Sempre più ore di luce nella giornata e temperature in salita. Una combinazione favorevole per fermare la diffusione del virus. Non perché il caldo abbia il potere di contrastarlo ma perché, in estate, cambiano le nostre abitudini. Si vive di più all’aria aperta e si riducono gli assembramenti (discoteche superaffollate a parte). Lo scorso anno c’è stato un decremento delle infezioni poi riprese per effetto di un preoccupante allentamento di ogni forma di protezione. «Siamo relativamente ottimisti. Non perché il Sars-CoV-2 soffra il caldo – spiega Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute – ma essendo un virus respiratorio durante la stagione estiva c’è un naturale distanziamento sociale. Aumentando anche la proporzione delle persone che si vaccinano cominciando a vaccinare anche i giovani, dovremmo dare una botta ancora maggiore a questa epidemia». In estate è la minore umidità il parametro che gioca il ruolo maggiore, non il calore in sé. Come dimostrano le condizioni dell’India dove, nonostante le temperature elevate, il virus circola attraverso i contatti. Quindi, anche se il termometro segna 40 gradi, mantenere le distanze, mani disinfettate e mascherina.
Covid, rischio contagio: la minore umidità l'alleato dell'estate. Ma incide anche il cambio di abitudini
di Carla Massi
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Giovedì 10 Giugno 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 17:36
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