Infertilità, attenzione all'età. Il ginecologo Vaiarelli: «Diagnosi precoce, per ogni donna un piano di stimolazione»

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di Carla Massi
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Giovedì 12 Gennaio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 16:16

Diventare mamma, diventare papà, oggi sono sogni sempre più realizzabili anche per chi ha problemi di infertilità, grazie agli avanzamenti scientifici nel campo della medicina della riproduzione.

Si procede passo dopo passo, intervenendo progressivamente con soluzioni e trattamenti. La cura della sterilità femminile dipende dalle cause della sterilità stessa. Per questo è necessario che la fase diagnostica sia eseguita nel modo più preciso e completo possibile. A spiegare il percorso che segue la coppia è Alberto Vaiarelli, ginecologo, segretario della Società italiana di Fertilità e Sterilità.

Cominciamo dalla prima richiesta d’aiuto.

«Quando una coppia chiede la nostra consulenza i fattori che prendiamo in considerazione sono l’età della donna che maggiormente incide sulle chance di concepimento, il tempo di ricerca della gravidanza, nonché la qualità del liquido seminale».

Se la paziente è giovane, trent’anni o poco più?

«Se abbiamo davanti una paziente giovane di 30-33 anni spieghiamo alla coppia come ottimizzare le possibilità di concepimento.

Con il supporto di alcuni farmaci stimolanti e/o di monitoraggi ecografici dell’ovulazione naturale in clinica, in modo che si sappia qual è il momento giusto per avere rapporti mirati a casa».

Il secondo passaggio?

«Il passaggio successivo è quello dell’inseminazione intrauterina: il seme maschile viene trattato e poi inserito con un catetere direttamente nella cavità dell’utero durante il periodo dell’ovulazione, per facilitare l’incontro dei gameti. Ultimo passaggio la fecondazione in vitro. A seguito di una stimolazione ormonale per induzione di una crescita follicolare multipla di 10-15 giorni eseguita dalla donna con farmaci sottocutanei avviene il prelievo degli ovociti in sala operatoria e la raccolta del liquido seminale, che poi i biologi provvedono a trattare. Si individuano l’ovocita e lo spermatozoo più competenti da far incontrare attraverso la Icsi (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo), nel laboratorio di embriologia».

Quali novità per le donne che affrontano questi trattamenti?

«La buona notizia è che stiamo studiando soluzioni sempre più personalizzate, con ricerche scientifiche approfondite sull’azione dei farmaci ormonali che impieghiamo. Studi che permettono di scegliere per ogni donna un protocollo di stimolazione sempre più adatto e più efficace, minimizzando i rischi, ormai quasi azzerati, di una iper-stimolazione ovarica».

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