Vaccino Covid, troppe donne incinte evitano la dose: «Ma il virus è molto più pericoloso»

Vaccino Covid, troppe donne incinte evitano la dose: «Ma il virus è molto più pericoloso»
di Giampiero Valenza
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Lunedì 23 Agosto 2021, 06:22 - Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 09:55

Il vaccino anti Covid-19 protegge contro la malattia e le sue complicanze gravi: Vale anche per le donne in gravidanza. Infatti, il vaccino può aiutarle a vivere meglio il parto, durante il quale conta moltissimo proprio la loro condizione di salute. Se la futura mamma che ha contratto il virus ha sintomi di una certa gravità i medici possono dover ricorrere a un cesareo d'urgenza. Lo ha vissuto sulla sua pelle la 38enne Claudia Pizzirani che all'ospedale Maggiore di Bologna ha vissuto la nascita del suo Matteo proprio in questo modo: era ricoverata in terapia intensiva per una polmonite bilaterale dopo aver contratto il virus Sars Cov-2. Già mamma di un bimbo, aveva detto no a immunizzarsi perché «solo un mese fa le linee guida non erano chiare». Lei, ora, è la prima tra le sostenitrici del vaccino. «Serve a evitare un parto prematuro come è successo a me spiega consiglio a tutte le donne di farlo».

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Poco prima di Ferragosto una 31enne al sesto mese di gravidanza è stata ricoverata al reparto di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico Federico II di Napoli.

Anche lei non si era vaccinata, volutamente. E a causa delle sue condizioni sempre più gravi, i medici hanno deciso di praticarle il cesareo. Il piccolo è nato prematuro ed è in situazioni critiche: ha serie difficoltà respiratorie e di alimentazione.


LA RICERCA
Il mondo medico e della ricerca scientifica a livello internazionale è ormai unanime e dice sì al vaccino per le gestanti. Negli Usa ginecologi e ostetrici dell'Acog (American College of Obstetricians and Ginecology) e la Society for Maternal Fetal Medicine lo hanno raccomandato per tutte le donne in gravidanza. Studi su migliaia di casi hanno rilevato come non ci siano evidenze di effetti avversi né sulle donne né sui feti. In Italia cancella ogni dubbio il ministero della Salute: in una circolare ha precisato come la vaccinazione non sia «controindicata». Anche i ginecologi della Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, ne sono convinti. «L'immunizzazione per questa categoria assume ancora più rilevanza alla luce della sempre maggiore diffusione della variante Delta del virus Sars Cov-2», commenta il presidente Antonio Chiantrera. Gli studiosi stanno analizzando anche la capacità del latte materno di poter trasmettere gli anticorpi delle mamme che hanno superato la malattia. Le prime ricerche hanno evidenziato la presenza di questi anticorpi: ora si sta cercando di capire quanto sia forte la loro capacità di trasmettere gli effetti immunitari direttamente nei bimbi.


IL VACCINO CONSIGLIATO
Rassicura le tante future mamme il professor Herbert Valensise, primario di ginecologia del Policlinico Casilino di Roma, uno tra gli ospedali che contano più parti in Italia (nel solo 2020 ha superato quota 4.000). Secondo il medico «non c'è un'indicazione assoluta» che spinga a priori a preferire il cesareo per tutte le donne affette da Covid-19. «Se c'è qualche sintomo che possa mettere a rischio la condizione di salute della mamma, specie quando l'attività respiratoria diventa più faticosa, si sceglie l'intervento», dice. Sul vaccino, precisa il docente ordinario di Ginecologia e Ostetricia all'Università Tor Vergata, «all'inizio c'è stata una certa prudenza a vaccinare le donne in gravidanza». Ma ora le cose sono cambiate. «I dati sono molto più confortanti e, superato il terzo mese, si può consigliare un vaccino a mRna, come quello di Pfizer». Valensise anticipa i primi risultati ottenuti da uno studio della Società italiana di medicina perinatale, svolto in alcuni ospedali del Nord Italia (tra cui Bergamo, Modena e Milano) e che sarà presentato nel prossimo autunno. Il periodo del lockdown più duro, con la chiusura rigida e il blocco delle attività, ha portato a un effetto positivo: la riduzione del numero dei parti prematuri. «Si è ridotta la mobilità e molte donne hanno vissuto la gravidanza in una situazione più protetta durante il lockdown», spiega.

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