​Omicron, i positivi invisibili: chi sono e perché nessun Paese è riuscito a fermarli

I risultati preliminari di due studi clinici sudafricani suggeriscono che la variante Omicron sia in possesso di un tasso molto più elevato di «trasporto asintomatico» rispetto alle varianti precedenti

Omicron, i positivi invisibili: chi sono e perché nessun Paese è riuscito a fermarli
​Omicron, i positivi invisibili: chi sono e perché nessun Paese è riuscito a fermarli
di Simone Pierini
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Gennaio 2022, 11:23 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 07:11

Omicron e l'esercito dei positivi invisibili. L'Olanda ha tentato con un lockdown preventivo messo in atto dal 18 dicembre. La Gran Bretagna si è limitata a introdurre nuovamente l'obbligo di mascherine nei luoghi al chiuso e ha ampliato l'utilizzo dello smart working. Quasi tutti i Paesi europei hanno inasprito le regole di ingresso per chi viene dall'estero, tra tamponi e green pass. Austria e Germania hanno puntato sul lockdown per i no vax. Il risultato però è stato, se non proprio lo stesso, molto simile: la variante Omicron si è diffusa a una velocità imprevedibile e nel giro di poche settimane ha raggiunto quasi tutto il mondo, fino all'Antartide. Come è stato possibile? Si poteva fermare in qualche modo? Ad oggi nessuno ha fornito una risposta concreta, ad eccezione forse della Cina le cui immagini di questi giorni, con persone rinchiuse e lockdown totali anche in seguito a pochi casi, non sono compatibili con la realtà di un mondo democratico. E anche lì Omicron non sembra trovare un grande freno. 

Omicron, trasmissione e incubazione

La forza della nuova variante sequenziata per la prima volta in Sudafrica a novembre è senza dubbio nella sua capacità di trasmissione, rapidissima. Bastano pochi secondi a contatto con una persona positiva per essere contagiati. E i tempi di incubazione, stimati in appena 2-3 giorni (Delta era di circa 4-5 giorni), ne hanno amplificato la velocità. Nemmeno il tempo di rendersi conto di essere positivi che si è già capaci di infettare qualcuno. Infine, oltre a riuscire a "bucare" l'immunità dell'infezione del vaccino, grazie alle caratteristiche della malattia: più lieve soprattutto dopo essersi scontrata con la barriera fornita proprio dal vaccino.

Sono infatti tantissimi gli asintomatici che ogni giorno prendono un autobus, una metropolitana, vanno in ufficio o a cena con gli amici. Poi ritornano a casa, cenano in famiglia. E così via, il contagio corre indisturbato.

In base all'ultimo aggiornamento del ministero della Salute le persone attualmente positive in Italia sono 2.134.139. Un dato che è destinato a crescere di ora in ora. Di questi 2.115.395 sono in isolamento domiciliare: alcuni con sintomi lievi (febbre, raffreddore, mal di testa), moltissimi senza alcun sintomo. E chissà quanti altri inconsapevoli potrebbero risultare positivi a un tampone molecolare, più sensibile rispetto a un test rapido, senza avere il minimo sentore di esser stato contagiato. Sono essenzialmente loro i nostri positivi invisibili. A tracciare un identikit è uno studio di Artemisia Lab che con il suo team scientifico e la rete di centri sul territorio ha approfondito questo e altri aspetti. Emerge che la maggior parte delle persone risultate positive al virus, il 67%, è asintomatica, con una età media inferiore 50 anni. Solo il 2% risulta avere sintomi severi e il 35% ha manifestato sintomi di lieve entità quali febbre, spossatezza, mal gola e raffreddore.

 

Fauci: alla fine troverà tutti

«Omicron, con il suo grado di trasmissibilità senza precedenti, alla fine troverà tutti. I vaccinati e coloro con la terza dose saranno esposti» alla variante e molti di loro «saranno probabilmente infettati ma, molto probabilmente, non finiranno in ospedale e non moriranno». Ha affermato Anthony Fauci, il superesperto americano in malattie infettive e consigliere di Joe Biden per il Covid, sottolineando che i non vaccinati pagheranno invece un prezzo maggiore. Fauci quindi spiega come gli Stati Uniti (e di conseguenza tutto il mondo, ndr) potrebbero essere sulla soglia di un periodo di transizione dopo il quale potrebbe diventare possibile vivere con il Covid. 

Omicron, gli asintomatici invisibili

I risultati preliminari di due studi clinici sudafricani suggeriscono che la variante Omicron sia in possesso di un tasso molto più elevato di «trasporto asintomatico» rispetto alle varianti precedenti, il che potrebbe spiegare perché si è diffuso così rapidamente in tutto il mondo. Gli studi - uno dei quali è stato condotto il mese scorso quando le infezioni da Omicron stavano aumentando, e un altro che ha ricampionato i partecipanti più o meno nello stesso periodo - hanno rilevato un numero molto maggiore di persone risultate positive al coronavirus ma che non mostravano sintomi rispetto a quanto visto con le precedenti varianti. 

Nello studio che ha valutato l'efficacia del vaccino Moderna tra persone che convivono con l'HIV, il 31% dei 230 partecipanti sottoposti a screening è risultato positivo, con tutti i 56 campioni disponibili per l'analisi di sequenziamento verificati essere Omicron. «Questo è in netto contrasto con il tasso di positività pre-Omicron, che variava da meno dell'1% al 2,4%», hanno affermato i ricercatori in una nota. In un sottogruppo dello studio che ha valutato l'efficacia del vaccino di Johnson & Johnson, il tasso medio di trasporto asintomatico è salito al 16% durante il periodo Omicron dal 2,6% stimato durante i focolai Beta e Delta. «Lo studio ha incluso 577 soggetti precedentemente vaccinati con risultati che suggeriscono un alto tasso di trasporto asintomatico», hanno detto i ricercatori.

Gli autori dello studio hanno aggiunto che «il tasso di trasporto asintomatico più elevato è probabilmente un fattore importante nella diffusione rapida della variante, anche tra le popolazioni con tassi di infezione precedente elevati». Il Sudafrica ha registrato un'impennata delle infezioni da COVID-19 dalla fine di novembre, più o meno nel periodo in cui i suoi scienziati hanno allertato il mondo su Omicron. Ma da allora i nuovi casi sono diminuiti e le prime indicazioni che arrivano è che l'ondata sia stata contrassegnata come malattie meno grave rispetto a quelle precedenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA