La stagnazione dei nuovi casi è conclusa, l’incremento è cominciato. La simulazione che circola all’Istituto superiore di sanità e che è stata visionata anche dal Comitato tecnico scientifico ipotizza, in linea teorica e senza misure di contenimento, che la variante inglese possa trascinare a quota 40.000 il numero giornaliero degli infetti. Sia chiaro: è solo una simulazione teorica. Ma anche tenendo conto delle limitazioni che ci sono e che prevedono le Regioni divise in fasce più zone rosse circoscritte in alcune province come Perugia, Chieti e Pescara, o in alcune cittadine come Colleferro, alcuni esperti concordano sul fatto che a metà marzo la variante inglese sarà dominante. Viaggia a una velocità più elevata del 40 per cento e questo fa presumere che a metà marzo possa essere raggiunto un picco di almeno 25.000 casi giornalieri, sempre che ovviamente non vengano rafforzate le misure di contenimento (che comunque avrebbero un effetto a medio termine, non immediato).
ALLARME
Il campanello d’allarme sulla ripresa della corsa del contagio, trascinata dalla variante inglese che già oggi dovrebbe rappresentare il 40-50 per cento dei casi (l’ultima rivelazione dell’Iss la dava al 17,8, ma ormai sono passati molti giorni), non è rappresentato solo dall’Rt nazionale che a 0,99, dunque a un soffio dal livello critico di 1.
RIPARTENZA
«Il contagio sta ripartendo, la variante inglese è arrivata» aveva avvertito per tempo la settimana scorsa il professor Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano. Ora i numeri gli stanno dando ragione, anche perché tra le regioni che mostrano un incremento più corposo dei casi c’è la Lombardia, insieme all’Emilia-Romagna, al Veneto e alla Campania, per limitarsi solo alle più grandi. Sono già in sofferenza gli ospedali? Solo in alcune aree: ad esempio in Abruzzo, dove il tasso di occupazione dei posti letto di rianimazione raggiunge il 40,2 per cento. In Molise, a Termoli (Campobasso) sarà allestito un ospedale da campo della Croce rossa. In generale, però, ancora l’effetto sui posti letto occupati è ridotto: domenica 14 febbraio, in Italia, erano 20.534 (di cui 2.085 in terapia intensiva); ieri erano meno, 19.898, ma con un incremento rispetto a sette giorni prima delle terapie intensive (2.094).
Questi scenari tra gli esperti del Ministero della Salute, dell’Istituto superiore di sanità ma anche delle varie Regioni sono ben conosciuti. Tutti sanno che un uragano sta arrivando, ciò che ancora non è chiaro è quale sarà la sua forza e quali misure saranno necessarie per contenerlo. «Sicuramente - osserva un esperto che chiede l’anonimato - le zone rosse locali per fermare le varianti sono utili, ma sono troppo leggere, servirebbero chiusure molto più rigorose».
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