Miracoli dell’obbligo vaccinale: ora che rischiano la sospensione o il demansionamento, i sanitari no-vax ci hanno ripensato. E hanno iniziato a bersagliare di telefonate i centralini delle Asl, da Roma alla Liguria, all’Umbria. Tutti al grido di: metteteci in lista per la puntura. «Da tre giorni è un continuo di chiamate», racconta Simona Ursino, direttrice della Prevenzione per l’Asl Roma 4. «Da quando il decreto è stato pubblicato in gazzetta ufficiale, vogliono tutti vaccinarsi. C’è chi mi telefona addirittura sul cellulare privato: dottoressa, ho cambiato idea... Gente che due mesi fa non ne voleva sapere, nonostante i nostri appelli». Dal Lazio alla Campania, tanti distretti sanitari stanno riaprendo le prenotazioni. Per permettere a chi aveva rigettato la prima iniezione, tra gennaio e febbraio, di mettersi in pari con l’obbligo appena varato dal governo.
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IL DECRETO
Il decreto di giovedì mette all’angolo chi rifiuta il vaccino e lavora in ospedali, cliniche private e case di riposo.
«Queste persone riserveranno un appuntamento sul portale come tutti gli altri - fa sapere l’assessore alla Sanità della giunta Zingaretti, Alessio D’Amato - non ci sarà una lista a parte». «Di sicuro non passeranno davanti agli ultra-ottantenni - spiega Giorgio Casati, il direttore generale dell’Asl Roma 2, la più popolosa d’Italia - anche se naturalmente i sanitari non saranno vaccinati per fasce d’età: stiamo parlando comunque di persone che lavorano a contatto con malati e anziani, è nell’interesse dei pazienti immunizzarli».
I NUMERI
Stando ai numeri del governo, le dosi somministrate agli «operatori sanitari e socio-sanitari», calcolando anche i richiami, sono 3.056.561. Non ci sono numeri ufficiali sui no-vax, ma secondo diverse stime sarebbero almeno 140mila: circa 40mila tra medici e infermieri, dove la percentuale di adesione alla campagna è alta, supera il 96%, e tanti, tantissimi addetti delle Rsa e delle case di riposo. Quasi 100mila. In questa categoria, oltre il 40% avrebbe detto no al vaccino, a inizio anno. Ora, la conversione. Per non perdere il posto. In Liguria l’hub regionale di Genova, al policlinico San Martino, è stato subissato di richieste da parte degli “ex” no vax. Molti si stanno presentando per sottoporsi all’iniezione. All’Asl Napoli 1 spiegano che «stanno arrivando molte nuove adesioni, anche se abbiamo già vaccinato più del 90 per cento dei sanitari».
«La Ausl Romagna - racconta Vittorio Sambri, responsabile dell’hub di Cesena - ha dato 7 giorni a chi finora non si è vaccinato per dichiarare le proprie motivazioni. Dopodiché inizieremo a convocarli. Ma la propensione, ormai, è quella di aderire». In Umbria, la linea delle prenotazioni per i sanitari non ha mai chiuso. «Anche i pochi non vaccinati ora stanno provvedendo - dice Massimo D’Angelo, commissario dell’unità di crisi Covid - a maggior ragione dopo il decreto». A riprova dell’efficacia del vaccino, è arrivato ieri uno studio dello Spallanzani. L’analisi certifica che tra gli operatori sanitari il tasso di positività è passato dal 6,9% della settimana 18-24 gennaio, quando le punture in corsia erano all’inizio, all’1,8% nella settimana 15-21 marzo.
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