Variante Delta, allarme negli Stati Uniti per la diffusione tra i bambini: aumentano i ricoveri

Variante Delta, allarme negli Stati Uniti per la diffusione tra i bambini
Variante Delta, allarme negli Stati Uniti per la diffusione tra i bambini
di Claudia Guasco
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Mercoledì 18 Agosto 2021, 10:50

Non sono vaccinati, quindi sono più esposti all’attacco del virus e allo stesso tempo rappresentano il veicolo ideale di trasmissione dell’insidiosa variante Delta. È allarme negli Stati Uniti per il forte aumento di casi di Covid tra i bambini di età inferiore ai dodici anni, fascia per la quale i sieri non sono stati ancora approvati.

Se nel mese di luglio sono state registrate 12 mila nuove infezioni nei più piccoli, informa sul British medical journal l’Accademia americana di pediatria, dopo la prima settimana di agosto ne sono state rilevate ben 94 mila. E fino al 14 agosto si contavano 1.902 bambini ricoverati in ospedale. «La variante Delta - sottolinea Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive - è molto più trasmissibile dell’Alfa.

Di conseguenza vedremo più bambini che si ammaleranno e una certa percentuale di loro richiederà l’ospedalizzazione».

 

Variante Delta, i protocolli 

L’Accademia e l’Associazione degli ospedali pediatrici hanno dichiarato che la settimana che si è conclusa lo scorso 29 luglio «ha visto il più alto incremento settimanale dei casi pediatrici di Covid-19 dall’inizio della pandemia, rappresentando il 19% del totale». Il British medical journal ricorda che l’unico vaccino approvato per i più giovani (tra i 12 e i 17 anni) è Pfizer-BioNTech. Sia questa azienda che Moderna stanno avviando sperimentazioni dei loro antidoti nella fascia tra i 5 e gli 11 anni e Pfizer sta inoltre studiando il suo vaccino negli under 5.

L’Accademia ha sollecitato l’Autorità americana regolatoria per i farmaci (Fda) ad accelerare i protocolli di valutazione di questi vaccini per la loro approvazione. «Basandosi sull’evidenza di oltre 340 milioni di dosi di vaccini somministrate agli adulti e agli adolescenti tra 12 e 17 anni, non c’è rischio che si verifichino serie reazioni immunologiche e infiammatorie dopo più di due mesi dalla somministrazione», assicurano gli esperti.

 

QUARANTENA

La necessità di immunizzare i più piccoli è data dall’evidenza dei numeri: dopo il calo all’inizio dell’estate, segnala il rapporto dell’American academy of pediatrics, i casi di Covid nei bambini sono «in costante aumento». Dal 5 al 12 agosto erano pari al 18% delle infezioni segnalate settimanalmente. Dall’inizio della pandemia, l’Aap riporta 4.413.547 contagi complessivi tra i minori di dodici anni, pari al 14,4% di tutti i casi. I ricoveri sono stati registrati da 23 Stati (più New York City) e i bambini rappresentavano dall’1,6% al 3,5% delle ospedalizzazioni complessive.

Di tutti i casi pediatrici di Covid-19, i piccoli ricoverati oscillano tra lo 0,2% e l’1,9% del totale. I focolai di coronavirus tra i bambini, oltre a essere pericolosi per i nuclei familiari, hanno pesanti ricadute sulla vita sociale: l’anno scolastico è appena cominciato e molti studenti sono già in quarantena. La soluzione immediata per aiutare gli alunni a rimanere nelle aule è far indossare loro le mascherine, consigliano gli esperti. «Non dovrebbe essere per mesi e non sarà per sempre. Ma in questo momento i dispositivi di protezione individuale costituiscono un ragionevole passo per la salute pubblica», spiega alla Cnn il dottor Brett Giroir, ex assistente segretario alla salute nell’amministrazione Trump. «Chiedo ai genitori di incoraggiare i loro figli a farlo».

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ASINTOMATICI

Se in questa ondata della variante Delta i ricoveri per Covid-19 sono aumentati vertiginosamente tra i bambini, l’intera portata dei casi pediatrici gravi è però sconosciuta, è l’allarme di Giroir. «Solo 23 Stati e New York City riportano effettivamente il numero di bambini negli ospedali», riflette, precisando che Texas e Florida sono tra gli Stati in cui il numero totale di ricoveri dei piccoli per il virus non è noto. «Abbiamo bisogno di dati migliori - sostiene - e questa deve essere la base per un’azione efficace contro la diffusione del contagio tra i minori». Problema fondamentale è che più di un terzo delle infezioni da Covid-19 è asintomatico.

Questa stima è il risultato della revisione di 350 ricerche condotta da un gruppo di università americane (tra cui Yale, Toronto e Florida) e pubblicata sulla rivista Pnas. Secondo gli scienziati, la percentuale di chi non ha mai sviluppato sintomi clinici emersa dall’analisi degli studi era del 35,1%. E la condizione di asintomaticità era significativamente più alta tra i bambini (46,7%) rispetto ai più anziati (19,7%).

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