Quarta dose in Italia sulla scia di Israele? Da noi il vantaggio dei 20 milioni di booster (ma c'è una road map)

Quarta dose in Italia sulla scia di Israele? Da noi il vantaggio dei 20 milioni di booster (ma c'è una road map)
Quarta dose in Italia sulla scia di Israele? Da noi il vantaggio dei 20 milioni di booster (ma c'è una road map)
di Francesco Malfetano
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Martedì 4 Gennaio 2022, 10:01 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 08:24

Israele ha già iniziato le somministrazioni. Francia e Germania si dicono pronte a farlo a breve. L'Ema e l'Fda non la escludono, almeno per gli immunocompromessi. E l'Italia? Per il momento aspetta, osserva e spinge la campagna per la terza dose. Con Omicron che continua la sua corsa impetuosa e fa salire ancora contagi e ospedalizzazioni, l'ipotesi della necessità di un'ulteriore inoculazione del vaccino anti-Covid sta cominciando a farsi strada in tutto il mondo. Sulla quarta dose però non è ancora stata definita una strategia comune, e oggi ogni autorità sanitaria va per conto suo.

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ISRAELE E GLI ALTRI​


A fare da apripista, come già avvenuto più volte in questi mesi, è Israele.

Proprio ieri nel Paese sono iniziate le somministrazioni con oltre 50mila cittadini prenotati e 14mila già inoculati nuovamente. Il richiamo aggiuntivo - che il premier Bennet ha consigliato per sconfiggere Omicron - al momento non è però disponibile per tutta la popolazione, ma solo per gli over60 che hanno ricevuto la terza dose oltre quattro mesi fa. Nulla di strano guardando ai dati a disposizione oggi: da un lato perché gli ultrasessantenni sono più esposti alla possibilità che il contagio li faccia incappare in forme particolarmente gravi della malattia, dall'altro perché dopo 120 giorni la protezione del vaccino inizia a calare. 

 


Evidenze su cui stanno lavorando anche gli esperti che supportano i governi francese e tedesco. Il ministro della Salute della Francia Olivier Véran ad esempio, proprio ieri ha spiegato che «La questione di una nuova dose di vaccino si porrà abbastanza presto per le persone fragili nel nostro paese, gli immunodepressi o i molto anziani». Un attendismo "proattivo" («ne stiamo discutendo con i nostri scienziati» ha aggiunto), a cui si era già iscritto prima di Natale e del definitivo boom dei contagi anche il collega tedesco Karl Lauterbach. «Servirà un'aggressiva campagna con le dosi booster» aveva spiegato, aggiungendo «una quarta dose probabilmente sarà necessaria». A dimostrarlo del resto, anche i primissimi pareri delle agenzie dei medicinali europea e americana. Se l'Ema, che al momento non ha aperto una valutazione ufficiale, ha fatto filtrare solo in maniera informale la probabile necessità di una quarta dose con vaccino aggiornato per sconfiggere Omicron almeno per gli immuno depressi, dal canto suo invece il super esperto della Casa Bianca Anthony Fauci  prende tempo, ma non la esclude affatto: «È concepibile che in futuro potremmo aver bisogno di un'iniezione aggiuntiva, ma in questo momento speriamo di ottenere un maggiore grado di durata della protezione da quella dose di richiamo». Tradotto: ora bisogna spingere sulla terza dose, per la quarta si valuterà tra non molto.

LA PENISOLA


Una posizione molto simile a quella dell'Italia che però ha dalla sua una campagna di richiamo molto più avanzata rispetto agli Stati Uniti. Sono infatti già 20 milioni le dosi booster somministrate. Tuttavia per il momento il discorso è assolutamente prematuro. Peraltro la quarta dose non è stata autorizzata dall'Agenzia italiana del farmaco che, al pari di Ema, fa anche sapere di non star ancora valutando l'approvazione. Il discorso però, in vista dei prossimi mesi, potrebbe iniziare ad essere affrontato già nelle prossime settimane (a prescindere dalla valutazione dell'ente europeo, Aifa potrebbe seguire anche un percorso autonomo). A guidare la decisione in ogni caso saranno i dati ricavati dalle esperienze degli altri Paesi, Israele in primis. Per il momento le informazioni sono poche, ma fanno già immaginare che la necessità di un nuovo richiamo è tutt'altro che remota. Tant'è che anche il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza e docente d'Igiene all'Università di Milano Walter Ricciardi, nei giorni scorsi proprio dalle pagine del Messaggero aveva sottolineato come «ci sarà bisogno di una quarta dose». Evidenziando però come al momento «si tratti di un discorso prematuro», perché in ogni caso «con i nuovi richiami non si partirà se non verso la fine del primo semestre», tra maggio e giugno in pratica. 

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