Un uomo di circa 60 anni, affetto da un tumore linfatico e in cura al Yale New Haven Hospital, in Connecticut, negli Usa, è positivo al Covid da 471 giorni. Stando ai dati raccolti fino a oggi, sarebbe l'infezione più lunga mai documentata dall'inizio della pandemia, dopo un caso di 505 giorni registrato nel Regno Unito ad aprile in un paziente immunodepresso poi deceduto.
Covid: il secondo caso più lungo negli Stati Uniti
Secondo gli studi condotti dalla Yale University e illustrati su medRxiv (piattaforma online che mette a disposizione le ricerche prima che vengano sottoposte a revisione da parte della comunità scientifica) il paziente, aveva ricevuto diversi trattamenti, a causa del tumore, a partire dal 2019, finché a novembre 2020, ricoverato per altre analisi, è risultato positivo al Covid. A infettare l'uomo, il ceppo B.1.517 del virus, cioé la prima forma diffusa nella prima fase della pandemia, oggi praticamente estinto. «Salvo l'iniziale presentazione di sintomi a carico delle vie aeree superiori che non hanno richiesto ossigenazione né ricovero, il paziente è rimasto asintomatico per tutta la durata dell'infezione», riportano i ricercatori.
Investigators at the @Yale Center for Outcomes Research and Evaluation and @Harvard indicate that in Massachusetts, a state with a high vaccination rate, the most recent wave of SARS-CoV-2 infection was not associated with an increase in mortality. https://t.co/sbLeYA0tvh
— Yale School of Medicine (@YaleMed) August 31, 2022
I test effettuati sul paziente nel corso dell'infezione hanno mostrato che il virus si è evoluto in tre distinti genotipi, accumulando mutazioni a una velocità più alta di quanto si osserva in genere in natura, i ricercatori aggiungono: «Il nostro studio fornisce prove che le infezioni croniche da SarsCoV2 possono essere la fonte da cui emergono varianti geneticamente diverse capaci di causare futuri focolai di Covid-19».
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