La variante Delta del coronavirus «corre velocemente», quindi «bisogna continuare a mantenere dei comportamenti prudenti, anche finalizzati a evitare un’eventuale congestione futura delle strutture sanitarie, e soprattutto continuare a vaccinare». L’ultimo allarme, con annesse raccomandazioni, è di due giorni fa e arriva dal direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. I dati dicono che il ceppo indiano sta dilagando rapidamente in tutto il pianeta e anche l’Italia sta verificando la sua eccezionale capacità di diffusione, con una trasmissibilità superiore del 40-60% rispetto alla mutazione Alfa (britannica).
Incubazione ridotta
Gli scienziati cinesi del Centro provinciale di Guangdong per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno realizzato uno studio approfondito sulla variante Delta, analizzando in modo approfondito il primo focolaio isolato in Cina. I risultati dello studio, pubblicati su Virological, sono impressionanti: non solo il ceppo indiano si riproduce molto più celermente, ma ha anche una carica virale superiore di almeno 1.000 volte alle altre varianti. Angela Rasmussen, ricercatrice presso l’organizzazione per i vaccini e le malattie infettive dell’Università del Saskatchewan, sottolinea su Twitter che il periodo di incubazione della variante Delta è ridotto rispetto ai virus precedenti e che le persone infette stanno diffondendo una tonnellata di virus in più rispetto altre varianti.
This suggests that the delta incubation period is reduced compared to the prior viruses. Also, people infected with delta are shedding a shit-ton more virus than those from earlier variants.
This certainly explains delta's increased transmissibility.— Dr. Angela Rasmussen (@angie_rasmussen) July 15, 2021
Intensificare i controlli
La ricerca cinese ha esaminato 167 infezioni locali, consentendo ai ricercatori di rilevare con precisione l’intervallo di tempo tra il primo contatto con il Covid e il raggiungimento della carica virale mediante tampone molecolare. Il periodo di incubazione è risultato essere di quattro giorni, inferiore rispetto agli altri ceppi, e le cariche virali 1.260 volte superiori a quelle che caratterizzano le altre mutazioni. «La trasmissione di varianti minori tra donatore-ricevente contribuisce ad almeno 4 delle 31 sostituzioni identificate nell’epidemia, suggerendo che alcune potrebbero insorgere e diffondersi rapidamente - scrivono gli scienziati nello studio - Le misure di controllo della malattia, compresa la frequenza dei test sulla popolazione, la quarantena nella fase presintomatica e il rafforzamento della sorveglianza genetica dovrebbero essere adattate per tenere conto della crescente prevalenza della variante Delta a livello globale».
Migliorare le strategie
Il 21 maggio 2021 è stata identificata la prima infezione locale della variante Delta nella Cina continentale, ricostruiscono i ricercatori. «Come è stato fatto all’inizio dell’epidemia nel gennaio 2020, sono stati effettuati rigorosi interventi tra cui test sulla popolazione, attivazione della tracciabilità dei contatti, quarantena e isolamento. Le cariche virali nelle infezioni Delta erano circa 1000 volte superiori a quelle delle precedenti infezioni da ceppo 19A/19B». Risultati che spingono i medici a lanciare un appello: «Ora bisogna discutere su come migliorare in corsa le strategie di intervento contro questa variante emergente».