«Vediamo come stanno andando le cose nel concreto. Ieri mattina in Puglia sono stati ricoverati in terapia intensiva due coetanei anziani. Uno nato nel 1945 e l'altro nel 1947. Il primo è immunizzato con due dosi, ha sintomi lievi e il ricovero è precauzionale, l'altro non è vaccinato ed è gravissimo. Un episodio minore ma che la dice lunga: chi si vaccina è più protetto. Se riusciremo a raggiungere percentuali alte di vaccinati, nell'ordine dell'80% della popolazione, non saremo più costretti a chiudere perché la pandemia tornerà alle dimensioni di una epidemia stagionale, come l'influenza.
Green pass per gli alunni: sì dei virologi, ma i presidi aspettano governo e Cts
Che è pericolosa, e anche mortale in alcuni casi, ma non manda in tilt i sistemi sanitari». Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, la mette così per fotografare la situazione sul fronte del virus dopo l'invasione della variante Delta e la ripresa dei contagi.
Professore la domanda che tutti si fanno è: a settembre dovremo richiudere di fronte a 20 o 30 mila contagi al giorno?
«Nei prossimi 40 giorni dovremo monitorare i dati con estrema attenzione per verificare quante ospedalizzazioni saranno determinate dai nuovi contagi. Insomma dovremo misurare sul terreno se e quanto funzionerà davvero la protezione del vaccino che iniziamo a toccare con mano».
Da dove nasce il suo ottimismo?
«Il caso dei due coetanei di cui parlavo secondo me si moltiplicherà. E molti dati ci fanno ben sperare».
Quali?
Come accelerare le vaccinazioni dei giovani? Con l'obbligatorietà?
«Intanto in Puglia da giugno abbiamo vaccinato alla spicciolata fra il 25 e il 30% dei ragazzi fra 12 e 18 anni. E' un dato doppio della media nazionale. Dal 23 agosto avvieremo un'operazione sistematica: tutte le scuole invieranno agli hub tutti gli studenti, classe per classe. In questo modo pensiamo di poter riaprire le scuole in presenza dal 20 settembre senza più chiuderle. E faremo crescere la protezione verso i meno giovani».
E l'obbligo?
«Non credo sia utile. I no vax pugliesi sono meno dell'1% della popolazione, la Regione li ha misurati in occasione del lancio del vaccino anti-morbillo. Nonostante gli errori ripetuti sul caso AstraZeneca la gran parte degli italiani vede nel vaccino una leva di liberazione».
E le polemiche sul green-pass?
«Polemiche? In Puglia già da un mese le persone immunizzate possono andare a trovare i loro parenti ricoverati anche in area critica negli ospedali».
Professore, lei sta dipingendo uno scenario a tinte rosee ma cos'é che non ha funzionato?
«Mi sento di essere assolutorio perché con i mezzi che avevamo, in particolare al Sud dove medici e infermieri sono meno della media nazionale, non vedo cosa avremmo potuto fare di più. Poi certo ci sono state moltissime disfunzioni».
Domanda al medico e non al politico: le piace lo spettacolo di 21 sanità regionali?
«Mi permetto una risposta articolata, non elusiva. Il vero problema è dato dalla debolezza del ministero della Sanità che negli anni scorsi è stato svuotato. Di qui enormi difficoltà a coordinare e indirizzare le Regioni ma anche a proteggerle nelle situazioni più delicate con l'indispensabile ruolo di guida».
E i medici? Davvero hanno fatto tutto quello che dovevano e potevano?
«Sulla medicina del territorio serve una rivoluzione. La migliore risposta arriverà quando diventeranno una realtà i piccoli ospedali di comunità, diffusi sul territorio. Forse servirà una nuova figura di medico disposto a fare turni e ad assicurare un servizio continuo. Sarà uno dei capitoli più interessanti del sistema sanitario del futuro. Ora però chi non si è vaccinato corra a prenotarsi».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout