Neonato morto soffocato nel letto in ospedale, arrivano nuove regole sull’allattamento in stanza

Schillaci prepara un intervento dopo il dramma all’ospedale Pertini di Roma. Il ministero studia un protocollo unico nazionale per la gestione del “rooming in”

Neonato morto soffocato nel letto in ospedale, arrivano nuove regole sull allattamento in stanza
Neonato morto soffocato nel letto in ospedale, arrivano nuove regole sull’allattamento in stanza
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 27 Gennaio 2023, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 09:29

Nuove regole per il rooming in, la possibilità concessa alle neomamme di tenere il neonato nella propria stanza. Il Ministero della Salute è al lavoro per aumentare le procedure di sicurezza collegate al parto garantendo maggiore assistenza.

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TRAGEDIA
Tutto parte dal drammatico caso dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, nel reparto di ginecologia, un neonato è morto dopo che la madre, che lo stava allattando, si è addormentata distrutta dalla stanchezza. La Procura di Roma ora ha aperto un fascicolo, mentre il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha chiesto una relazione alla Regione Lazio. La donna, 30enne, in alcune interviste ha spiegato: per due notti, quella dopo aver partorito e quella successiva, sono riuscita, a fatica, a tenere il bambino vicino a me; ero molto stanca, ho chiesto aiuto alle infermiere, domandando loro se potevano prenderlo per un po’, mi è sempre stato risposto che non era possibile portarlo nella nursery. Sui social molte madri, anche di altre regioni, hanno denunciato le difficoltà affrontate dopo il parto, «le neomamme non devono essere lasciate sole».

Le ostetriche hanno ricordato che c’è una carenza di personale, mentre dall’Asl Roma 2 hanno detto che in ginecologia, al Pertini, il personale era sufficiente e che le partorienti vengono informate «dei rischi connessi alla gestione del bambino». E viene fatto sottoscrivere un modulo, anche legato alla pratica del rooming in.


Questo lo scenario generale. Ieri è intervenuto direttamente il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha detto: «Sto seguendo con la massima attenzione il caso del neonato deceduto all’ospedale Pertini e della sua mamma, alla quale esprimo tutta la mia vicinanza in un momento tanto difficile e doloroso. Ho immediatamente chiesto una relazione dettagliata alla Regione Lazio per chiarire la dinamica della triste vicenda e verificare il rispetto dei protocolli e delle procedure previste». Una volta ricevuto il report, il ministro valuterà se inviare gli ispettori. Ha aggiunto il ministro Schillaci: «Quanto accaduto all’ospedale Pertini di Roma ha fatto emergere problematiche che hanno riguardato, e possono riguardare, molte altre donne, e intendo affrontarle mettendo in atto tutte le misure necessarie a garantire piena sicurezza delle partorienti e dei bambini. Così come sono impegnato a promuovere ogni intervento utile ad assicurare adeguate condizioni di lavoro alle ostetriche e al personale sanitario addetto ai reparti di ostetricia e ginecologia». E il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, ha assicurato sostegno a Schillaci: «Aiutare la natalità significa anche non lasciare le donne sole. Per il governo questa è una priorità, faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per costruire una rete di sostegno alle partorienti e ai bambini».


In sintesi: l’intervento di Schillaci, per rivedere le regole e garantire maggiore sicurezza alle partorienti e ai neonati, non sarà immediato, non è atteso per i prossimi giorni, non c’è un piano già scritto. Prima è necessario un approfondimento e dunque è possibile che le nuove regole arrivino nelle prossime settimane, se non nei prossimi mesi. Non si andrà all’eliminazione del modello del “rooming in”, promosso, tra l’altro, anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, per garantire sin dalle prime ore un contatto tra madre e neonato. Andrà però regolamentato, rafforzando la vigilanza e l’assistenza. C’è un problema di risorse umane, di personale, che riguarda tutta la sanità, ma colpisce pesantemente i reparti di ginecologia. Silvia Vaccari, presidente della Fnopo, la Federazione nazionale Ordini professione di ostetricia, nei giorni scorsi ha spiegato: «In Italia le ostetriche iscritte all’Albo sono 20.885, di queste molte non svolgono la professione, altre sono inattive, in pensione, oppure hanno un impiego all’estero. Nei reparti non arriviamo a tali cifre, per questo da tempo chiediamo più ostetriche, almeno altre 20mila unità su tutto il territorio. Siamo poche, in numero insufficiente per garantire una presa in carico di qualità della donna. Si parla tanto di Pnrr, ma in alcune zone d’Italia le ostetriche non ci sono, per scelte strategiche della politica, quindi sono sostituite da infermieri o assistenti sanitari, sebbene ciò non accada mai all’interno della sala parto».


DIFFERENZE
C’è un altro nodo che Schillaci dovrà sciogliere: il ricorso al rooming in, ma anche l’organizzazione dell’assistenza alle mamme e ai neonati, non solo differisce da regione a regione, ma spesso da ospedale a ospedale. Si valuterà se non sia il caso di rendere più omogenee le regole. Il caso del Pertini ha avuto un epilogo drammatico e doloroso, ma le testimonianze sui social hanno convinto il ministro che non ci troviamo di fronte a un caso isolato. «Sarebbe potuto succedere anche a me, ho avuto solo fortuna» hanno scritto negli ultimi giorni numerose mamme. Una donna su Twitter: «È successo anche a me e nonostante fossi in una valle di lacrime per la stanchezza, non mi hanno aiutata, ho messo la bambina in mezzo al mio letto e con cesareo fresco mi sono rannicchiata ai piedi senza mai chiudere occhio». E c’è stato chi ha raccontato: «Il rooming in nell’immediato post partum è quanto di peggio ci possa essere per chi non ha un parto facile e ha bisogno di riprendersi».

 

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