Neonato soffocato a Roma, come è successo? Il medico: «Il rooming in non è obbligatorio»

“Una carenza ormai strutturale di medici e infermieri porta certe conseguenze che poi purtroppo si scaricano sull’ultimo anello della filiera"

Neonato soffocato a Roma, come è successo? «Il rooming in non è obbligatorio»
Neonato soffocato a Roma, come è successo? «Il rooming in non è obbligatorio»
di Graziella Melina
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Lunedì 23 Gennaio 2023, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 10:13

Il rooming in, ossia la possibilità che dopo il parto il neonato stia nella stessa stanza della mamma, è fondamentale per il legame tra madre e figlio, ma come spiega Antonio Lanzone, direttore dell’area ostetrica del Policlinico Gemelli di Roma “non è obbligatorio e deve essere fatto in condizioni di sicurezza”. 

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Innanzitutto, perché è importante che il neonato stia accanto alla mamma?  

“Il rooming in è una condizione clinica che è stata classificata come best practice nel rapporto madre bambino.

Fa parte di tutta una problematica e una sensibilità che debbono essere acquisite per rendere questo rapporto il più veloce e sano possibile. Crea in sostanza delle condizioni funzionali e psicologiche di connessione tra i due, che sono assolutamente essenziali nel rapporto non solo fisico ma psichico futuro. Anche il bonding, cioè far attaccare subito al seno della madre il bambino appena nato con il cordone ombelicale non reciso è fondamentale. Il contatto ‘pelle a pelle’ è assolutamente essenziale per lo sviluppo ottimale della relazione madre bambino”. 

Ma in quali condizioni va fatto? 

“Il rooming in prevede che ci sia un accompagnatore. Noi al Policlinico Gemelli per esempio lo abbiamo realizzato ristrutturando camere singole, per cui l’accompagnatore può dormire con la gestante. Quindi può essere fatto tutta la notte, oppure soltanto di giorno. In ogni caso, laddove questa modalità non fosse possibile, ossia nel momento in cui l’accompagnatore non c’è, il neonato viene portato al nido. Un'altra regola basica dei protocolli internazionali sulla sicurezza del neonato prevede che, finito l’allattamento, il neonato deve essere depositato in culla”.  

Il rooming in è obbligatorio? 

“Assolutamente no. Come tutte le pratiche mediche non esiste una azione coatta, ma è necessario un consenso informato. Se la mamma accetta il beneficio del rooming in, vuol dire che accetta certe condizioni previste da questa pratica. Se invece non accetta, il neonato va al nido. In generale, gli altri ospedali che non hanno la stanza singola fanno solo il rooming in diurno”.  

E se la mamma cambia idea? 

“Se la mamma lo porta al nido e la notte però vuole allattarlo, noi abbiamo un sistema per cui le infermiere del nido la accompagnano dal neonato. Ripeto, non esiste il rooming in obbligatorio”. 

Per carenza di personale, di fatto però a volte al rooming in non c’è alternativa. Quali sono in questo caso i rischi? 

“I rischi sono sottolineati dalle commissioni internazionali e dai protocolli sulla sicurezza del neonato. in realtà il rooming in senza accompagnatore non è previsto. Non dimentichiamo pure i rischi di una madre che allatta: la poppata è lunga, lei si addormenta, il bambino può scivolare dal letto. Certe volte può accadere l’imponderabile. Sono rischi rarissimi, ma sono possibili”. 

La mancanza di personale complica la situazione, però.  

“Una carenza ormai strutturale di medici e infermieri porta certe conseguenze che poi purtroppo si scaricano sull’ultimo anello della filiera, che è quasi incolpevole. Bisogna avere la capacità di gestire le richieste sacrosante della madre, ma è ovvio che questo richiede un adattamento e una flessibilità che sono possibili solo se si ha a disposizione un personale congruo, purtroppo”. 

Le criticità ci sono anche in sala parto? 

“Certo, nei punti nascita che abbiamo nel Lazio c’è carenza di personale. I turni si sovrappongono. Di fatto, la sala parto è un lavoro che ha implicazioni di pesantezza fisica, anche medico legale, rilevante. Non è un caso che oggi la vocazione dei ginecologi a lavorare in sala parto non sia più così forte”.  

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