In braccio nuovo di zecca, una nuova vita. Davide Dalpane, 19 anni, di Lugo, nel Ravennate, è più che pronto e felice di potersi riappropriare della quotidianità.
E anzi, di progettare un futuro da professore di educazione fisica grazie a un braccio bionico. È dall’estate del 2020 che sognava questo momento, da quando a soli 16 anni ha subito l’amputazione di un braccio per via di un incidente in moto. È stata dura, ma non è mai rimasto solo. «Ho avuto la fortuna di avere amici che sono venuti a vivere con me», racconta Davide. «Un mese in cui mi hanno aiutato a fare tutto», aggiunge.
LA PROCEDURA
Da allora la sua «nuova» vita ha iniziato a prendere una forma diversa rispetto al passato. «Prima dell’incidente giocavo a pallavolo, passione che è proseguita giocando a sitting volley, la pallavolo paralimpica», racconta. Poi la proposta che gli ha cambiato la vita. «Quando sono andato ad informarmi per una protesi estetica - racconta - mi hanno suggerito di provare una protesi bionica che richiedeva però un intervento». La procedura è piuttosto innovativa: si basa su una tecnica neurochirurgica, la Tmr, che prevede la re-innervazione dei muscoli target per innesto di protesi, che consente di aggirare la memoria del cervello per controllare l’arto artificiale. Pioniere nazionale di questa tecnica è il neurochirurgo Guido Staffa, del Maria Cecilia Hospital di Cotignola, clinica accreditata con il Sistema sanitario nazionale. Negli ultimi quattro anni nel nostro Paese sono stati eseguiti sette interventi di Tmr, tutti dal team di Staffa. Nel mondo gli interventi simili sono finora stati una cinquantina. «La funzione della Tmr è creare i presupposti per l’impianto protesico», spiega Staffa.
L’OSTACOLO
«Anni fa ho fatto parte di un gruppo di studio sugli amputati: le protesi elettriche impiantate – continua il professor Staffa - non venivano utilizzate bene dai pazienti in quanto per eseguire il movimento si devono contrarre muscoli che sono tuttavia deputati a movimenti diversi.
LA PREPARAZIONE
Usare una protesi è un lungo percorso di preparazione e riabilitazione, che consente al paziente di imparare a usare l’arto artificiale. Spesso è necessario anche un intervento chirurgico per creare nuovi «collegamenti» neuro-muscolari adeguati. La tecnica Tmr serve proprio a questo scopo. Ma sembra funzionare molto bene. O almeno è stato così per Davide. «Dopo soli 6 mesi di riabilitazione - riferisce il giovane paziente romagnolo - riuscivo già ad usarla. Grazie a questa protesi riesco a fare molte più cose sia in casa, in cucina soprattutto, sia fuori ad esempio per andare a fare la spesa e tenere in mano oggetti». Ora, a un anno di distanza dall’intervento, le cose sono migliorare ancora di più. «Adesso vivo a Verona con la mia morosa - racconta Davide, finalmente sereno - Prima dell’incidente volevo fare il poliziotto, ma adesso potrei fare solo la parte del lavoro di ufficio. Quindi ho preferito scegliere una carriera diversa. Per questo ho intrapreso gli studi per diventare professore di educazione fisica. L’obiettivo è quello di dimostrare che la disabilità non deve essere un limite».
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