Vaccini, l'infettivologo Ieraci: «Con il mix di farmaci più immunità. Serve la terza dose contro le varianti»

Vaccini, l'infettivologo Ieraci: «Con il mix di farmaci più immunità. Serve la terza dose contro le varianti»
Vaccini, l'infettivologo Ieraci: «Con il mix di farmaci più immunità. Serve la terza dose contro le varianti»
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 10:54

«Il mix di vaccini? Può funzionare», è convinto l'infettivologo Roberto Ieraci, responsabile scientifico della campagna di vaccinazione anti-Covid nel Lazio. Prima dose con AstraZeneca, richiamo con Pfizer. Se ne parla da settimane. Ieri è intervenuto sul tema il premier Mario Draghi, che ha chiesto all'Ema di fornire il prima possibile indicazioni sulla possibilità di mescolare i farmaci tra prima e seconda puntura.

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Professor Ieraci, secondo uno studio spagnolo il mix AstraZeneca-Pfizer produce una risposta immunitaria addirittura più potente contro il virus. È la nuova frontiera della lotta al Covid?
«Credo di sì.

Sono in via di pubblicazione altri studi inglesi sull'argomento. Da vaccinologo ho grande fiducia, con questo mix il sistema immunitario sarebbe stimolato due volte, si avrebbero benefici sia per quanto riguarda la risposta sierologica, per gli anticorpi, sia per la risposta dell'immunità cellulo-mediata, insomma la memoria cellulare. È ancora presto per arrivare a conclusioni definitive, ma c'è un grande lavoro di approfondimento che lascia ben sperare».

Servirà una terza dose contro le varianti?
«È molto probabile, le grandi case farmaceutiche sono già al lavoro. C'è un tema di fondo però che non è ancora stato affrontato a dovere: come fare in modo che i paesi più poveri possano accedere alla vaccinazione di massa. Se non si scioglie questo nodo, è difficile parlare di immunità di gregge. Basta un viaggio per importare una nuova variante che può indebolire gli effetti della campagna vaccinale».

A proposito di immunità di gregge. Il Lazio quando centrerà l'obiettivo?
«Verso fine luglio, al massimo agosto, nel Lazio saremo riusciti a vaccinare l'80% della popolazione target, dai 18 anni in su. Non chiamiamola però immunità di gregge, che è diventata una parola grossa, anche per i rischi di cui ho appena parlato. Sarà decisivo mettere in sicurezza con i vaccini gli adolescenti, una fascia d'età che ha mostrato livelli di contagiosità elevati».

Venerdì l'Ema dovrebbe sdoganare il vaccino Pfizer per i 12-16enni; riusciremo a vaccinare i ragazzi in tempo per il ritorno in classe?
«I tempi sono stretti, ma lo sforzo sarà imponente. Coinvolgeremo i pediatri, porteremo le vaccinazioni all'interno delle scuole. Vaccinarsi, soprattutto per i ragazzi, deve essere easy. Veloce, facile, tutto a portata di clic. Credo che questo sia uno degli aspetti che hanno maggiormente funzionato nella nostra campagna vaccinale. Il modello Lazio ha eliminato la carta, tutto passa per le app e per il portale di prenotazione. È uno schema che replicheremo per altri tipi di vaccino, non solo per il Covid».

È vero che dopo gli open day sono aumentate di oltre il 30% le prenotazioni di AstraZeneca nel Lazio?
«Sì, finalmente molti giovani vogliono vaccinarsi con AstraZeneca, la formula degli open day ha funzionato. Soprattutto, ha incrinato quella comunicazione ondivaga e sbagliata che ha penalizzato per mesi, senza ragioni scientifiche, il vaccino anglo-svedese. Per l'Ema gli eventi avversi sono estremamente rari, non c'è nulla di cui meravigliarsi, basta leggere il bugiardino di qualsiasi farmaco per trovare effetti collaterali. Ma AstraZeneca è sicuro ed efficace, come gli altri vaccini autorizzati. Sono contento che questo scetticismo senza giustificazioni stia piano piano evaporando».

Parlavamo prima della terza dose anti-varianti. Quando si partirà col richiamo bis?
«Vedremo intanto quanto durerà il pass vaccinale. Secondo un report appena pubblicato su Lancet, dovrebbe durare almeno un anno».

È giusto permettere l'ingresso a concerti ed eventi solo ai vaccinati?
«Bisogna trovare un modo per convincere tutti a immunizzarsi. Il vaccino non è un atto individuale, ma di solidarietà. Ci si vaccina per proteggere la comunità. Quindi ben venga questo discorso, quando ci saranno dosi per tutti».

 

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