Cambia ancora la campagna vaccinale italiana. Dal 3 giugno infatti, si dirà addio al sistema delle fasce. Tutta la popolazione delle Penisola con più di 16 anni potrà ricevere il vaccino. Ma c'è anche un'altra novità che riguarda i più piccoli: l'Ema, l'agenzia europea per i farmaci, ha autorizzato la somministrazione del vaccino di Pfizer-Biontech anche per la fascia d'età tra i 12 e i 15 anni. A loro però, quantomeno in Italia, toccherà aspettare ancora qualche settimana.
Il commissario
Intanto sta per partire una nuova fase del piano. Un passaggio in cui «le Regioni e le Province autonome dovranno garantire - ha esortato il commissario all'emergenza, il generale Francesco Figliuolo - prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, la massima copertura possibile coinvolgendo tutta la popolazione studentesca, nelle fasce di età per le quali la vaccinazione sarà possibile». Vale a dire una platea di circa 8,5 milioni gli adolescenti, come ha ricordato ieri il presidente dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù.
Evitare sprechi
La carenza di fiale, insomma, sta di fatto rallentando la campagna vaccinale, tanto che il Lazio, per esempio, eccetto che per gli open day già fissati per i primi di giugno, ha deciso di mantenere per ora il limite delle fasce di età. Visto che le dosi scarseggiano, c'è chi si ingegna per ricavarne il più possibile. Nei giorni scorsi la Sifo, la Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie e la Sifap, la Società Italiana dei Farmacisti Preparatori avevano chiesto l'autorizzazione all'impiego della quantità residuale del vaccino anticovid Janssen da utilizzare per una sesta dose. Secondo gli esperti in questo modo si sarebbero potuti ridurre gli sprechi, a beneficio di nuove iniezioni. I farmacisti hanno calcolato un possibile aumento del numero di dosi del 20 per cento. La risposta di Aifa non si è fatta attendere. «La Commissione Tecnico Scientifica dell'Agenzia - ha precisato il direttore Nicola Magrini - sottolinea l'opportunità di cercare di ricavare il maggior numero possibile di dosi da ciascun flaconcino di vaccino, fatta salva la garanzia di iniettare a ciascun soggetto la dose corretta e la disponibilità di siringhe adeguate. Resta inteso che eventuali residui provenienti da flaconcini diversi non potranno essere mescolati». Ma l'idea di sfruttare al massimo ogni singola goccia potrebbe comportare qualche problema. «Credo che sia importante monitorare l'efficacia della sesta dose con il controllo del livello degli anticorpi - raccomanda Filippo Drago, ordinario di farmacologia dell'Università di Catania e componente della task force sul Covid della società italiana di Farmacologia - se si preparasse una dose non uguale, potrebbe essere meno efficace delle altre. Dipende dall'abilità dell'estrattore riuscire a ricavare sei dosi precise e fare in modo che siano tutte uguali. Se c'è una quantità minimale che si perde, infatti, c'è il rischio che una dose possa essere inferiore. E trattandosi di un vaccino monodose, non c'è nemmeno la possibilità di riequilibrare con il richiamo».