Dieta, dimmi cosa mangi (e a che ora): ecco il test che verifica se le nostre abitudini a tavola sono giuste

Antonio Moschetta, professore dell'Università di Bari: serve anche a prevenire l'obesità

Dieta, dimmi cosa mangi (e a che ora): ecco il test che verifica se le nostre abitudini a tavola sono giuste
di Daniele Uva
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Giovedì 11 Maggio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 12:49

È considerato uno dei regimi alimentari più salutari al mondo.

In grado di prevenire le malattie mataboliche, di tenere sotto controllo il rischio obesità, di salvaguardare il sistema cardiovascolare grazie all’utilizzo di alimenti ricchi di grassi buoni e di fibre. Spesso, però, la dieta mediterranea viene messa da parte anche nel nostro Paese, a vantaggio dei cosiddetti “cibi spazzatura”. Per questo l’università Aldo Moro di Bari ha messo a punto un questionario online che in poche mosse permette di capire quanto le proprie abitudini alimentari siano conformi allo stile della dieta mediterranea, ottenendo anche consigli pratici e mirati per migliorare il proprio regime riducendo al massimo il rischio cardiovascolare. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata Nutrients ed è stato realizzato dal gruppo di ricerca del professor Antonio Moschetta, ordinario di Medicina interna nell’ateneo pugliese, nell’ambito degli studi finanziati dal progetto Pnrr “On-foods”. Attraverso il questionario, al quale si può aderire gratuitamente, è possibile capire cosa le persone mangiano e, soprattutto, a che ora. Criteri, questi, che permettono di guidare lo stile alimentare più sano e aderente ai principi cardine della dieta più famosa del mondo.

La ricerca ha quindi permesso di mettere a punto un punteggio – “score” – di rischio per analizzare non solo la tipologia e le quantità di cibi assunti ma anche le abitudini relative allo stile di vita, come il momento della giornata in cui vengono consumati i pasti principali, l’attività fisica e l’eventuale assunzione di alcolici. «Si tratta di abitudini che non erano mai state prese in considerazione dai precedenti questionari che valutavano l’aderenza alla dieta mediterranea e che invece hanno un impatto importante nella patogenesi dell’obesità e delle malattie che ne derivano, sul piano cardiovascolare, metabolico e oncologico», spiega Moschetta. Lo score prevede un risultato che va da meno 13 a più 25 punti: più è basso il punteggio, minore è l’aderenza alla dieta mediterranea. Maggiore sarà, di conseguenza, il rischio di adiposità addominale e quindi di eventuali problemi cardiovascolari. «Abbiamo previsto punteggi diversi in base alle quantità assunte di frutta, verdura, carne, pesce, pasta, burro, cereali, carboidrati e alcolici – prosegue il ricercatore – ma anche domande relative al momento della giornata in cui li consumiamo e alla frequenza con cui facciamo esercizio fisico».

Il professor Antonio Moschetta

GLI EFFETTI

Le abitudini alimentari, così come i loro effetti sulla salute, sono infatti molto personali. Per questo occorre considerare le caratteristiche di ogni individuo, predisponendo un approccio personalizzato. «Non possiamo pensare che lo stesso pasto abbia gli stessi effetti su due persone che hanno un consumo energetico diverso o che una stessa quantità di pasta venga metabolizzata e immagazzinata allo stesso modo in due momenti diversi della giornata – conferma Moschetta – le cattive abitudini a tavola si ripercuotono sull’accumulo di tessuto adiposo viscerale e proprio questo grasso è responsabile di inviare messaggi ormonali a tutto l’organismo e di causare quelle alterazioni responsabili di malattie cardiovascolari». Conoscere i rischi ai quali si va incontro è, quindi, «fondamentale per la propria salute, non solo per ammalarsi meno, ma per far funzionare meglio le terapie, per esempio in caso di diabete e ipercolesterolemia», continua Moschetta. Lo studio è stato condotto per circa tre anni fra i pazienti della clinica medica universitaria “C. Frugoni” del Policlinico di Bari, diretta da Carlo Sabbà, ed è basato su casi concreti: più di 350 soggetti con età media di 50 anni. Il primo autore della ricerca, Carlo De Matteis, conclude: «L’alimentazione deve essere sempre più al centro della terapia medica, come primo argine alle malattie e come strumento per vivere meglio».

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