Vaccino, Pfizer «dà a Biden le dosi riservate all'Ue». Bufera sul colosso Usa

Vaccino, Pfizer «dà a Biden le dosi riservate all'Ue». Bufera sul colosso Usa
Vaccino, Pfizer «dà a Biden le dosi riservate all'Ue». Bufera sul colosso Usa
di Mauro Evangelisti
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Sabato 16 Gennaio 2021, 22:55 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 11:52

Il 14 gennaio il presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, annuncia un piano da 1.900 miliardi anti Covid che prevede di somministrare 100 milioni di dosi in 100 giorni. Il 15 gennaio Pfizer comunica alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che taglierà per quattro settimane le forniture di vaccini ai 27 Paesi della Ue, Italia compresa. Il sospetto che i due eventi siano collegati tra loro aleggia, anche perché lo stabilimento di Puurs (Belgio) della Pfizer, in cui dovrebbero essere in corso lavori di potenziamento della produzione che sono all’origine del rallentamento, non rifornisce solo i Paesi europei. Dopo la rivolta di molte Nazioni, a partire dall’Italia, ma anche della Scandinavia e dei Paesi Baltici, Pfizer si è affrettata a fare una mezza marcia indietro: «Il taglio delle consegne interesserà solo una settimana, poi recupereremo». «Ma di Pfizer non ci fidiamo più, fino a quando non vediamo le dosi non siamo tranquilli» dicono da alcune Regioni.

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Il ministro della Salute, Roberto Speranza, solitamente molto cauto, ieri ospite di Rete 4, si è sbilanciato: «Chiediamo a Pfizer di rispettare i patti, chiediamo serietà e rigore. Ci dicono che dalla prossima settimana si tornerà alla normalità ma siamo rigorosi e chiediamo che venga rispettato tutto nel dettaglio. C’è un altro problema serio: questa mattina alle 10, allo Spallanzani di Roma, sarà iniettata la seconda dose di Pfizer-BioNTech agli operatori della struttura che parteciparono al vaccine day del 27 dicembre.

A causa degli impegni non rispettati dal gruppo americano-tedesco che ha tagliato del 29 per cento le forniture all’Italia, il sistema dei richiami, che devono avvenire dopo 3 settimane, rischia di andare in crisi. E sarebbe un guaio, soprattutto nelle Regioni dove non è stata tenuta la scorta del 30 per cento. C’è preoccupazione, ad esempio, per la Campania, che aveva annunciato di avere terminato le dosi. La struttura commissariale è in contatto con Pfizer per avere chiarimenti.

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C’è un’altra mossa della società che sta mettendo in difficoltà il piano vaccinale: il taglio delle consegne non è omogeneo, ma a totale discrezione di Pfizer che manda nei 298 centri vaccinali un numero di dosi imprevedibile. Così è molto complicato organizzarsi. Secondo una tabella elaborata dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, vi sono territori che subiscono una riduzione molto alta: Sardegna (meno 50%), Emilia-Romagna (51), Veneto (53), Friuli-Venezia Giulia (54), Trentino-Alto Adige (58). Per altre il taglio è meno consistente, ma comunque significativo: Lazio e Lombardia (meno 25% per entrambe) e Campania (11) ad esempio. Altre stranamente non vengono interessate dalle riduzioni (Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Umbria e Valle d’Aosta). Per Pfizer c’è un altro problema: in Norvegia le autorità sanitarie hanno rilevato che tra i vaccinati sono deceduti 23 tra persone molto anziane e fragili. «Reazioni comuni ai vaccini con mRna, come febbre e nausea, potrebbero aver contribuito ad un esito fatale».

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Verifiche

Pfizer ha definito «il numero degli incidenti finora non allarmante e in linea con le previsioni». Anche il presidente del Comitato scientifico sorveglianza di Aifa (l’agenzia del farmaco italiana), Vittorio Demicheli, rassicura: «Massima attenzione nel monitoraggio, ma al momento non esistono ragioni di allarme in Norvegia. E anche in Italia stiamo proteggendo i più fragili con il prodotto migliore che abbiamo, fra le molte decine di migliaia di vaccini già fatti nelle Rsa nulla di grave è ancora stato segnalato». In Italia siamo a 1.100.000 di persone vaccinate, ma con la frenata di Pfizer e la ridotta fornitura di Moderna, sarà difficile accelerare. Ema (agenzia europea per il farmaco) ha confermato che il responso sulla richiesta di autorizzazione per il vaccino di AstraZeneca è previsto attorno al 29 gennaio. Ci sono segnali importanti per Johnson&Johnson (vaccino monodose, l’Italia ha acquistato oltre 50 milioni di fiale): il verdetto di Ema potrebbe arrivare prima del previsto, anche a fine febbraio o a inizio marzo, ma molto dipende da quando la società farmaceutica presenterà la documentazione finale sulla sperimentazione.

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