Giovani e no vax, ecco chi sono i nuovi positivi in Italia

Giovani e no vax, chi sono i nuovi positivi in Italia
​Giovani e no vax, chi sono i nuovi positivi in Italia
di Francesco Malfetano e Graziella Melina
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Sabato 17 Luglio 2021, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 18:03

Le quasi 26 milioni di doppie dosi somministrate in Italia stanno cambiando il profilo dei contagi nella Penisola. Oggi a contrarre il virus sono i giovani. «L’età mediana dei contagiati - spiega Silvio Brusaferro, presidente Iss - è di 28 anni e stiamo toccando un picco più basso anche rispetto alla scorsa estate». Sono il 65% ma hanno la “scusante” di essere l’ultima categoria ad aver avuto accesso alla campagna. Discorso diverso per i 40-59enni che da no-vax ora sono il 25% dei contagi. Il 10% restante invece sta tra i 2,5 milioni di over60 che nonostante i rischi e l’età continuano a sfidare il virus.

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GLI IMMUNIZZATI

In intensiva il 4%, «Ma si tratta dei più anziani»

Il 4,3%: è il tasso di vaccinati con due dosi tra i ricoverati in terapia intensiva.

Un dato che risponde perfettamente alle stime di efficacia dei vaccini contro le infezioni gravi che sono state indicate tra l’87% e il 95%. In altre parole dopo aver completato il ciclo vaccinale si finisce molto raramente in ospedale. In 15 giorni i ricoveri sono stati 94 e di questi solo 4 erano vaccinati con entrambe le dosi (3 over80 e un sessantenne). «Le persone con due dosi - spiega Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma - sono meno soggette a forme gravi. Certo, può capitare l’eccezione, ossia il ricovero di anziani che magari non hanno risposto alle due dosi del vaccino». Stesso discorso per le ospedalizzazioni (i casi non gravi) e i decessi. Le prime sono state 80 per gli immunizzati su 941 totali (l’8,5%). Le morti invece, sono state 17 (di cui 15 ultraottantenni) su 215, il 7,9%. Il più delle volte si tratta di «grandi anziani, ossia sopra 80-90 anni e con comorbidità - sottolinea Roberto Luzzati, direttore di malattie infettive dell’Ospedale universitario di Trieste - Ricordiamo che anche i vaccini più protettivi, ossia quelli a rna messaggero, hanno un 95 per cento di efficacia. Quindi, c’è comunque una quota, seppur minima, che non risponde alla vaccinazione». Molte sono poi «le persone vaccinate che - come rimarca Claudio Mastroianni, direttore di Malattie infettive dell’Umberto I di Roma - anche se si sono infettate, hanno sviluppato una malattia paucisintomatica o talmente lieve da non avere avuto necessità di ricovero».

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IMMUNIZZATI A METÀ

Tra i ricoverati uno su 10 ha solo la prima dose

Una sola dose di vaccino non basta, J&J a parte. Per considerarsi al riparo da forme gravi di infezione da SarsCov2 serve infatti completare il ciclo vaccinale. Bisogna prestare particolare attenzione nel periodo tra un’inoculazione e l’altra, quando magari si tende ad abbassare la guardia ma è ancora presto. A testimoniarlo i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss) raccolti tra il 21 giugno e il 4 luglio. Tra coloro che sono stati ricoverati i vaccinati “a metà” sono il 9,5%, mentre tra i ricoveri sono il 10,6%. «C’è stata una riduzione importante dei ricoveri sia in ospedale che in terapia intensiva - racconta il direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma Roberto Cauda - ma tra i ricoverati osserviamo anche pazienti che erano parzialmente protetti dalla vaccinazione. Il profilo dei soggetti infetti è comunque diverso rispetto alla prima e alla seconda ondata. In ogni caso è presto per abbassare la guardia». 
«Non abbiamo pazienti covid in terapia intensiva da molti giorni - precisa anche Luzzati dell’Ospedale universitario di Trieste - Si tratta per lo più di soggetti con malattia di media gravità. Ricevono ossigeno ma non sono gravi. Di questi, una quota parte ha fatto il vaccino, ma non aveva completato la profilassi con la seconda dose». Uno scenario simile si conferma anche sui decessi che sono il 13,5%, ovvero 29 su 215, e comunque soprattutto tra le fasce più adulte. Due avevano tra i 40 e i 59 anni, 16 tra i 60 e i 79 e 11 tra gli over80.

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NON VACCINATI

Il 75% di tutti i casi e il 78% dei decessi. Negli ospedali arriva chi non è protetto

Se i positivi e gli ospedalizzati tra coloro che hanno ricevuto almeno la prima dose sono principalmente anziani o comunque over50, il discorso cambia radicalmente tra i non vaccinati. In questo caso infatti, i più colpiti sono i giovani e quella quota residuale di popolazione adulta che ha deciso di non vaccinarsi, i no-vax. I dati sono impressionanti: non solo rappresentano il 78,6% dei decessi, i non immunizzati sono inoltre il 75,9% di tutti casi. Per di più sulle circa 8mila diagnosi di SarsCov2 riscontrate nelle ultime 2 settimane addirittura 5.293 hanno tra i 12 e i 39 anni. Pagano cioè lo scotto di essere nelle ultime fasce anagrafiche che hanno avuto accesso alle vaccinazioni. Va anche peggio se si guarda alle ospedalizzazioni. Su 941 totali, 772 sono non vaccinati (82%) e di questi 229 sono giovani mentre solo 83 hanno più di 80 anni. Le nuove infezioni «le troviamo però soprattutto tra giovani e giovanissimi non vaccinati - sottolinea infatti Francesco Menichetti, direttore di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa - Spesso si formano focolai familiari con una espressività clinica molto modesta. Ma siamo preoccupati, perché se l’infezione andrà ad interessare anche gli ultra 50enni non vaccinati potrebbe essere un nuovo innesco di un ulteriore impegno delle strutture sanitarie. Per questo, ribadiamo l’urgenza e la cogenza di tirar dritto con la campagna vaccinale». Infatti non vogliono vaccinarsi, ma poi finiscono in ospedale anche molti ultra 60enni. «Prevalentemente si tratta di persone che decidono di non vaccinarsi perché - spiega sempre Luzzati del reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Trieste - si ritenevano non a rischio. Raccontano, infatti, di sentirsi al sicuro visto che rimangano spesso a casa. Ma poi magari succede che hanno ricevuto la visita di qualcuno col covid asintomatico e si sono infettati». Per l’Iss i ricoverati in terapia intensiva sono stati 94 in totale e quasi il 70% (66) sono persone tra i 40 e gli 80 anni che non si sono ancora sottoposti alla doppia iniezione. 
Tra i ricoverati non vaccinati, rimarca Luzzati, «c’è poi una quota di un 20 per cento di giovani intorno ai 20 anni. Qui, che ci troviamo sulla rotta balcanica, sono soprattutto migranti che arrivano prevalentemente dal Pakistan o dall’Afganistan. Denutriti e indeboliti per il lungo viaggio a piedi, si ammalano di covid e necessitano di cure». Per quanto riguarda i decessi invece, che nel periodo sono stati 215, il 78,6% sono no-vax. Di questi 62 erano over80, 78 avevano tra i 60 e i 79 anni, 26 tra i 40 e i 59, e anche 3 tra i 12 e i 39 anni a testimonianza di quanto tutti debbano ancora temere il virus.

 

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