West Nile, terzo morto in Italia: è un anziano nel Ferrarese. Altri due casi sospetti nel Trevigiano

Il caso confermato è stato comunicato all'Ausl che ha tempestivamente attivato l'indagine epidemiologica

West Nile, terzo morto in Italia: è un anziano nel Ferrarese. Altri due casi sospetti nel Trevigiano
West Nile, terzo morto in Italia: è un anziano nel Ferrarese. Altri due casi sospetti nel Trevigiano
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Mercoledì 20 Luglio 2022, 18:45 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 15:38

Il West Nile ha provocato un altro morto in Italia. Si tratta di un anziano di 88 anni, residente a Copparo nel Ferrarese, scomparso all'ospedale di Cona «per una grave forma di encefalite che, come confermato dalle indagini di laboratorio, è riconducibile al virus West Nile». Lo comunica l'Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara, sottolineando che «il caso confermato è stato comunicato all'Ausl che ha tempestivamente attivato l'indagine epidemiologica».

Due morti sospette nel Trevigiano

A questa si aggiungono altre due morti sospette per virus West Nile nel Trevigiano. L'Ulss 2 veneta è infatti «in attesa di conferma in relazione a tre casi probabili» di infezione «nel proprio territorio». Di questi, un 72enne di Cessalto «è già stato dimesso dall'ospedale ed è in buone condizioni di salute». Ma sono in corso accertamenti su altri due anziani che invece hanno perso la vita. Il primo caso, informa l'Ulss Marca Trevigiana, «risale al 15 luglio quando il Servizio Igiene e Sanità pubblica» Sisp «del Dipartimento di Prevenzione ha ricevuto la notifica di un caso probabile di arbovirosi da West Nile nel Comune di Ponzano Veneto. Un 73enne con significative comorbidità è deceduto in seguito a malattia neuroinvasiva. I test di conferma sono stati inviati a Padova.

Sempre in data 15 luglio è stato comunicato un secondo caso sospetto», relativo al 72enne di Cessalto che è stato dimesso, mentre «il 16 luglio il Sisp ha ricevuto una terza segnalazione, relativa al decesso di 87enne residente a Salgareda, anch'egli con patologie concomitanti». «Al fine di garantire le adeguate misure preventive per i cittadini, in attesa della conferma laboratoristica dei casi con test mirati», il Sisp ha dato «immediata comunicazione dei casi probabili ai sindaci interessanti, ricordando tutte le misure utili da adottare, sia ai privati che ai Comuni».

Il caso di Padova

In Veneto, in provincia di Padova, ieri sera all'ospedale di Schiavonia è deceduto un anziano di 77 anni. Affetto da più patologie, era stato ricoverato con un quadro di encefalite da West Nile. Attualmente, il quadro delle encefaliti comprende il paziente deceduto la scorsa settimana a Piove di Sacco (Padova), uno ricoverato sempre a Piove di Sacco in Terapia intensiva, confermato positivo alla West Nile, un terzo paziente ricoverato a Schiavonia, in miglioramento, un quarto in Azienda Ospedaliera a Padova. L'attività di monitoraggio ha evidenziato la presenza di due soggetti asintomatici donatori di sangue, positivi alla West Nile. Il Dipartimento di Prevenzione, con la parte veterinaria, registra due cavalli infetti dal virus con sindromi neurologiche.

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Bassetti: investire di più contro il West Nile

«Nel 2017-2018, quando facevo il primario a Udine, ho avuto moltissimi casi di forme di malattia da West Nile, virus del Nilo Occidentale. Dobbiamo dire che nella stragrande maggioranza dei casi è un'infezione che si autolimita. È un virus che è arrivato da noi ormai da parecchi anni. Sicuramente bisognerebbe investire maggiormente per la disinfestazione delle zanzare e per i controlli. Oggi ormai questo è un rischio presente. Peraltro, ci sono stati centinaia di casi negli anni 2017 e 2018 e nessuno ne aveva parlato. Evitiamo quindi di fare anche qui del terrorismo». È la riflessione di Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, che commenta così all'Adnkronos Salute le notizie sui primi casi rilevati in Veneto, tra cui un anziano che è deceduto. Il virus West Nile «è trasmesso da una zanzara di quelle normali, la zanzara Culex è la tipica», il vettore più comune.

«È un virus che è endemico, e lo sappiamo - ripete l'esperto - in alcune aree del nostro Paese maggiormente che in altre: parliamo del Friuli Venezia Giulia, del Veneto, del Trentino Alto Adige, magari si espande anche a zone della Lombardia e dell'Emilia Romagna. Se ci fosse un rimedio, sarebbe giusto parlare alla gente dicendo di andare a fare il vaccino o quant'altro. Ma così si finisce per fare del terrorismo. Si dice: se ti punge la zanzara ti può venire la meningite e se hai 80 anni puoi morire. Ma sapete quanti sono i microrganismi trasmessi dalle zanzare, dalle zecche, da molteplici vettori che possono causare delle forme di meningoencefalite?». Per Bassetti «non è così che ci si deve porre nei confronti della gente. La cosa che si può fare è dire che bisogna in qualche modo investire per fare una maggiore disinfestazione per esempio delle zanzare, anche se bisognerebbe farla un po' prima. Adesso forse è un pò tardi, andava fatta forse a maggio-giugno». In ogni caso quello che si deve evitare, conclude l'infettivologo, è chiaro: «Non bisogna allarmare le persone».

 

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