle forme più gravi possono estendersi su tutta la superficie corporea. Per tutti questi pazienti, che tendono spesso a isolarsi, i ricercatori stanno studiando farmaci innovativi sempre più efficaci.

LA DIAGNOSI

 «Oggi per fortuna grazie a un riconoscimento precoce delle sue manifestazioni – spiega Gabriella Fabbrocini, direttore della Clinica Dermatologica dell’Università Federico II di Napoli – la psoriasi viene diagnostica molto presto. Ed è un bene perché spesso ci può essere una compartecipazione a carico di organi interni oppure delle articolazioni con la sindrome metabolica o il rischio di un diabete». I sintomi sono ormai ben noti. «È una patologia che classicamente si manifesta in maniera lieve-moderata con chiazze a gomiti e ginocchia – precisa Fabbrocini – però ha delle manifestazioni poi molto più severe, perché può coinvolgere più del 10-15 per cento della superficie cutanea. Può essere particolarmente invalidante quando colpisce mani e piedi, quindi il paziente non riesce più a camminare, a svolgere le attività quotidiane. A volte è particolarmente estesa e severa anche se colpisce piccole aree, come per esempio le unghie o il cuoio capelluto, che diventano particolarmente pruriginosi».

LE TERAPIE

 Per migliorare la qualità di vita dei pazienti esistono diverse terapie che riescono a tenere sotto controllo i sintomi. «La psoriasi è una patologia che è possibile curare modulando l’infiammazione – precisa l’esperta – Oltre alle terapie tradizionali, come le solite creme, esistono mousse oppure schiume molto efficaci e assorbibili».

Ma nei casi di psoriasi più severa, o quando i trattamenti topici e la fototerapia non sono efficaci, è necessario ricorrere all’assunzione di farmaci per via sistemica (per via orale o per iniezione), che offrono un buon controllo della malattia, ma possono avere importanti effetti collaterali, come il metotrexate, la ciclosporina, l’acitretina. Risultati promettenti arrivano invece dai nuovi farmaci. «Esistono ormai da 20 anni farmaci biotecnologi che hanno cambiato la storia naturale di questa malattia – assicura Fabbrocini – Sappiamo che l’anticorpo monoclonale bimekizumab, progettato per inibire due citochine “chiave” che guidano i processi infiammatori, ha maggiore efficacia e mantenimento rispetto ad altri farmaci».

GLI OBIETTIVI

 Le terapie efficaci, dunque, sono disponibili per tutti. E presto arriveranno anche i risultati del progetto Epicensus, un’iniziativa di approfondimento della psoriasi, promossa dall’azienda biofarmaceutica Ucb e con il coinvolgimento di medici e rappresentanti dei pazienti di 8 Paesi europei. «Il documento finale – spiega Fabbrocini – ci permetterà di migliorare l’assistenza al paziente e l’efficienza delle opzioni terapeutiche, migliorando così i percorsi assistenziali condivisi». Intanto, i pazienti chiedono di poter accedere alle cure più promettenti. «In Italia, pur avendo la possibilità di tantissimi farmaci innovativi ormai passati al vaglio di Aifa, non è così facile trovarli in tutte le Regioni. Questo comporta un pellegrinaggio da un ospedale all’altro», denuncia Valeria Corazza, presidente dell’associazione psoriasici italiani Amici fondazione Corazza. «Il problema – prosegue la presidente – è che spesso le amministrazioni spingono lo specialista a prescrivere farmaci meno costosi. Ecco perché noi chiediamo un accesso equo alle terapie nuove su tutto il territorio italiano e una presa in carico multidisciplinare; è necessario poi che questa malattia entri nel piano nazionale cronicità. Non dimentichiamo che la psoriasi non è una malattia rara, sono circa 2 milioni le persone che ne soffrono». 

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