Tumore renale tolto e bypass impiantato, intervento record su paziente romano al Gemelli

Durante l'operazione si è proceduto anche alla rimozione di un enorme trombo in vena cava inferiore

Tumore renale tolto e bypass impiantato, intervento record su paziente romano al Gemelli
Tumore renale tolto e bypass impiantato, intervento record su paziente romano al Gemelli
di Barbara Carbone
3 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Febbraio 2023, 22:34 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 11:24

Maratona di 10 ore per un intervento “3 in 1” che ha salvato la vita a Mario, un 62enne romano. L’eccezionale operazione è stata eseguita al Gemelli da tre diverse équipe (urologica, cardiochirurgica e di chirurgia epato-biliare). In un’unica seduta il paziente è stato sottoposto a bypass coronarico, asportazione di un tumore renale e rimozione di un enorme trombo in vena cava inferiore. Un intervento di rara complessità che ha visto scendere in campo un team multidisciplinare di specialisti.

Freddo attacca il cuore, ischemia cardiaca o cerebrale e mortalità cardiovascolare: come difendersi

Il super-intervento del Gemelli


Ognuna delle patologie del paziente, oggi fuori pericolo, era potenzialmente fatale. «Tutto inizia al pronto soccorso del Gemelli dove Mario si reca perché aveva visto le urine rosse di sangue – ricorda Marco Racioppi, direttore ad interim UOC Clinica Urologica del Gemelli e professore associato di Urologia, Università Cattolica del Sacro Cuore - I medici chiedono subito un’ecografia renale che evidenzia la presenza di una massa di 7 cm a carico del rene destro. Si sospetta un tumore renale che può esordire proprio con un’ematuria silenziosa».
Il paziente viene ricoverato e sottoposto ad una serie di accertamenti in previsione dell’intervento di nefrectomia.

E qui arriva la prima sorpresa. La Tac rivela che il tumore ha invaso il bacinetto del rene e la vena renale dove si è formato un enorme trombo che risale per tutta la vena cava inferiore. Il trombo, lungo circa 15 centimetri e con un diametro che, in alcuni punti, raggiunge i 6, si estende fino al cuore.


LE REAZIONI
La situazione rischia di precipitare. «Di solito, nonostante la presenza all’interno del cuore, è possibile ‘sfilare’ il trombo dal basso, cioè dal livello del rene, dove origina, sotto stretto controllo cardiochirurgico (il trombo potrebbe infatti sgretolarsi e causare una massiva embolia polmonare) - spiega  Piero Farina, Uoc di cardiochirurgia del Gemelli- In questo caso, le eccezionali dimensioni del trombo e della sua porzione intracardiaca richiedevano il collegamento del paziente a una macchina per la circolazione extracorporea, per evitare prolungati periodi di ipotensione e ridurre le perdite di sangue». Inoltre, i consueti accertamenti cardiologici preoperatori rivelano la presenza di un restringimento critico a carico dell’arteria discendente anteriore, la ‘regina’ delle coronarie. In queste condizioni, il cuore non sarebbe stato in grado di sopportare l’intervento. Non percorribile neanche la possibilità di disostruire la coronaria impiantandovi uno stent. 
Questa soluzione avrebbe richiesto una terapia con farmaci anti-aggreganti che avrebbero aumentato il rischio di sanguinamento durante l’intervento.  Da lì la decisione di un intervento “3 in 1”. Scelta estrema rivelatasi vincente. Oggi Mario è uscito dall’ospedale sulle sue gambe e anche di corsa. Ad attenderlo a casa c’è il figlio. È lui che gli ha dato la forza di affrontare questo calvario. Ma il ragazzo è autistico e il suo papà non vuole farlo aspettare un minuto in più.

  

© RIPRODUZIONE RISERVATA