Vaccino, Galli: «Ancora indifesi dalla variante inglese, ci sono stati casi di reinfezione»

Vaccino, Galli: «Ancora indifesi dalla variante inglese, ci sono stati casi di reinfezione»
Vaccino, Galli: «Ancora indifesi dalla variante inglese, ci sono stati casi di reinfezione»
di Mauro Evangelisti
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Sabato 3 Aprile 2021, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 17:08

«Una completa copertura della variante inglese non ce l'abbiamo. Il virus che gira oggi non è lo stesso di gennaio e febbraio 2020 per il quale sono stati realizzati i vaccini. Per questo, stiamo vedendo casi di persone che s'infettano anche dopo avere ricevuto la seconda dose. La buona notizia è che non sviluppano la malattia grave. E comunque dobbiamo cominciare a pensare a eventi con il pubblico ed aperture per chi è stato vaccinato o ha già superato la malattia». Il professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, l'altro giorno ospite in tv de La 7, ha usato questa espressione: «Il vaccino contro la variante inglese funzionicchia».

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Cosa significa? Sta avvenendo qualcosa di inatteso?
«Il discorso è questo: abbiamo visto alcuni casi di reinfezioni, ma anche di persone che si sono infettate per la prima volta nonostante si fossero vaccinate.

Avevano già ricevuto la seconda dose ed era trascorso il tempo ritenuto sufficiente allo sviluppo della protezione. Tutti questi casi - reinfezione e o infezione dopo la vaccinazioni - erano legati alla variante inglese».


Questo che conseguenze potrebbe avere? Significa che i vaccini non funzionano?
«Ma no. In realtà ci sono due tipologie di persone che si infettano nonostante la doppia dose. La prima: ci sono soggetti che comunque alla vaccinazione non rispondono, sappiamo che può succedere, è una possibilità. La seconda casistica è formata da coloro che rispondono al vaccino, ma non abbastanza da essere protetti dalla variante inglese. C'è un però che vorrei sottolineare».


Quale?
«Si tratta di un però importante: nessuno di questi di regola si ammala gravemente. Non è poco. La differenza è fondamentale. Per questo dobbiamo fare una vaccinazione di massa. Ci stiamo accorgendo che anche tra i casi, che ripeto non sono moltissimi, di coloro che si infettano dopo il vaccino, nessuno di solito si ammala seriamente».


Questo vale per tutti e tre i vaccini che stiamo utilizzando in Italia?
«Sì, vale per tutti. Anche se i nostri dati sono in maggioranza sul vaccino che abbiamo usato per primo, il Pfizer. Ci sono state almeno due Rsa in cui il fenomeno dell'infezione di persone vaccinate è stato clamoroso».


Siamo di fronte a percentuali normali? In fondo sappiamo che anche il vaccino migliore della storia non offre una copertura al cento per cento.
«Vero, in parte c'entra questo. Ma credo che dipenda anche dal fatto che una completa copertura dalla variante inglese non ce l'abbiamo. Tenga conto che l'inglese sembrava essere la mutazione che sfugge di meno al vaccino, ma non è sempre così. Però, ripeto perché non ci siano fraintendimenti, la buona notizia è che la malattia grave non c'è».


Come mai nel Regno Unito, dove sono molto più avanti nella vaccinazione, c'è comunque il crollo dei casi?
«Ma certo che c'è un crollo, stiamo comunque parlando di una minima percentuale che non risponde al vaccino. Una piccola minoranza. La maggior parte è protetto anche dall'infezione. Però è giusto saperlo. Prenda le vicende di alcune rsa dove, malgrado la vaccinazione, un po' di persone sono risultate infette: il fatto che fossero concentrate tutte in un'unica area mi fa sospettare che c'entri la questione delle varianti».


Questo non rischia di compromettere lo strumento del passaporto vaccinale?
«No. Dobbiamo semplicemente vaccinarci il più velocemente possibile. Stiamo usando come vaccino quello sviluppato sul virus che girava un anno e mezzo fa a Wuhan. Quello che gira adesso è un'altra cosa, ma è sensibile al vaccino quanto basta a evitare che la gente finisca in ospedale o muoia. E comunque è possibile che, anche fra gli infettati, la possibilità di contagiare sia ridotta. Ma se vacciniamo velocemente evitiamo che si sviluppino altre varianti. In questo momento però l'obiettivo è fare in modo che la gente non finisca in ospedale, non tanto o non solo raggiungere l'immunità di gregge».


Potremo partecipare presto a eventi pubblici con molte altre persone?
«Se mi domandate apriamo le scuole dopo Pasqua? Io rispondo: è una scempiaggine. Ma se mi dite di riaprirle a maggio, dico che si può fare, se vacciniamo alla grande. Se mi dite: lasciamo fare una serie di cose a vaccinati e guariti, con un sistema che continui a eseguire molti tamponi, io replico che quello è il sistema per tornare a vivere. Non si può tenere chiuso da qui all'eternità».

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