Obesità sempre più diffusa: al Policlinico Umberto I di Roma presto un nuovo intervento che fa dimagrire e contrasta il diabete

Si tratta della gastroplastica endoscopica

Obesità sempre più diffusa: al Policlinico Umberto I di Roma presto un nuovo intervento che fa dimagrire e contrasta il diabete
di Graziella Melina
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Giovedì 9 Marzo 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 10:51

Per chi soffre di sovrappeso, liberarsi dei chili in più diventa spesso un traguardo insormontabile.

Eppure, non bisogna mai sottovalutare il problema, perché gettare la spugna significa mettere a repentaglio il proprio stato di salute. L’obesità è infatti una malattia cronica che negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più tra la popolazione. La prevalenza dell’obesità in Italia rispecchia quella mondiale. Si registrano circa 18 milioni di adulti in sovrappeso e 6 milioni di adulti obesi. Anche nei bambini e negli adolescenti il fenomeno è in crescita. «L’obesità è una malattia multifattoriale – spiega Alfredo Genco, professore di Chirurgia dell’università La Sapienza di Roma – Tra le diverse cause c’è prima di tutto l’alterato comportamento alimentare del paziente. Non dimentichiamo, infatti, che una piccola disfunzione ormonale di tipo tiroideo può essere presente, ma è responsabile solo del 4-5 per cento del peso in più, quindi non di un aumento così importante». A determinare un aumento eccessivo dell’indice di massa corporea, ossia del rapporto tra il peso corporeo espresso in chilogrammi e il quadrato dell’altezza indicato in metri, sono soprattutto fattori esterni. «Oltre ad uno scorretto comportamento alimentare – prosegue Genco – incidono molto anche i fattori ambientali che inducono il paziente a mangiare più del dovuto. Uno stile di vita non idoneo, inoltre, non consente di fare vita attiva e di consumare le calorie in più che si sono ingerite con gli alimenti in eccesso durante il giorno». Ma vanno tenuti in conto anche i fattori genetici. «Ci sono pazienti che tendono a essere più obesi di altri – precisa il chirurgo del Policlinico Umberto I - ma sono tutti fattori secondari rispetto al comportamento alimentare del paziente e ai fattori ambientali. Si può arrivare a un certo punto in cui, nonostante svariati tentativi, né la dieta né i farmaci risultano efficaci. In questi casi, dunque, solo la chirurgia diventa l’unica strada percorribile. Il problema dell’obesità al momento attuale non lo possono risolvere né la dieta né i farmaci. La dieta infatti è necessaria per chi non è obeso o al fine di mantenere il proprio peso, oppure per chi è in lieve sovrappeso per cercare di non diventare obeso. Ma in caso di obesità la dieta purtroppo non basta. Questo è il motivo per il quale c’è stata una grande esplosione della chirurgia bariatrica in questi anni». La Federazione internazionale per la chirurgia dell’obesità e dei disturbi metabolici (Ifso) ha calcolato che il numero totale di procedure bariatriche-metaboliche nel 2016 ammonta a 685.874; il 92,6% di questo valore (634.897) corrisponde a procedure primarie d’intervento e il 7,4% riguarda la percentuale di re-intervento (50.977). Anche in Italia si è registrata una crescita notevole del numero di interventi eseguiti: secondo le stime della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle Malattie Metaboliche (Sicob) nel 2019 si è arrivati a 16.880 tra interventi chirurgici (15.687) ed endoscopici (1.193).

«La chirurgia non è una scorciatoia ma deve essere sempre l’ultima ratio – mette in guardia Genco - A prescindere dal peso, dalla loro entità dei pazienti, noi cominciamo sempre con interventi conservativi, ossia la dieta e i farmaci. È chiaro che quando il paziente viene da noi dopo aver avuto 20 anni di diete fallimentari o di farmaci non efficaci, valutiamo poi altre alternative».

I pazienti che accettano di sottoporsi a un intervento chirurgico sono comunque pochi: per la scarsa offerta di chirurgia dell’obesità, in Italia si possono sottoporre ad intervento chirurgico soltanto l’1,5-2% dei pazienti obesi. Troppo pochi ancora i reparti di chirurgia bariatrica presenti sul territorio e troppo bassa la percentuale dei pazienti che accettano di sottoporsi ad interventi chirurgici demolitivi ed invasivi. In sostanza, una percentuale estremamente alta di pazienti obesi con malattie gravi indotte dall’obesità, pari al 98,5% di pazienti, non si sottopone a chirurgia.

«Il 57 per cento degli interventi chirurgici nel mondo è rappresentato da un intervento che si chiama sleeve gastrectomy chirurgia bariatrica – sottolinea Genco – È molto efficace, semplice, si fa in anestesia generale, ma è abbastanza demolitivo perché rimuove più dell’80 per cento dello stomaco. Così il paziente ha un contenitore molto più piccolo che si riempie presto, gli dà sazietà e induce calo ponderale anche attraverso vie metaboliche che riducono l’appetito. Oggi però c’è una novità: grazie alla gastroplastica verticale endoscopica, che presto utilizzeremo al Policlinico Umberto I di Roma e che già eseguiamo presso la clinica Paideia International Hospital di Roma, abbiamo la possibilità di eseguire l’intervento tutto per via endoscopica attraverso l’uso di un semplice gastroscopio, corredato all’estremità di un applicatore di punti di sutura. Dalla bocca raggiungiamo lo stomaco: con un ago di 16 millimetri riusciamo a ridurre il volume della cavità gastrica plicandola, quindi senza la necessità di tagliarla o rimuoverla. Si tratta in sostanza di un intervento reversibile e sicuro».

LA TECNICA

La nuova tecnica mininvasiva è destinata al paziente obeso di primo e secondo grado dai 18 ai 70 anni. Dopo 45-50 minuti il paziente si sveglia, non ha cuciture, né dolore. La perdita di peso è di circa il 20 per cento del peso totale entro un anno. «Ricordiamo che l’intervento non è la panacea – precisa Genco – ma è un mezzo che dà al paziente la possibilità di dimagrire bene e di controllare le malattie scatenate dall’obesità, in primis il diabete, che ha tra l’altro un peso anche per il servizio sanitario nazionale non indifferente. In Italia, infatti, per curare il diabete spendiamo un milione di euro l’ora».

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