Covid e influenza, il doppio virus: il mix esaspera i sintomi e allunga la malattia

Quasi 500mila gli italiani a letto nell'ultima settimana. Negli Usa i tamponi che rilevano entrambi gli agenti patogeni

Covid e influenza, il doppio virus: il mix esaspera i sintomi e allunga la malattia
di Carla Massi
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Giovedì 9 Marzo 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 10:50

Febbre alta a esordio improvviso, tosse secca e stizzosa, mal di testa, stanchezza, brividi, dolori muscolari e articolari, dolori addominali, nausea, vomito, mal di gola, naso congestionato, ridotta qualità del sonno.

L’influenza Australiana, arrivata da noi all’inizio dell’autunno, non molla la presa. L’epidemia stagionale di influenza batte il record di durata. Dieci milioni di italiani sono stati colpiti da ottobre a oggi, la curva non sembra ancora arrestarsi. La ragione di un simile effetto prolungato potrebbe essere dovuta ai due anni di pandemia. La cosiddetta “memoria immunitaria”, la capacità dell’organismo di rispondere a infezioni già avute e di cui si è mantenuto il ricordo, è, in qualche modo, andata in letargo. E, in questo periodo, il virus influenzale sembra mischiarsi con estrema facilità a quello del Covid. Rendendo spesso difficile la diagnosi ai primi segnali, esasperando i sintomi e allungando i giorni di malattia. Nell’ultima settimana, si legge nel rapporto epidemiologico InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità, sono stati 479mila gli italiani messi a letto da sindromi simil-influenzali. Circa 3mila in più rispetto ai sette giorni precedenti. Aumenta la circolazione dei virus influenzali. La stagione 2022-2023, spiegano i ricercatori, si è rivelata tra le più virulente degli ultimi anni. Dopo il picco a fine novembre che ha visto quasi 1 milione di casi in una settimana, il calo è proseguito fino alla seconda metà di gennaio, quando la discesa dei contagi, però, si è arrestata. Siamo alla quinta settimana consecutiva senza variazioni. Con l’arrivo di marzo si prevedeva, invece, una curva in discesa.

SENZA TREGUA

Dopo il picco di inizio dicembre, quando si raggiunse il 16 per mille di incidenza, da metà gennaio a oggi l’epidemia stagionale sembra quindi non calare di intensità, soprattutto tra i bambini più piccoli. La discesa del numero di casi di influenza si è interrotta nella settimana compresa tra il 13 e il 19 febbraio. Ed è seguito un lieve aumento dei contagi. Una variazione di piccola entità, confermata però anche da un incremento della circolazione dei virus influenzali. Prova di questo mix è la decisione presa dalla Food and drug administration americana (Fda è l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) ha autorizzato l’uso di del primo test casalingo in grado di rilevare sia il Covid-19 che l’influenza. Il tampone nasale monouso, prodotto dall’azienda Lucira Health, è in grado di distinguere tra influenza A e B e coronavirus. Con il kit monouso, acquistabile senza prescrizione medica, si procede al prelievo “fai da te” di campioni da tamponi nasali: si possono effettuare anche sui banbini dai due anni in su e i risultati si ottengono in circa 30 minuti. Sul fronte del Covid il virus, per ora, non cambia ma la pandemia non è finita. Lo conferma Antonella Viola, immunologa Ordinario di Patologia generale al Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova. «La buona notizia – commenta – è che per il momento il virus non sembra cambiare in maniera importante, Omicron rimane la variante che sta circolando sotto forma di varie sottovarianti. Non c’è stato un cambiamento così importante da mettere in crisi la vaccinazione o anche le immunità date da infezioni pregresse». Il virus del Covid non sembra, dunque, mutare e sono in stallo le coperture dei richiami per i vaccini raggiungendo il 31,2% per la quarta dose e il 15,3% per la quinta dose. Come rileva il monitoraggio della Fondazione Gimbe. Sono ancora 8,63 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Negli ultimi dieci giorni, inoltre, si registra un calo dei contagi di Covid-19 (-9,4%) e dei decessi (-6,6%). Stabili i ricoveri (-1%) e lieve risalita delle terapie intensive (+3%). Per l’immunologa siamo in una fase della pandemia in cui non c’è più l’emergenza, il numero dei contagi non è altissimo. «È importante l’indice di quello che accade negli ospedali – aggiunge Antonella Viola – perché oggi sappiamo che non si fanno più molti tamponi. In questo momento navighiamo un po’ a vista».

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