Regioni gialle, Lopalco: «Chiudere tutto? Stavolta non serve, non c'è un'ondata come in Inghilterra»

Regioni gialle, Lopalco: «Chiudere tutto? Stavolta non serve, non c'è un'ondata come in Inghilterra»
Regioni gialle, Lopalco: «Chiudere tutto? Stavolta non serve, non c'è un'ondata come in Inghilterra»
di Graziella Melina
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Sabato 17 Luglio 2021, 06:09 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 00:25

«Il sistema a colori delle regioni va rivisto». Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene generale e applicata all'Università di Pisa e assessore alla Sanità pugliese, osserva il numero dei contagi, lo confronta con quello dei ricoverati e ribadisce senza mezzi termini: «Non possiamo applicare i parametri mentali che abbiamo imparato da questa pandemia in autunno e in primavera alla situazione attuale».

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I dati dei contagi in aumento non la preoccupano?
«Si tratta di numeri che ci aspettiamo nel momento in cui vengono meno tutte le misure di distanziamento sociale. Oltre a questo, comincia a diffondersi una variante più contagiosa. È inevitabile che il numero di contagi aumenti. La situazione deve essere monitorata continuamente. Fino a questo momento, le evidenze dimostrano che il virus sta circolando principalmente nella popolazione giovanile, che è quella ancora non vaccinata. Sappiamo anche che si verificano contagi in soggetti adulti non vaccinati o che non hanno ottenuto una protezione completa, e che quindi occasionalmente possono sviluppare una forma di malattia più grave, e generare ospedalizzazione. Però, siamo ancora in una situazione da circolazione endemica, senza un impatto evidente sul sistema sanitario».
E quindi non sarebbe corretto applicare il sistema dei colori?
«No. Quel sistema è stato pensato in un momento in cui all'aumento dei positivi inevitabilmente dopo poche settimane corrispondeva un aumento dei ricoveri e, ancora peggio, dei decessi. Questo paradigma oggi non è più vero. O meglio, non lo è più perché è diversa la situazione rispetto a quando abbiamo deciso quei parametri. Allora non c'era ancora una copertura vaccinale adeguata e quindi a un determinato tasso di positività sapevamo che sarebbe corrisposto a breve un aumento di ricoveri e di decessi. Oggi non è più così».
Ma se aumentano i positivi, salta anche la possibilità di fare il tracciamento.
«Non siamo ancora in quella situazione. I vaccini dimostrano comunque di arginare l'ondata pandemica.

E poi noi per esempio per l'influenza mica facciamo il tracciamento».

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E se arriviamo a 30mila contagi al giorno come in Gran Bretagna?

«È tutto da vedere. In Gran Bretagna questa situazione è partita molto prima che in Italia. I numeri si riferiscono ad una condizione epidemiologica diversa e a coperture vaccinali diverse. La variabile tempo non è secondaria».
Se aumentano i contagi, gli over 60 non ancora vaccinati rischiano.
«Qualunque adulto e a maggior ragione se non vaccinato se prende l'infezione può andare in ospedale e può finire anche peggio. Ma questo succede anche se prende un virus parinfluenzale».
Ma oltre due milioni di persone a rischio non sono poche.
«Sembrerebbe un numero alto, ma se poi lo spalmiamo sulla popolazione, stiamo parlando di meno del 10 per cento. Non escludo che ci possa essere un focolaio familiare, per esempio se un ragazzo ha fatto il festeggiamento per la partita, torna a casa e può contagiare papà e nonno che non si sono vaccinati. Ma saranno numeri sporadici. Non sono questi i casi che poi creano l'ondata pandemica. Quello che dobbiamo fare oggi è insistere nel recuperare quanto più possibile le persone adulte e anziane che non si sono ancora vaccinate. È una nostra priorità».
Intanto a Barcellona torna il coprifuoco.
«Ripeto, credo che la valutazione del rischio debba essere parametrata alla pressione sul servizio sanitario. Al primo segnale, ragioniamo anche noi di misure».
Quindi, l'incidenza del tampone positivo non è un parametro utile?
«Secondo me, già da ora possiamo decidere tutti insieme quali siano i parametri di allerta. Significa, per esempio, passare da incidenza di tamponi positivi al numero dei ricoveri. Se c'è un aumento significativo di ospedalizzazioni, allora si passa alla colorazione gialla, poi all'arancione, e infine alla rossa».
In Grecia niente feste in spiaggia. Neanche questa misura è utile?
«Bisogna ragionare in termini di efficacia delle misure. Se faccio un'ordinanza per vietare le feste sulle spiagge, poi aumenteranno quelle private a casa. Ma il risultato non cambierà. Ricordiamo che la vaccinazione ci sta permettendo spazi di libertà che fino a qualche mese fa erano impensabili. Quindi, calma e nervi saldi, continuiamo ad osservare la situazione e vediamo come si svilupperà».
 

 

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