Nel tumore del polmone in stadio iniziale l'immunoterapia più chemioterapia, prima dell'intervento chirurgico (neoadiuvante), può aumentare il numero delle guarigioni. Un obiettivo molto importante in una malattia difficile da trattare. Lo dimostrano i dati aggiornati dello studio di fase 3 CheckMate-816, in cui l'associazione di nivolumab, molecola immunoncologica, e chemioterapia è stata somministrata a persone con tumore del polmone non a piccole cellule. Nei pazienti che, dopo il trattamento con chemio-immunoterapia, ottengono la risposta patologica completa, cioè non presentano più segni di malattia, la riduzione del rischio di recidiva supera l'80%.
Tumore al polmone, lo studio CheckMate -9LA
Non solo.
I risultati dello studio
I risultati dello studio CheckMate-816, che ha arruolato 358 pazienti, afferma Federico Cappuzzo, Direttore dell'Oncologia Medica 2 all'Istituto Nazionale Tumori 'Regina Elena' di Roma, «sono davvero significativi e possono condurre a una modifica delle linee guida del trattamento in fase precoce. Ad oggi, l'intervento chirurgico è considerato l'unico strumento per ottenere la guarigione definitiva. Una percentuale compresa tra il 30% e il 55% dei pazienti però sviluppa recidiva dopo la chirurgia. Se l'intervento chirurgico è preceduto da nivolumab più chemioterapia, è possibile ottenere una importante regressione tumorale e una potenziale guaribilità del paziente». Inoltre, spiega Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, «i dati dello studio CheckMate -9LA, su più di 700 pazienti, si riferiscono anche a due sottogruppi tradizionalmente a prognosi sfavorevole, caratterizzati da bassa espressione del biomarcatore PD-L1 e dall'istologia squamosa. Nel primo caso, la sopravvivenza globale a 36 mesi ha raggiunto il 25% rispetto al 15% con la sola chemioterapia, nel secondo il 24% rispetto all'11%».