Vaiolo delle scimmie, dal morto in Cina al primo caso negli Usa: rischio contagio per 200 persone

Vaiolo delle scimmie, primo caso negli Usa: monitorate 200 persone venute a contatto con l'uomo
Vaiolo delle scimmie, primo caso negli Usa: monitorate 200 persone venute a contatto con l'uomo
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Giovedì 22 Luglio 2021, 10:50

Primo caso di vaiolo delle scimmie negli Stati uniti. Si tratta di un uomo del Texas che avrebbe importato la malattia dall'Etiopia all'inizio di luglio. Ora più di 200 persone venute a contatto con l'uomo sono sotto osservazione. Il virus del vaiolo ha tra i sintomi iniziali febbre, mal di testa, gonfiori, mal di schiena, dolori muscolari e svogliatezza generale. Tuttavia dopo la fine della febbre, può svilupparsi un'eruzione cutanea pruriginosa. Il virus ha mietuto la sua prima vittima in Cina lo scorso 27 maggio.

Vaiolo delle scimmie, preoccupazione per i passeggeri del volo 

Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) esprime la propria preoccupazione sulla possibile esposizione alla malattia dei passeggeri a bordo di due voli effettuati dall'uomo, ritenuto il primo caso di vaiolo delle scimmie negli Stati Uniti dal 2003, ora in ospedale dove è in condizioni stabili. Sono più di 200 persone le persone sotto osservazione in 27 stati degli Stati Uniti, riporta la Bbc.

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L'uomo è volato ad Atlanta, in Georgia, da Lagos, in Nigeria, il 9 luglio, prima di prendere un volo per Dallas, dove è stato ricoverato in ospedale.

Ora la Cdc sta lavorando con le compagnie aeree per valutare «potenziali rischi per coloro che potrebbero aver avuto stretti contatti con il viaggiatore». A dare conforto, spiega l'autorità è che a bordo dell'aeromobile ci fosse l'obbligo di mascherina. 

«Si ritiene che il rischio per il pubblico in generale sia basso», ha detto il portavoce della Cdc alla Bbc, aggiungendo che nessuna delle 200 persone che stavano monitorando era ritenuta «ad alto rischio».

Primo morto in Cina

Lo scorso 27 maggio il vaiolo delle scimmie ha mietuto la sua prima vittima in Cina. Dove è morto un veterinario di Pechino di 53 anni che lavorava in un istituto di ricerca sui primati non umani. L'uomo, aveva accusato i primi sintomi di nausea e vomito un mese dopo avere dissezionato le carcasse di due scimmie, all'inizio di marzo. Il veterinario aveva cercato di curarsi in numerosi ospedali ma è deceduto. Altri due casi di vaiolo delle scimmie sono stati registrati nel Galles del nord all'inizio di giugno.

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Nell'epidemia che nel 2003 ha interessato gli Usa, dovuta all'importazione di esemplari infetti di Cricetomys gambianus, un grosso ratto venduto come animale da compagnia, tutte e 81 le persone colpite hanno presentato una malattia di grado lieve e non si sono registrati decessi. Anche la probabilità di generare casi secondari (infezioni da uomo a uomo), che in Africa è risultata compresa tra il 3 e l'8 %, negli USA è risultata pari a zero.

Il vaiolo delle scimmie

Il virus del vaiolo della scimmia è un Orthopoxvirus, appartiene cioè allo stesso genere del virus del vaiolo umano, da cui è però geneticamente piuttosto distante, spiega Galli. Scoperto nella scimmia nel 1958, è stato isolato nell'uomo nel 1970 in Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo-Drc), nove mesi dopo l'eradicazione in loco del vaiolo ottenuta con la vaccinazione, in persone con un'eruzione cutanea vescicolosa che mimava una forma attenuata di vaiolo umano.

 

Il serbatoio animale principale non è stato identificato. Sono implicate specie di scoiattoli, altri roditori e alcune scimmie. La letalità nei casi riportati in Africa è contenuta attorno all'1-3% e comunque inferiore al 10% ed è più alta nei bambini.

I sintomi

I segni e i sintomi sono simili a quelle del vaiolo. Insorge circa 12 giorni dopo l'esposizione con malessere generale (febbre, mal di testa, dolori muscolari) e linfadenopatia, e in genere dura da due a quattro settimane. Compare, dopo 1-3 giorni dalla febbre iniziale, una eruzione cutanea (vescicola che evolve in genere in papulo-pustola, poi forma una crosta e cade) generalmente prima sul volto. La mortalità In Africa è di circa il 10% (quella del Variola maior, la forma grave del vaiolo, è tre volte più alta). Al microscopio ottico si osservano degenerazione ballonizzante dei cheratinociti e presenza intracellulare di corpi eosinofili. Si dimostra il DNA virale per mezzo della PCR in un campione clinico. Non esiste un trattamento specifico.

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